Anche quest’anno l’otto marzo è funestato da dati drammatici sulla violenza di genere, tali anche in forza della pandemia in atto, che ha aggravato una situazione da tempo preoccupante. Ogni giorno, infatti, giornali e media riportano notizie di “femminicidi”, di atti di violenza e di molestie nei confronti di donne, soprattutto in ambito familiare, ma non solo. La pandemia ha accentuato in modo evidente la drammaticità di questi dati, e anche per questo motivo ritento che l’Avvocatura e le istituzioni debbano concentrare la propria attenzione e i propri sforzi, in modo particolare, sulla prevenzione, intesa come educazione al rispetto del genere femminile; e tale attività non può che iniziare proprio dalle scuole, dal dialogo con le nuove generazioni, al fine di far comprendere ai ragazzi l’importanza del rispetto di genere e alle ragazze la consapevolezza dei propri diritti. La storia ci insegna come la donna, per molti secoli, non sia stata nemmeno un soggetto di diritto, in quanto dipendente dalla figura maschile di riferimento in famiglia e sia stata considerata esclusivamente, in ambito familiare, come moglie e madre. Niente di più. La storia ci insegna, inoltre, come le donne abbiano sempre pagato il prezzo più alto durante le guerre e i periodi storici peggiori, in termini di lesione della propria dignità e dei loro diritti: la tragedia delle Foibe, con le violenze indicibili subite , tra l’altro, da Norma Cossetto, quella della Shoah, che Bruna Bertolo ha magistralmente raccontato nel libro “Donne nella Shoah”, l’assurda persecuzione delle streghe, le vedove di guerra, l’attuale situazione dell’Afghanistan e di altri Paesi, in cui le donne sono private di ogni diritto, chiuse in casa e senza possibilità di studiare.. Per non parlare del delitto d’onore, abrogato solamente negli anni ottanta del secolo scorso, e protagonista del romanzo “Oliva Denaro” di Viola Ardone. Per venire all’oggi, sotto il profilo legislativo, l’Italia, quale membro delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea, in ossequio alle raccomandazioni ONU in materia di violenza di genere ed alle Convenzioni internazionali, è stato uno dei primi Paesi europei a sottoscrivere e ratificare, con la legge 27 giugno 2013 n. 77, la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota come “Convenzione di Istanbul”, adottata dal Consiglio d’Europa il giorno 11 maggio 2011 ed entrata in vigore il 1° agosto 2014, a seguito del raggiungimento del prescritto numero di dieci ratifiche. Il nostro Paese si è adeguato a quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul con la legge 19 luglio 2019 n. 69, nota come “Codice Rosso”, che, conformemente a quanto previsto dalla Convenzione medesima, ha introdotto nuove fattispecie di reati, quali la “Diffusione illecita di immagini video sessualmente espliciti” (c.d. “Revenge porn”), la “Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”, la “Costrizione o induzione al matrimonio, la “Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare” e del “Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa”. Inoltre, sono state aggravate le pene previste per reati già esistenti nel codice penale, quali quello di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori, violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo, atti sessuali con minorenne e, quale forma di tutela preventiva della vittima, la misura del divieto di avvicinamento alla vittima ed ai luoghi dalla medesima frequentati, la quale concorre con l’omologa misura preventiva prevista dal codice civile. La Ministra Cartabia, inoltre, con la riforma recentemente approvata, ha potenziato le misure preventive a tutela delle donne vittime di violenza, prevedendo la possibilità di utilizzo di strumenti di controllo del soggetto violento, quali il braccialetto elettronico e significative sanzioni penali in caso di violazione del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima, al fine di tutelare l’integrità fisica della medesima. Prima che succeda l’irreparabile, come spesso avviene, purtroppo. Seppur siano evidenti i progressi legislativi in relazione alla tutela delle vittime di violenza con il c.d. “Codice Rosso”, si deve, purtroppo, evidenziare che il cammino verso l’effettivo contrasto alla violenza di genere sia ancora lontano, soprattutto sotto il profilo delle misure di prevenzione del fenomeno, che sconta, ancora oggi, la persistenza di forti stereotipi di genere e sociali. La colpevolizzazione della vittima costituisce parte rilevante del problema della violenza di genere, fenomeno che va contrastato non solo con adeguati strumenti giuridici, ma anche, e soprattutto, a livello sociale, con l’educazione delle nuove generazioni al rispetto dei diritti ed alla consapevolezza che la tutela della dignità della persona è un compito ed un obiettivo che riguarda tutti noi. Infatti, spesso, le vittime di violenza non denunciano per paura di essere giudicate, per timore di subire ulteriore violenza psicologica ed economica, in un Paese dove le donne percepiscono stipendi più bassi rispetto agli uomini e sono in larga parte disoccupate, di non avere adeguato supporto nel loro doloroso percorso di rielaborazione di quanto subito, minimizzando le violenze subite, come accaduto in relazione ai gravi fatti del Capodanno milanese, copia di quello di Colonia del 2016, come ho avuto modo di commentare. Come evidenziato dal neoeletto Presidente della Corte Costituzionale, Prof. Giuliano Amato: “ Le donne cercano di conquistare le vette. Ma più si sale e più c’è il collo di bottiglia. Il passaggio si fa stretto e l’aggregazione maschile finisce per prevalere. Un atteggiamento che è difficile combattere a colpi di leggi” (v. La Stampa del 6.2.2022). La situazione sopra descritta non consente di ritenere esaurito il significato di questa giornata, né di passare sotto silenzio la data dell’otto marzo, non permette di tacere sulla violazione dei diritti delle donne in Italia e in molte aree del nostro pianeta, dove appartenere al genere femminile significa discriminazione, lesione della dignità umana e persecuzione di genere. Per queste ragioni anche in occasione dell’otto marzo di questo anno duemila ventidue, è importante un impegno forte e concreto in questa battaglia, che potrà terminare solamente quando sarà restituita a ciascuna donna la dignità dell’appartenenza al genere del quale tutti noi siamo figli. Concludo con le parole dello scrittore – saggista francese di Ivan Jablonka, autore del libro “Uomini giusti – Dal patriarcato alle nuove maschilità: “ E’ urgente definire, in tutti i Paesi, quale che sia la condizione delle donne, una morale al maschile per tutti gli atti sociali (…) Oggi abbiamo bisogno di uomini egualitari, ostili al patriarcato, che amino più il rispetto che il potere. Uomini certo, ma uomini giusti”
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