Nell’habitat sinistronso fioriscono zucche mai a rischio di estinzione, testine che amano firmare appelli quasi sempre criminali e/o criminogeni.

Ricordo le 757 teste di zucca che misero nome e cognome sotto un testo che accusava falsamente il commissario Luigi Calabresi di aver torturato ed ucciso (scaraventandolo fuori dalla finestra a colpi di karate!) l’anarchico Giuseppe Pinelli.

Non tutti i 757 avevano contezza di quel che facevano, ma far parte dei firmatari rappresentò una lauta assicurazione carrieristica nel mondo dell’editoria, del cinema, dell’informazione, dell’Università, della politica, del parassitismo a spese del contribuente, etc. etc. 

Soltanto i comunisti, con i milioni di dollari del Pcus, potevano garantire il Sol dell’Avvenire in busta paga e sotto forma di premi, coppe, elogi, impieghi prestigiosi, futuri luminosi.

E molte zucche amarono farsi belle e rifiorire con appelli funzionali al divenire infiltratorio del Pci nei gangli vitali della nazione.

Altri firmatari erano, invece, intrisi di stratificata ferocia coltivata prima come camicie nere antisemite come Giorgio Bocca, chiosatore entusiasta dei falsi Protocolli dei Savi di Sion o come Dario Fo, prima ultima raffica di Salò, quindi leninista, infine contiguo al terrorismo rosso.

Quelle firme valsero oro: Bocca continuò a fungere da vate onnisciente nel giornalismo debenedettiano, mentre a Dario Fo gli scimuniti svedesi ebbero l’impudenza di donargli nel 1997 il Nobel per la letteratura.

Per l’omicidio dell’incolpevole poliziotto  (17 maggio 1972) furono condannati esponenti di Lotta Continua (Ovidio Bompressi e Leonardo Marino,  esecutori, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri mandanti), non i mandanti del 13 giugno 1971, giorno in cui “L’Espresso” pubblicò l’infame lettera aperta.

I 757 firmatari, pur essendo responsabili morali, invero mandanti magari indiretti, essendo utili idioti per la causa rossa non vennero mai disturbati da una magistratura già in ginocchio davanti allke Botteghe Oscure.

Oggi, vediamo rispuntare, a colpi di firme, la sindrome di Moni Ovadia, il poeta dell’Armata rossa o, peggio, di   Noam Chomsky, l’intellettuale ebreo statunitense nemico giurato degli Stati Uniti, dell’Occidente e soprattutto, come Ovadia, di Israele.

Infatti, nell’agosto 2025 un gruppo di ebrei italiani ha chiesto con lettera aperta  alla comunità internazionale e al governo italiano il riconoscimento di uno Stato palestinese. In aggiunta, i firmatari pongono sullo stesso piano Hamas ed Israele, i terroristi,  cioè le belve del 7 ottobre 2023, e l’unica presenza liberaldemocratica in Medio Oriente.

A sottoscrivere la criminogena denuncia (“sistematici crimini di guerra e contro l’umanità, pulizia etnica, e affamamento della popolazione palestinese da parte di Israele, violenze da più parti e legittimamente definite un genocidio… condanniamo le azioni e l’oltranzismo cieco del governo israeliano”), che pone a rischio gli ebrei di tutto il mondo, con tanto di richiami al “genocidio”, un’improprietà lessicale che offende le vittime  del vero Olocausto, Gad Lerner, Helena Janeczek, Roberto Saviano, Anna Foa, Stefano Levi Della Torre, Carlo Ginzburg ed altri.

Salta agli occhi che l’attuale firmatario Carlo contro Israele è il figlio di Natalia Ginzburg, che sottoscrisse le calunnie contro Calabresi.

Da parte mia, nessuna sorpresa e condanna, perché il bello del popolo di Mosè è l’estrema capacità di dire e pensare tutto ed il suo contrario. Gli ebrei italiani, pur professando la loro fede, furono protagonisti del Risorgimento ateo-laico-massonico. Mostrarono la ricca, sconfinata variabilità delle opzioni, divenendo militanti socialisti, comunisti, anarchici, financo stalinisti e carnefici dell’Nkvd, ma anche fascisti e ferventi mussoliniani, internazionalisti viscerali e di contro nazionalisti totali.

Insomma, sia i poliziotti zaristi dell’Ochrana, sia Giorgio Bocca si dimostrarono idioti naturali.

Quei perfidi Savi di Sion avrebbero pur potuto immaginare di conquistare l’universo mondo, ma essendo gli ebrei condannati a  dividersi su tutto e di contestare la qualunque, sino al punto di sputare financo su se stessi e su Sion, denotandosi, come oggi, furibondi proPal con una punta di antigiudaismo, l’unica vittoria globale possibile sarebbe stata almeno quella del riconoscimento universale dell’unicità dei sei milioni di ebrei cancellati in nome della “soluzione finale”.

In realtà, non sono riusciti neppure in questo, visto che i pappagalli della propaganda di Hamas, compreso qualche israelita, finiscono per equiparare Adolf Hitler a Benjamin Netanyahu, Auschwitz-Birkenau uguale a Gaza. Nazismo e sionismo, pAri sono, dunque!
Io stesso, a riprova della mentalità liberale, imprevedibile e giammai conformista, in Commissione Giustizia della Camera, mi dichiarai ostile, in nome del libero pensiero, a qualsiasi legge che sanzionasse il negazionismo della Shoah (ci pensò la Cassazione nel 2022 a dichiararlo reato con una sentenza illiberale, tipica della casta togata) e spedisse in galera l’odioso David Irving.Poveri Egregi Savi di Sion arrendetevi all’evidenza: gli israeliti sono gli ultimi a possedere la mentalità giusta per dominare il globo.

