In mostra a Genova le opere di Artemisia Gentileschi, artista seicentesca con una vota divisa tra coraggio e passione.
Palazzo Ducale Genova. Vi è ospitata la mostra intitolata “Artemisia Gentileschi. Coraggio e passione”, dedicata a una tra le artiste più importanti e più amate di sempre, Artemisia Gentileschi, esempio di tenacia e genialità, donna dalla vita tutt’altro che facile, segnata dalla prematura scomparsa della madre e dal contesto sociale che non le permetteva di affermarsi come pittrice, fino all’episodio traumatico dello stupro.
Dal 16 novembre scorso al primo aprile 2024 a Palazzo Ducale sono esposti i suoi capolavori, insieme ad alcuni del padre Orazio Gentileschi.
Il progetto, a cura dello storico dell’arte Costantino d’Orazio, intende approfondire vicende familiari e aspetti personali che hanno segnato una delle figure più iconiche della storia dell’arte, attraverso oltre 50 capolavori provenienti sia dall’Europa sia dagli Stati uniti. La mostra offre anche una panoramica della scena artistica femminile dell’epoca e dedica una sezione, curata da Anna Orlando, alla rivoluzione artistica apportata da Orazio Gentileschi, padre di Artemisia, quando approdò a Genova.
Il percorso espositivo si compone di dieci sezioni, restituendo al pubblico un ritratto completo di questa talentuosa pittrice romana, partendo dai suoi esordi, fino ad approdare alle opere più mature. Il primo confronto si ha con l’opera ‘Susanna e i vecchioni’, prima opera documentata, firmata e datata dell’artista (1610). Sebbene sia ancora visibile la presenza del padre, nello stesso soggetto poi realizzato nel 1649, Artemisia ha assunto uno stile proprio e consapevole, emancipandosi dalla pittura paterna, con la volontà di affacciarsi al contesto italiano e internazionale. Anche se il rapporto tra i due fu spesso problematico, è stato sempre fonte di ispirazione reciproca, come si evince da diversi capolavori in mostra, quali “Madonna con bambino “ dei Musei di Strada Nuova a Genova, Santa Cecilia della Galleria Nazionale dell’Umbria e la Sibilla del Museum of Fine Art di Houston, dove Artemisia è protagonista come modella, cosiccome nell’affresco a quattro mani realizzato da Orazio Gentileschi e da Agostino Tassi nel Casino delle Muse di palazzo Pallavicini Rospigliosi, commissionato dal cardinal Scipione Borghese nel 1611, e ricostruito in realtà virtuale per la mostra. Questa sezione è di assoluto interesse nello sviluppo dell’esposizione in quanto racconta un avvenimento tristemente famoso nella vita di Artemisia, lo stupro subito da Agostino Tassi, pittore amico del padre nel 1611. Questi era il maestro di prospettiva della giovane pittrice e nella mostra sono riuniti una serie di marine e capricci architettonici realizzati dal Tassi che hanno giustificato l’onore delle celebrazioni che Gentileschi aveva conferito a Tassi per la figlia. Il tragico episodio sfocia nel processo per stupro del 1612 ( di cui sono presenti gli atti ufficiali eccezionalmente concessi dall’Archivio di Stato di Roma). Dopo questo triste episodio Artemisia iniziò a dipingere soprattutto eroine femminili e da qui si apre la sezione dedicata alle celebri Giuditta e Oloferne, della fondazione Carit di Terni, e ”Giuditta con la sua ancella con la testa di Oloferne”, del Museo di Capodimonte, entrambe poste in dialogo con la “Giuditta e Oloferne” di Orazio Gentileschi dei Musei Vaticani.
Tra le opere in mostra è eccezionalmente esposta l’Allegoria dell’inclinazione che Artemisia dipinse per casa Buonarroti nel 1616 e che sarà fruibile fino al l’8 gennaio prossimo. Si tratta di un Autoritratto senza veli, che verrà poi coperto da un drappo di colore azzurro, dove la pittrice si fa musa ispiratrice dell’intera opera di Michelangelo. La tela segna uno dei momenti più elevati nella pittura di Artemisia Gentileschi
Realizzato da Arthemisia, il percorso evidenzia il rapporto tra Genova e la pittrice di scuola caravaggesca, riemersa dopo secoli con il movimento femminista. Con una vita segnata da vicende traumatiche Artemisia Gentileschi, appresi i rudimenti pittorici dal padre Orazio, si fece strada nel contesto accademico fiorentino del primo Seicento. L’approdo fiorentino avvenne dopo lo stupro da parte del Tassi e il successivo processo, che spinsero l’artista ad allontanarsi dalla città di origine, e a viaggiare. Dal tratto marcato e tragico, la pittrice ha intrattenuto nel tempo rapporti con Genova, a tratti indiretti. L’arrivo di Orazio Gentileschi, tra il 1621 e il 1624, ha influenzato lo stile degli artisti locali.
La mostra è ospitata nell’Appartamento del Doge e rientra tra le iniziative di Genova Capitale italiana del libro 2023, contando cinquanta opere suddivise in dieci sezioni, accanto ad una selezione di lavori del padre Orazio, dello stesso Agostino Tassi e di altri artisti caravaggeschi operativi nel primo Seicento a Genova.