In pochi anni mi trovo costretto, per ben due volte, ad esprimere solidarietà umana ad un personaggio che non ho mai conosciuto personalmente e che, probabilmente, mai avrò occasione di conoscere. Si tratta del politologo e filosofo russo Aleksandr Dugin. La prima volta per me era soltanto un nome, sapevo vagamente che era uno scrittore e nulla più. Il Centro Internazionale di Studi Antonio Rosmini di Bolzano, formato da pacifici professori, perlopiù attempati, ebbe l’idea di invitarlo a Bolzano per fargli tenere una conferenza. A questo punto un lugubre personaggio che, negli “anni eroici” dell’Unione Sovietica era un grande esaltatore di quel sistema, scatenò un pandemonio, dipingendo quasi come golpisti o membri del Ku Klux Klan i tranquilli professori del Rosmini. Così, alla fine, Dugin rinunciò a tenere la conferenza. Per dare un’idea del lugubre personaggio in questione, ricorderò che in passato si batté per togliere dall’odonomastica bolzanina il nome di Giovanni Palatucci, questore di Fiume durante la Repubblica Sociale Italiana il quale, a suo dire, sarebbe stato addirittura uno degli artefici dell’olocausto. Per chi non lo sapesse, il questore Palatucci, potendolo fare, fornì di documenti falsi parecchi ebrei fiumani (e non solo fiumani), salvandoli così dalla deportazione. Non era un lavoro facile, poiché l’ufficiale di collegamento tra polizia italiana e tedesca a Fiume era tale Odilo Goblocnik, un triestino sloveno-tedesco, nato suddito austriaco, che in Polonia si diede molto da fare come supervisore dei campi di concentramento. Palatucci venne arrestato per tutt’altri motivi (in missione ufficiale in Svizzera per conto dei suoi superiori, fu accusato di avere avuto contatti non autorizzati con un antifascista fiumano) e finì i suoi giorni a Dachau, non per sevizie o torture, ma perché gravemente ammalato di cuore. Siccome sono stato educato a stare sempre e comunque dalla parte di chi i torti li subisce e non di chi li commette, siccome la mia formazione culturale mi impedisce di togliere il diritto di parola a chicchessia, soprattutto quando le sue idee divergono dalle mie, mi indignai per il bavaglio imposto allo scrittore russo e acquistai i suoi libri tradotti in italiano, che non sono davvero pochi. Volevo farmi un’idea di ciò che sostenesse. Va detto che molti dei suoi libri potrebbero risultare noiosi al comune lettore italiano, trattando di problemi molto particolari della politica estera russa. Altri libri sono un po’ più interessanti, almeno così li trovo poiché mi sono sempre occupato di filosofia della storia. Lascio a Dugin intatto tutto il suo pensiero, non è comunque uno scrittore superficiale, anzi, e qua e là si possono trovare stimoli per ragionare e riflettere (è questo, in fondo, il fine dei libri dei filosofi). Preciso, a scanso di equivoci (so dove certuni vorrebbero andare a parare…) che, nei testi che ho letto, Dugin mostra di essere un convinto sionista e molto rispettoso nei confronti della tradizione religiosa mosaica. Ora mi trovo costretto ad esprimere nuovamente umana solidarietà a Dugin, per il vile assassinio di sua figlia Daria. Il fatto si commenta da sé e chiunque sia stato non può venir definito altrimenti che come criminale. Quello che mi ha disgustato oltre ogni limite è aver letto in internet, su molti siti sedicenti “atlantisti” parole di gioia per il crimine. Non mi stupisce, ho sentito con le mie orecchie, in passato, glorificare l’assassinio di Giovanni Gentile, le foibe ed il bombardamento della scuola di Gorla (un comunista, ora divenuto “atlantista” della più bell’acqua, pensando forse di essere spiritoso, andava berciando – frequentavo il liceo – che, pur essendo ateo non cessava mai di pregare Santa Foiba di Basovizza e Santa Scolastica da Gorla…) e tante altre belle cose. Ora mi è toccato sentire anche l’apologia dell’assassinio di una ragazza di trent’anni, uccisa senza colpa alcuna (avere idee politiche non è e non potrà mai essere una colpa!) e del sarcasmo imbecille sulla disperazione del padre che si è visto uccidere la figlia sotto gli occhi. Nei suoi scritti Dugin ha, talvolta, puntato l’indice contro il vuoto di valori morali e spirituali in Occidente. Sono tentato di dargli, perlomeno in parte, ragione, giacché un Occidente che gioisce per un atto vile e criminale di quel genere non è il mio Occidente. Mi dispiace.
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