Sviluppato da Paul Davison e Rohan Seth, ex dipendenti di Pinterest e Google, questo nuovo social non contiene nessun post, nessun video, nessuna immagine, solo voci in “stanze” gestite da moderatori, dove, dopo aver chiesto la parola, si può discutere, raccontare e ascoltare. In breve, un enorme recipiente di podcast dove è possibile parlare di una grande varietà di argomenti, ma solo se si è maggiorenni. Chi entra in questo spazio virtuale, all’interno di queste room, partecipa a trasmissioni live, via internet, a cui si può accedere solo grazie ad un invito di un altro utente. Questo nuovo social vissuto unicamente in modalità voice, al momento accessibile solo da IPhone, (ma sembra che una app per Android sia in via di sviluppo) è in costante crescita. Nell’era, a volte spossante, delle immagini, dei video, dell’utilizzo esclusivo della vista, Clubhouse rappresenta una sfida unica che affida ad un altro senso e ad un’altra facoltà, rispettivamente l’udito e la parola, l’ascolto e l’espressione vocale, il futuro del social networking, delle comunità in rete. Una rivoluzione digitale che vuole ribaltare il predominio delle figure, dei look, dei simboli estetici e che, secondo l’analista Vajresh Balaji, ha raggiunto oltre sei milioni di utenti molti dei quali si sono aggiunti tra gennaio e febbraio e che prevede anche una nuova funzione anti-troll, i disturbatori della rete, che possono essere segnalati anche quando abbandonano una discussione, o meglio quando lasciano una “stanza”. Persone famose come Elon Musk, Oprah Winfrey e Drake o Mark Zuckerberg hanno aperto un proprio profilo facendo accrescere ulteriormente la popolarità e il consenso di Clubhouse. Inoltre, proprio per il grande successo riscosso da questo nuovo social, sembra che anche Facebook stia lavorando ad un “concorrente” di Clubhouse, una strada di business consueta che molti titani del web percorrono copiando idee vincenti che vengono poi applicate con numeri, modalità e piattaforme diverse. Come funziona Clubhouse? Intanto durante le discussioni non possono essere scritti commenti o messaggi, tutta l’interazione è basata sulla voce e nulla viene registrato. A differenza dei più famosi Facebook, Instagram e Twitter, l’unico contenuto fruibile sono dunque tracce sonore e questo sicuramente va a beneficio della privacy. Una volta entrati nell’applicazione, dopo la registrazione con il proprio numero di cellulare, si accede nella pagina iniziale dove si possono esplorare le diverse stanze create dagli utenti e divise per argomenti. Dopo essere stati accettati in una discussione, quella che più interessa, ci si unisce come ascoltatori con il microfono disattivato; se si desidera parlare si clicca l’icona che rappresenta l’alzata di mano e il moderatore, che invece può intervenire quando vuole, cederà la parola. Le regole sono severe, niente offese, insulti o aggressioni verbali e una volta chiusa la discussione i contenuti sono eliminati, dissolti. Non più grandi piazze di discussione, like, condivisione e diffusione di immagini e contenuti quindi ma circoli di conversazioni moderate e non urlate dove chi partecipa è interessato ad un argomento in particolare e dove chi vuole intervenire alza virtualmente la mano. Un social in controtendenza che assomiglia più ad un “salotto” dove ci scambia opinioni e idee senza urlare e sentenziare, ma seguendo norme precise e utilizzando le buone maniere.
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