Ricordo che al famoso Collegio “Filippin“ di Paderno del Grappa venivamo svegliati dalla canzone di Gino Paoli “Sapore di mare“. Era un collegio con le stanze singole gestito dai Fratelli delle Scuole Cristiane, dove c’era la piscina olimpionica e la possibilità di fare equitazione. Anche il giovane Amedeo d’Aosta era convittore al “Filippin” negli Anni 60. Non so chi avesse scelto quella canzone estiva ascoltata tutte le mattine.

Mi è tornato in mente questo episodio, leggendo una interessante intervista di Paoli per i suoi prossimi 91 anni portati, sembrerebbe, egregiamente, malgrado la vita dissipata.  E’ quasi impossibile non apprezzare gran parte delle canzoni di Paoli, mentre detesto De Andrè per una serie di ragioni che ci porterebbe distanti. Paoli fu deputato eletto nel Pci, a onor del vero per una sola legislatura ed è sempre stato uomo di sinistra anche quando ebbe qualche problema con la SIAE di cui fu presidente e venne accusato di aver sottratto  al fisco 2 milioni di euro, frutto delle sue esibizioni alle feste dell ‘“Unità” trasferiti illegalmente in Svizzera.

Nell’intervista ha dichiarato,  parlando dei repubblichini Tognazzi, Chari e Fo in modo sorprendente: “Il fascismo è stato anche un ideale come lo è stato l’anarchia. Non possiamo accanirci contro vent’anni di storia italiana perché Mussolini è nella storia italiana. Il Duce era capace e furbo (…)”. Ed ancora: ”Sono consapevole delle pagine nere della Resistenza. Quando i partigiani aprirono le carceri, uscirono anche i criminali. Ci furono vendette private e delitti. A Genova la mia maestra fu additata come collaborazionista: le raparono i capelli, la portarono in giro con il cappio al collo, poi le spararono in testa e la gettarono nel laghetto di Villa Doria“.

D’ora in poi ascolterò le canzoni di Paoli con più piacere, dimenticando  il fastidio  giovanile di dovermi svegliare quasi all’alba, ascoltando “Sapore di sale“ a tutto volume. Non vorrei invece che Elly Schlein mettesse all’indice anche il novantenne cantante, accusato anche lui  di voler riscrivere la storia. Nei suoi occhi neri,  aguzzi come due spilli, l’aspetto inquisitorio appare in tutta la sua inquietante, giacobina realtà. Speriamo  che abbia pietà di un vegliardo che il suo apporto al partito l’ha dato abbondantemente in passato, ricevendone anche qualche vantaggio, tema che l’intervistatore ignora, forse per non guastargli la prossima festa di compleanno.