C’è sempre stata una certa difficoltà a mantenere un rapporto positivo tra vecchi e giovani, tra generazioni passate e presenti. Restano a testimoniare questa difficoltà gli antichi scrittori greci e latini e tanti altri tra cui Goldoni. Oggi questa difficoltà non è solo sostanziata di gusti diversi, modi di vita anche opposti, spiegabili con il mutare della società.
Oggi l’incomunicabilità tra generazioni è dovuta anche ad ignoranza: i giovani non sanno la storia del passato, la scuola non li prepara e loro non hanno interesse a sapere. Lasciamo immaginare la confusione che regna nei cervelli di chi pensa di vivere in un eterno presente. Neppure la famiglia supplisce in molti casi ai vuoti. E’ naturale quindi che essi siano preda di chiunque sappia facilmente convincerli a passare dalla loro parte.
In questo caso il dogmatismo ne è la naturale conseguenza perché non c’è la possibilità di confrontare idee e tesi diverse.La semplificazione manichea ha sempre la prevalenza. Benedetto Croce diceva che il problema dei giovani è quello di crescere e di invecchiare, ma oggi non basta più, forse non bastava neppure nel passato. Dopo un po’ di anni, nel corso dei quali non ho più avuto occasione di parlare con i giovani come facevo quando insegnavo, ho provato ad avviare una conversazione e ho notato che la difficoltà a capirsi è aumentata. E’ solo un fatto di cultura. Chissà quanti sono i lettori giovani che mi leggono? E cosa pensano? Cerco sempre di non dare per scontato nulla, ma temo che forse il dialogo risulterebbe difficile. Non basta a spiegare il fatto che io sia vecchio. Credo che il fatto di uscire da una certa scuola sia determinante, ma è insufficiente per capire. Mi è capitato tante volte di notare come molti argomenti fossero totalmente ignorati dai giovani. La preparazione di un liceo è poco più di quella di una scuola media del passato, mi dicono esperti a cui non è possibile non dar credito. Pensiamo cosa accade per un ex alunno di un istituto professionale.
Senza un ponte tra generazioni un Paese non può sopravvivere. Faccio un esempio: l’amor di Patria. Per molti giovani è una parolaccia nazionalista, per i loro nonni significa la guerra, per la mia generazione un qualcosa di vecchio e di impolverato, salvo la minoranza alla quale appartengo. Eppure è un sentimento di cui parlavano già i Greci e i Romani. Se non riusciamo a colmare il fossato che ci divide, a venire meno sarà il concetto di popolo e di società. Ma queste sono cose che annoiano i giovani che a volte non provano più neanche i legami del sangue. Un mio amico è stato per mesi ricoverato ed ha rischiato la vita: l’unico nipote non è passato neppure una volta a visitarlo in ospedale e non gli ha telefonato. Il giovane ha considerato l’episodio la cosa più normale. Questa appare una barbarie che distruggere anche i legami famigliari.
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