“Ma a pittori e poeti, si dice, da sempre s’è dato il pieno diritto d’osar ogni cosa”. (1)
È questo l’incipit che si può usare per la raccolta di versi paraprosastici di Loris Maria Marchetti, il quale, non certo a caso, si riferisce all’Ars poetica di Orazio, con le parole “Velut aegri somnia” (2) che stanno ad indicare lo stato di incertezza e confusione di un uomo in preda ai sogni, alle vane illusioni.
Una sensazione di totale smarrimento di fronte alla drammaticità della vita, quasi inafferrabile, nello scorrere del tempo in un coacervo di sentimenti, quali gli amori, le passioni, la solitudine e il dolore, le inadempienze e le delusioni, che paiono inabissarsi nel profondo dell’inconscio fino ad emergere in tanti frammenti di memoria, dove ogni esistenza si rivela nelle sue possibili sfaccettature, reali o immaginarie, coscienti o sognate, nella fisicità dei corpi e nelle ombre, nei fantasmi della mente in una dimensione onirica che a tratti è rarefatta, sospesa in uno spazio senza tempo, in cui i luoghi amati sono vissuti in una sorta di spaesamento (Torino, Parigi, Venezia, Genova, Firenze, i Palazzi e le stanze vuote, ossia abitate solo da “ombre”, il Teatro Regio, le cliniche e i giardini, la montagna ..).
Sono questi luoghi cari ed imprescindibili della sua formazione culturale, le cui radici sono da ricercarsi nel Piemonte e nella Francia, radici strettamente connesse alla vita quotidiana in una sequenza di memorie volutamente “affastellate”, in un una visione che restituisce, all’etereo ed indefinito del tempo, la concretezza e la tangibilità della parola, affinché nulla vada perduto, ma rimanga scritto sulla pagina.
Ed è questa consapevolezza alla base di una ricerca poetica i cui punti fermi, seppure nelle contraddizioni, paure ed incertezze, rimangono gli affetti familiari, gli amici, la donna nella sua sensualità e dolcezza insieme.
Anima e corpo, essenza spirituale e carnalità in versi scanditi quasi musicalmente in una sapiente cifra stilistica tesa a fissare le parole che sono corpo e sangue, memorie di una vita intera vissuta con una certa amarezza ed una sottile e raffinata ironia.
Maria Modesti
Poggio Capanne, 14 giugno 2025
Note
- Orazio, 3. Ars poetica, v.v. 9 – 10
- Ibidem, v. 7