Per lungo tempo, la percezione comune dell’arte classica è stata dominata dall’immagine di statue e templi privi di qualsiasi traccia di colore. Le recenti ricerche archeologiche e gli studi moderni hanno, al contrario, svelato una realtà diversa: l’arte antica era vivace e policroma, e il colore possedeva un profondo significato spirituale e simbolico. In particolare, nell’antico Egitto, il colore era una componente essenziale della vita quotidiana, quasi una traccia della sostanza di ogni oggetto o persona. I pigmenti utilizzati erano ricavati dalle risorse naturali del territorio e preparati attraverso la macinazione di terre colorate, unite a un legante composto da acqua, lattice di gomma e albume d’uovo.
Il progetto PERCEIVE (Perceptive Enhanced Realities of Coloured Collections through AI and Virtual Experiences), finanziato da Horizon Europe e avviato dal MANN il 6 marzo 2023, ha sviluppato una metodologia innovativa che combina l’analisi delle tracce di pigmenti antichi, lo studio di fonti storiche e iconografiche, con ricostruzioni digitali ad alta precisione, permettendo di recuperare l’antica tavolozza egizia.
La ricerca si è concentrata sulla riscoperta dei colori perduti del Tempio di Iside di Pompei, i cui reperti sono oggi custoditi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. I risultati di questo lavoro sono confluiti nella mostra “Perceive Isis Colours”, inaugurata lunedì 8 settembre 2025 a Palazzo San Niccolò di Siena nell’ambito del Digital Heritage 2025 Expo, una collaborazione tra il MANN e il CNR ISPC – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale.
Il viaggio virtuale nel Tempio di Iside di Pompei, si articola in due sezioni complementari: Echoes of Loss si focalizza sulla ricerca scientifica, sulla policromia antica e sulla fragilità dei pigmenti. Attraverso strumenti interattivi illustra il lavoro di diagnostica e ricostruzione digitale. The Gifts of Isis è un’esperienza multisensoriale che ricostruisce il tempio prima della sua distruzione. Utilizzando ricostruzioni 3D, intelligenza artificiale, imaging multispettrale, repliche fisiche e installazioni interattive, la sezione restituisce il ruolo rituale e simbolico del colore nel culto isiaco.
È stato creato un vero e proprio “ecosistema di strumenti” che fonde scienza del patrimonio, AI e tecnologie digitali per analizzare, ricostruire e comunicare la policromia perduta nei reperti archeologici. Modelli di riferimento e ricostruzioni virtuali, basati su rigorose evidenze scientifiche e storiche, consentono di visualizzare in modo attendibile i colori originali. Strumenti come il visualizzatore interattivo MulaX permettono di esplorare molteplici scenari interpretativi.
Grazie a questo metodo, opere straordinarie come i favolosi affreschi di Pompei e la Venere Anadiomene, rinvenuta all’interno del portico del tempio, tornano a splendere nella loro vividezza cromatica originaria, ridestando l’antico potere emozionale dei colori.
A garanzia del rigore scientifico e di una prospettiva diversificata, la mostra è accompagnata da un catalogo edito da Valtrend, curato da un team di esperti del MANN, del CNR ISPC e di altre istituzioni.
La mostra è arricchita anche da un video in cui i rievocatori del Gruppo Storico Oplontino, nei panni dei devoti della dea (un musicista, un orante, uno scultore, una pittrice e un architetto), formano un suggestivo corteo sacro guidato da una sacerdotessa
Il testo eccelle nel connettere la ricerca accademica con il grande pubblico. Non si limita a descrivere i reperti, ma spiega l’intero processo di riscoperta della policromia antica, sfatando definitivamente il mito della monocromia del mondo classico. Le sezioni sono organizzate in capitoli tematici che guidano il lettore attraverso la storia del Tempio di Iside a Pompei, le sfide della curatela digitale e della conservazione, e i contributi del progetto europeo PERCEIVE.
Un punto di forza notevole è l’attenzione al concetto di “cura” del patrimonio culturale. Il catalogo espande questa idea, mostrando come la partecipazione del pubblico e l’uso delle tecnologie digitali possano trasformare il ruolo del visitatore da semplice osservatore a custode attivo della storia.
Questo approccio riflette il futuro della museologia e dell’indagine archeologica: una ricerca interdisciplinare che si traduce in nuove forme di comunicazione museale, più inclusive e accessibili, capaci di fondere “rigore scientifico e approccio emozionale”. Scienza, archeologia, tecniche digitali, rievocazione storica e comunicazione divulgativa si alleano per affrontare da più punti di vista un tema complesso come la policromia antica e avvicinare un ampio pubblico alla storia.
La mostra che probabilmente verrà presentata anche al MANN, potrebbe in seguito raggiungere altre sedi europee, proponendo un nuovo metodo di lavoro e di comunicazione, e offrendo una visione più completa dell’antichità,