A Sinistra sono sempre esistiti tre ingredienti fondamentali per far politica:

l’estremismo propagandistico di ambienti borghesi, ambasciatori e interpreti delle sofferenze del mondo, oggi brillantemente proposto da Elly Schlein, ma con interessanti margini di evoluzione nel rapporto dialettico con l’ala riformista del suo partito, il PD;

l’idealità socialista, pianta con storiche radici, oggi autorevolmente interpretata da Stefano Bonaccini, al quale spetta il nobile compito di rilanciare l’ala riformista del PD e di ricostruire quindi il riformismo di sinistra, vedremo se con un PD unito;

e il populismo, un po’ maneggione, oggi di nuovo conio, che vaga un po’ su cos’è la destra? … cos’è la sinistra? … ma che oggi è quanto meno guidato da un personaggio di presunto livello culturale, Giuseppe Conte.

   Far sintesi non è semplice ma non c’è alternativa concreta al dar credito ai tre protagonismi, e d’altronde le tre aree hanno al loro interno margini importanti di seria ristrutturazione.

   A destra, intorno alla leader Meloni, pur più laicamente e dentro un cimento di governo tutto da giudicare nel tempo, la situazione è diversa ma altrettanto complessa, per certi aspetti comica, superato il senso del tragico.

La leader è indubbiamente candidata autorevole, quanto meno per personalità, di un conservatorismo moderno, questo è vero se Dio la salva, oltre che da discutibili politiche di suoi improbabili collaboratori (è evidente il problema di un’indecente classe dirigente), da ripetuti, squallidi episodi di apologia del fascismo da parte di cariche apicali dello Stato, ministri, amministratori di società pubbliche, uomini di sua stretta fiducia, che continuano sommessamente a cinguettare inni al fascismo.

Al suo fianco Silvio Berlusconi e Forza Italia, fenomeno nato dalla crisi della politica dei primi anni ’90, e con esso i materiali postumi del berlusconismo.

E quindi Matteo Salvini, fenomeno assai discusso ma da collocare dentro la storia nobile della Lega Nord.

Su Berlusconi e Salvini ho francamente qualche difficoltà ad elaborare un mio pensiero, sarei vistosamente di parte, posso solo dire che la statura politica degli uomini appare distante da quella della leader, e che comunque dentro Forza Italia e la Lega registriamo più di una insofferenza nell’accettare una leadership di destra-destra.

    Infine, al centro, fra tante idee nobili e ambienti culturalmente interessanti, il Terzo Polo, la centrifuga dei personalismi, da Renzi a Calenda, agli ex radicali e alla Bonino, a pezzi e quote in sofferenza del centrodestra, già fuoruscite o con la valigia in mano, forze tutte, liberaldemocratiche, socialiste democratiche e cattoliche, che potrebbero indiscutibilmente fondare un’offerta politica interessante e un riferimento per l’Italia moderata.

   Affidare la storia repubblicana alle dinamiche delle tre anime sofferenti può lasciare perplessi, in particolare può suscitare disappunto a chi ha conosciuto per esperienza o per solida cultura la storia costituente repubblicana e i grandi leader della prima repubblica, ma in politica non c’è nulla di puro e di scontato, occorre prenderne laicamente atto.

   Riguardo alla politica italiana, la mente corre a decisivi antefatti della storia nazionale:

la fragile monarchia dei Savoia, che trovò i suoi Cavour e Garibaldi e in qualche modo l’unità d’Italia;

l’avventuriero Benito Mussolini, che seppe incunearsi nella crisi d’identità della patria, saldando nel dopo prima guerra mondiale molte spinte significative alla ricerca di una soluzione nazionale, fino all’esito forse imprescindibile di ogni avventura violenta;

il cavalier di ventura, Silvio Berlusconi, che dalle ceneri della politica repubblicana dei primi anni ’90, divenne fondatore fantasmagorico di una improbabile seconda repubblica.

   Così va la politica ma sappiamo che è così non solo in Italia, basti guardare a Vladimir Putin e la Russia di oggi o a XI Jinping e al comu-confucio-capitalismo cinese imperante, a non poche altre realtà in ambito internazionale.

   Quel che conta, per noi, in Italia, è trovare vie razionali di soluzione al mondo della rappresentanza politica che sempre viaggia sulla insidiosa lama dell’imperscrutabile storico.

   Certo che, se la Destra sapesse davvero unirsi intorno a un patto conservatore di governo maturo della nazione; se il Centro esprimesse una matura proposta liberaldemocratica ed europeista che sapesse unire i moderati; se la Sinistra ritrovasse radici e senso della sua ricca ma difficile storia popolare; magari tutte e tre le scuole politiche, trovando un rispetto reciproco, nuovi meccanismi di alternanza e sintesi da terza repubblica, consegnerebbero all’Italia un viatico più sicuro per riorganizzare lo Stato, fondare politiche lungimiranti, costruire un  nuovo ruolo in Europa, un rinnovato rapporto con il popolo sovrano, e quindi e finalmente una nuova sintesi repubblicana ed europeista.

   Ognuna delle tre anime lavori alla qualità dell’offerta politica, sarà conseguente la rivitalizzazione della partecipazione al voto dei cittadini, così il consenso popolare, e l’autorevolezza per fondare politiche delle alleanze e sobria cultura democratica dell’alternanza di governo.