Dopo le violenze a Gaza dell’ultimo anno e mezzo, seguite alla strage del 7 ottobre da parte di Hamas, che hanno visto sistematici crimini di guerra e contro l’umanità, pulizia etnica, e affamamento della popolazione palestinese da parte di Israele – violenze da più parti e legittimamente definite un genocidio -,.

Il testo, dopo aver enunciato il principio che diritto è uguale a forza, descrive i mezzi ed indica i risultati a cui il popolo Ebreo è già arrivato e quali mete dovrà ancora raggiungere per possedere il monopolio della forza, cioè del diritto, cioè del dominio del mondo. In questo intento il popolo eletto, sparsosi per volontà di Dio in tutte le parti del mondo, ha lottato e lavorato per allontanare i “gentili” sempre più da una visione realistica della vita, per gettarli in braccia all’utopia, per indebolire la forza dei loro governi e per carpire nel frattempo le loro sostanze per mezzo della speculazione.

Lungo tempo è durata la preparazione consistente nella formazione di un reti-colo capillare, unito negli intenti e potente nella finanza; quindi ha avuto inizio l’opera di dissolvimento. I primi ostacoli da abbattere erano le due forze dell’aristocrazia e del clero. Gli ebrei preparano la rivoluzione francese; l’aristocrazia cade nelle loro mani per mezzo del denaro, il clero viene combattuto e di-screditato per mezzo della critica e della stampa. Il malgoverno da essi prodotto stanca e disgusta il popolo.

Gli ebrei lanciano allora il grido: Libertà, eguaglianza, fratellanza”. La massa illusa e piena di speranza abbatte le solide istituzioni e prepara il campo a quelle forme di governo liberali e democratiche in cui gli Ebrei, padroni dell’oro, divengono i dominatori. Dice il testo: “Abbiamo trasformato i loro governi in arene dove si combattono le guerre di partito” e più oltre “l’abuso di potere da parte dei singoli farà crollare tutte le istituzioni”.

Un gran passo è già stato fatto, ma altre forze sono ancora da abbattere: la famiglia e la religione. Menti ebraiche preparano allora e confezionano per i veramente ingenui “gentili” un’altra più affascinante utopia: il collettivismo. Cervelli ebraici dirigono la rivoluzione bolscevica, banchieri ebraici la finanziano.

Dice il testo: “Lasceremo che cavalchino il corsiero delle vane speranze di poter distruggere l’individualità umana“. Quando non esisteranno più nerbi di forza che si possano opporre, quando i popoli saranno esasperati dal falli-mento di queste teorie e delle forme di governo che ne sono la conseguenza, allora, con la forza del denaro, gli ebrei imporranno la loro autocrazia, solida, forte e decisa, unita nella persona del monarca del sangue di Davide, imperniata sulla divisione gerarchica delle caste.

Non tutti i “gentili” – per sfortuna degli ebrei – sono stati però degli “ingenui” o “zucche vuote” come essi amano chiamarli. Anche essi, o almeno una parte di essi ha saputo guardare il viso non amabile forse, ma pur tuttavia immutabile, della realtà. Un colpo tremendo deve aver subito il cuore ebreo nel vedere sorgere un movimento, quale quello fascista che denunciava la inconsistenza pratica della parola libertà nel campo politico dove gli uomini sono in tal modo costrutti da trasformare la libertà loro accordata in anarchia. Una rabbia immensa deve aver riempito il cuore degli anziani di Sion, nel sentire dei non ebrei dire che il Comunismo è un utopia irraggiungibile e che le sue applicazioni pratiche sono costruzioni meccaniche e crudeli dove milioni di schiavi lavorano per una minoranza di dirigenti (ebrei). L’odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l’odio di chi vede rovinati i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il Fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista può sorridere l’idea di dovere in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei?

E’ certo una buona arma di propaganda presentare gli ebrei come un popolo di esseri ripugnanti o di avari strozzini, ma alle persone intelligenti è sufficiente presentarli come un popolo intelligente, astuto, tenace, deciso a giungere, con qualunque mezzo, al dominio del mondo. Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù (cfr. ”La Provincia Grande”, 4 agosto 1942)

Chiediamo una tregua urgente a Gaza, il rilascio degli ostaggi e l’avvio di negoziati di pace. La richiesta del riconoscimento di uno Stato palestinese è da noi rivolta in particolare al governo italiano, a cui pure chiediamo di cessare la fornitura di armi a Israele».

A promuovere l’appello ci sono anche David Calef, Giorgio Canarutto, Andrea Damascelli, Roberto Della Seta, Sveva Haertter, Joan Haim, Francesca Incardona, Giovanni Levi, Simon Levis Sullam, Francesca Incardona, Dalia Olga Padoa, Martina Piperno, Valentina Pisanty, Matteo Pucciarelli, Andrea Segre, Widad Tamimi, Andrea Teglio, Claudio Treves.