Scorrono le rotaie sotto il treno, imbrunisce a vista d’occhio. Un filo di ventilazione dal condizionatore mantiene l’aria a temperatura piacevole. Pietro è diretto a Genova. Pensa al suo passato imperfetto, alla sua solitudine. Ha bisogno, un bisogno viscerale di immergersi in qualcosa di bello. Annoiato e inquieto si trova spesso in internet e sui vari social in cerca di uno stimolo per uscire dalla sua apatia, tornare a dipingere e suonare con la giusta emozione.
“ Ci vorrebbe un’opera d’arte che non ho ancora visto, per farmi tornare la voglia di immergermi nel mondo della mia creatività.” Durante un giro su Google Arts, in una notte insonne, si è imbattuto in quanto fa al caso suo: “La Maddalena penitente di Antonio Canova è una statua meravigliosa di triste bellezza dello scultore veneto, poco conosciuta e conservata all’interno di uno dei musei più belli di Genova, Palazzo Bianco, nella famosa via Garibaldi.”
“ Vado a Genova per due giorni e voglio trattarmi bene.” Ha deciso subito.
Nelle ora precedenti la partenza ha affrontato il quotidiano esistere in una sorta di eccitazione, quasi andasse all’incontro con una donna misteriosa, reale, viva. On line ha prenotato una stanza nel suggestivo Hotel Bristol Palace, si è procurato il biglietto della “ freccia rossa” per il tardo pomeriggio e non ha avvertito nessuno, nel convincimento che a nessuno interessi in modo particolare dove lui trascorra il tempo. Stazione di Alessandria, il treno si ferma. Passi nel corridoio, gente che scende, gente che sale. Lei è tra i primi ad entrare nella carrozza 3, rimane un attimo in piedi guardando il posto di fronte a lui.
“E’ libero?”
“Liberissimo, non sono fidanzato.” Pietro ha voglia di scherzare, oggi si sente frizzante come non lo era da tempo, sente i prodromi della malattia che ama e che vuole contrarre al più presto: la sindrome di Stendhal.
“Mi riferivo al posto.” Lei pare non sorridere alla battuta, scuote la testa appena; i capelli castani ramati, lucidi, lunghi giocano intorno al collo dove un giro di perle illumina la pelle chiara. Sembra piuttosto sorpresa e “sulle sue”, alza il sopracciglio sinistro mentre un paio d’occhi verdemare ombrati da lunghe ciglia smentiscono la sua indifferenza. E’ lusingata.
“ Se non ti piace quel posto lo prendo io, deciditi.” Un ragazzo salito dietro di lei è impaziente, parla mentre digita sui tasti del cellulare, dall’auricolare fissato nell’orecchio esce attutita musica rap Il ragazzo si avvicina ancora di più alla donna quasi a toccarla, scuote lunghi capelli ricci unti e non si cura dei jeans calati a mostrare il bordo di mutande firmate.
“ Non sono tua sorella e non siamo andati a scuola insieme.” Lo fulmina lei, sedendosi decisa di fronte a Pietro. Accavalla lunghe gambe perfette.
“ Scusi tanto madama.” Il giovane sogghigna e procede oltre.
“ Scusi anche me, mentre è in vena di perdonare la maleducazione, non volevo essere impertinente, la battuta mi è venuta spontanea. Mi presento, mi chiamo Pietro.”
“ Maddalena, piacere.”
“ Il suo nome mi stupisce, vado a Genova per conoscere una Maddalena e ne trovo una per strada.”
“ Non è un nome molto comune in questi tempi. Che coincidenza! Mi dica, mi parli della sua Maddalena.”
Lui non se lo fa ripetere due volte e inizia a spiegare.
Gli occhi dei due si attanagliano. Mentre il tempo passa e il treno corre veloce, i loro corpi si inclinano in avanti, l’uno verso l’altra, sul piccolo tavolo della carrozza 3. Un brivido li attraversa.
Alla stazione di Genova Piazza Principe Pietro e Maddalena scendono insieme. Ognuno trascina un piccolo trolley.
“Dove mi porti?” Con la mano libera, lei lo prende sottobraccio.
Dicono che vedere la statua di Canova faccia innamorare, ma forse anche solo il pensiero di vederla presto e di ammirarne la straordinaria fattezza predispone all’apertura del cuore.