“Eh già

Sembrava la fine del mondo

Ma sono ancora qua

Ci vuole abilità”

così inizia la canzone di Vasco Rossi nella quale il cantante riflette sulla sua vita[1].

Anche noi potremmo iniziare con un “Eh già” per riflettere sul post-COVID.

Il COVID ci ha portato sfide con luci ed ombre. Vogliamo parlarne e pensarci?

La Resilienza è la soluzione?

Eh già. C’è la resilienza nella vita delle persone: siamo come delle molle che possono essere compresse nei periodi di vita difficile e che restituiscono l’energia accumulata durante la compressione, in tempi brevissimi, quando siano libere di tornare alla situazione di partenza.

La Resilienza è un’ombra o una luce? Secondo me è una risorsa con …luci ed ombre! Chiediamoci quale sia l’effetto che i telegiornali producono in noi quando ascoltiamo le invettive contro gli assembramenti dove le persone NON indossano le mascherine! In questo caso il ritorno al prima ci appare come un’ombra, anzi come una minaccia. Se invece riusciamo a vederci la ripresa del lavoro e le mille soluzioni creative da parte delle startup, allora vediamo “luce”.

La Resilienza è dunque una risorsa che le persone mettono in atto per la sopravvivenza, per la continuità della vita. Essa è stata definita in modi diversi; è talmente importante che sarà utile soffermarci sui significati che i vocabolari le assegnano. Ne ho scelti tre:

  • “la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà” (Treccani),
  • “la capacità di recuperare rapidamente da una situazione di difficoltà”(Oxford)
  • “saltare indietro” (dal latino re-salire)

Nelle tre interpretazioni c’è un significato comune: la capacità di “rialzarsi”, di tornare alla situazione precedente. Ma è la “stessa” situazione di partenza o è qualcosa di diverso? Questo è il punto cruciale.

E’ stata una domanda a spingermi a scrivere questo articolo: l’esperienza del COVID ci ha “rivelato” qualcosa che non sapevamo e ci ha “insegnato” qualcosa? Detto in altre parole: vogliamo e possiamo tornare alla situazione di “prima”, la stessa in tutto e per tutto, o ri-definiamo una nuova situazione di partenza?

Tornare come prima

Gli articoli che parlano di questo “”caos” mondiale, nato nel 2020, citano spesso queste parole: “next to normal”, cioè “vicino alla normalità”. Quale senso attribuiamo a queste due parole? Appare subito un messaggio forte col termine “vicino”: è come se non potessimo tornare alla situazione precedente, è come se si fosse interrotto qualcosa e che non si potesse “ripristinare” lo stato precedente. Oggi siamo abituati a farlo: quando la nostra automobile si rompe o viene incidentata, la si porta dal meccanico o dal carrozziere e quando la ritiriamo è “come nuova”, sicuramente come prima o un po’ meglio!

Poi c’è la parola “normale” come se volessimo tornare alla normalità, alle consuetudini del “prima” ma che non fossimo in grado di farlo; ecco perchè usiamo il termine “vicino”.

Eppure la resilienza, a cui siamo abituati da tante generazioni, ci aveva dato la sicurezza che potessimo farlo, che potessimo ripristinare la situazione di “prima”.

Il mio punto di vista è che non possiamo tornare al “prima”, archiviando il 2020 come un incidente di percorso. Vorrei portare qualche prova a questa tesi e lo farò nel prosieguo di questo scritto.

Il fattore “B” si è rivelato

Con il corona virus il fattore “B” è diventato manifesto a tutti…o quasi (alcuni capi di Stato e di Governo non ne sono ancora convinti, USA e Brasile in testa).

“B” sta per biologico. Nel nostro passato ci sono stati eventi letali che hanno ridotto la popolazione con percentuali a due cifre: ricorderò la peste nera[2] (dal 1346 al 1353, nel continente europeo ridusse la popolazione di un terzo)  e la “spagnola”[3] (dal 1918-1920, con 500 milioni di infetti e 50 milioni di morti, soprattutto giovani adulti). La medicina corrente in quei periodi non fu in grado di contrastare o curare le malattie perchè le conoscenze erano o nulle o largamente inadeguate. Le conoscenze biologiche sono aumentate esponenzialmente negli ultimi duecento anni e oggi siamo in grado di “editare” la molecola della replica della vita per eccellenza, il DNA. Cionostante il corona virus, il cui RNA è stato sequenziato in pochi giorni da molti laboratori, pur rivelando una robustezza “minore”, è riuscito, grazie alla facile diffusione, a bloccare per molti mesi l’economia mondiale, lasciando alle filiere logistiche e medicali il compito di dare continuità all’esigenza vitale dell’alimentazione e dell’assistenza sanitaria.

Il fattore B che navigava un po’ sott’acqua ed era ben noto agli specialisti, come i virologi, i biologi molecolari, i genetisti, i medici, è stato ben riconosciuto dall’intera popolazione mondiale, tanto che è stato dichiarato, il giorno 11 marzo 2020, da parte di OMS-Organizzazione mondiale della Sanità, lo stato di “pandemia” mondiale[4]. Oggi il fattore B è nella mente di tutti come un fattore di rischio.

