Arriva notizia che in Francia il Governo ha annunciato una legge per vietare ai medici di rilasciare “certificati di verginità”, vietare cioè una pratica che dire oscurantista è dire poco. Ad avviso di chi scrive, la proposta di legge è semplicemente stupida, in quanto la sconcertante certificazione può essere tranquillamente mimetizzata nel referto di una visita ginecologica. Il punto che giudico interessante, però,  è un altro. La faccenda è tutt’altro che indegna di interesse, eppure l’attenzione dedicatale in Italia dalla grande stampa e dai principali TG è vicina a zero. Mi aspettavo che i “social” si buttassero sulla faccenda, col suo aspetto pruriginoso, ma non mi pare che sia successo. Un’eccezione è La Stampa  che il 17 settembre ha dedicato all’argomento un ampio articolo nello spazio nobile del giornale. Scrivere quel pezzo senza che vi compaia la parola Islam è da considerare un prodigio di acrobazia del tipo delle frasi scritte usando una sola vocale (“al fantasma andava larga la palandrana”) che piacevano a Umberto Eco: ebbene. il prodigio è riuscito all’autore (autrice, nella fattispecie). Il lettore poco informato sulle cose francesi si chiederà che cosa è successo nel paese di Voltaire e del Marchese de Sade, se ospita gente che concepisce simili certificazioni. Qualcuno dovrà spiegare le cose del mondo all’innocente, che starà chiedendosi se i Francesi siano forse impazziti.

Sto prendendo la cosa in ridere, come si vede, ma in realtà non mi fa ridere per niente: c’è in Italia qualcuno che sta “prendendo le misure” di quella che vede come una prossima realtà?