Altre rivelazioni

Proviamo a fare l’elenco degli effetti prodotti dal Covid-19 che abbiamo potuto vivere sulla nostra pelle, durante il periodo di chiusura della maggior parte delle attività umane (lockdown), tra marzo e giugno per l’Europa e tuttora in corso per le Americhe, l’Asia (Cina esclusa), Australia, Medio-Oriente:

  1. si può lavorare da casa utilizzando le tecnologie digitali,
  2. si può acquistare e farsi consegnare a domicilio qualsiasi prodotto alimentare e non , usando l’e-commerce;
  3. si possono innovare prodotti e servizi più facilmente e più velocemente perchè l’utenza cerca soluzioni e si mostra più aperta;
  4. si può dare fiducia alla filiera logistica alimentare, perchè è stata efficiente, veloce e soprattutto sempre presente, senza mostrare cadute di servizio o rotture di stock, insomma abbiamo mangiato come al solito;
  5. si può dare fiducia alla “sicurezza” adottata dalle imprese operative, durante il lockdown, a tutela dei propri dipendenti; le imprese hanno applicato subito le norme che la “scienza” e i governi hanno contribuito a formulare;
  6. si è capito, dalla riduzione evidente e palpabile dell’inquinamento ambientale durante il lockdown,  che le attività umane generano l’inquinamento stesso: minor traffico per la mobilità e minori consumi in generale hanno determinato il miglioramento dei parametri ambientali.

Mi fermo nell’elenco; esso è già abbastanza significativo e fattuale!

I lettori potranno aggiungere altri effetti-rivelazioni.

Possibili apprendimenti per la “trasformazione” sociale

Molte di queste “rivelazioni” sono state sperimentate e misurate in alcuni domini rilevanti: domini ambientali, sociali ed economici. Le nuove esperienze hanno creato:

  • una nuova consapevolezza in una parte della popolazione (ma non sappiamo quanto grande sia questa “parte”!)
  • la fiducia che “si può dare e ricevere”,
  • la creazione di “attenzione” individuale su nuovi comportamenti sociali.

E’ nato, durante la patologia COVID-19, un grande effetto sociale, che non poteva rendersi evidente senza una crisi di sistema, come quella che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo.

Voglio esplorare queste novità che possono trasformarsi in nuovi comportamenti individuali, aziendali, di comunità:

  1. il lavoro da remoto, in digitale, è possibile e funziona bene, con una ottima risposta da parte dei lavoratori e dei consumatori finali;  
  • i dispositivi di protezione individuale (DPI), come le mascherine, ci fanno capire che viviamo immersi in un ambiente biologico, che talvolta ci si deve proteggere e che siamo in grado di tutelare la nostra salute;
  • la globalizzazione ha delegato gran parte della manifattura all’Asia e alla Cina in particolare, ed ha ecceduto nella terziarizzazione mostrando diverse debolezze rilevanti soprattutto quando alcuni rischi diventano palesi (ad esempio quelli legati alla salute); sono diventate evidenti le carenze e assenze di produzione locale dei prodotti per la protezione individuale (mascherine, camici, dispositivi elettronici per la terapia intensiva) e la interruzione di attività manifatturiere per carenza di forniture, rese impossibili dalle chiusure delle frontiere e dal “lockdown” che bloccava in casa i lavoratori;
  • il paradigma della “natura controllata dagli umani” si è rivelato fragile e spesso inconsistente; le conoscenze degli umani si sono rivelate, almeno per il fattore B, piuttosto inadeguate per trovare e attuare soluzioni per risolvere i problemi. Le conoscenze sulla replica della vita sono oggi enormi nei laboratori di tutto il mondo ma le conoscenze sulla natura,  nelle sue manifestazioni biologiche, sono ancora modeste. La natura ha impiegato alcuni miliardi di anni per svilupparsi e per generare la biodiversità ed è ancora più complessa la relazione tra gli umani e la natura: siamo oggi impreparati a dare risposte pratiche (come medicine, protocolli di cura, impianti di cura) all’eco-sistema “umani-natura”.

Conclusioni

Siamo ancora in “convivenza” col virus in tutto il mondo, anche se alcune regioni, come l’Europa, hanno deciso di tornare al “next normal”, cioè di riprendere, con norme di precauzione, le attività lavorative e parzialmente quelle ricreative. In Italia la Resilienza è “padrona” del campo nel senso che le persone dimostrano una grandissima volontà di ripristinare modalità di relazione e di “contatto” come avveniva prima del corona virus. Le aziende di grande dimensione, produttive e distributive, applicano le nuove norme di distanziamento sociale, mascherine e sanificazione e sono, di fatto i migliori esecutori delle nuove norme sociali. Le limitazioni sui movimenti da e con l’estero stanno penalizzando tutte le attività legate al turismo, con effetti economici che possono anche ridurre i ricavi dal 50% al 90%.

Il fenomeno più rilevante sta avvenendo nell’organizzazione del lavoro che sta migrando verso l’on line, grazie agli strumenti di video-conferenza e il software che facilita il lavoro digitale.

Stiamo vivendo un periodo con un tasso di trasformazione potenziale elevatissimo, il cui esito è impossibile da prevedere.

Allora che fare? Ci sono alcuni strumenti che possiamo applicare ed uno su tutti dà forma alla nostra strategia e lo riassumo con questa affermazione: “il futuro non si prevede, si costruisce”. Ciò significa che oggi è determinante la nostra intenzione, cioè la direzione delle nostre azioni, e la nostra volontà nella esecuzione dei nostri progetti.

E’ altrettanto chiaro che dovrebbe migliorare, tanto, la nostra “mappatura” degli scenari, che è soprattutto ascolto e comprensione degli scenari, perchè gli attori dell’eco sistema sono in “movimento”! e quando tutto si muove conta molto l’attenzione che riusciamo ad attivare per….capire.

E per capire servirebbe una mappatura sistemica dell’eco-sistema. Insomma dobbiamo migliorare noi stessi e le nostre prestazioni. Buon lavoro a tutti!


[1]Canzone-significati: https://www.unamusicapuodire.it/significato-canzone-sono-innocente-ma-vasco-rossi/

[2] peste nera: https://it.wikipedia.org/wiki/Peste_nera

[3] spagnola: https://it.wikipedia.org/wiki/Influenza_spagnola

[4] pandemia: http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4209