Oggi mi sono accorto di aver acquisito un lettore, sono quindi 19 e di questo passo arriverò a 20 prima che finisca la pandemia, riprendo, confortato, a scrivere dopo una lunga pausa dovuta soprattutto al fatto che avevo poco da dire abbinato al niente da fare, mi ha immerso nel “scemi coma” natalizio, semplicemente perché mi sono rotto dal comportamento dei notisti e commentatori politici, quelli veri e aimè retribuiti. Praticamente quasi tutti meno uno (l’ineffabile Travaglio), il direttore di un giornale nato col grillismo, il quale ha smesso i panni di odiatore dell’éstablishment politico al fine di evitare che i suoi pupilli pentastellati abbandonati a se stessi, si liquefacessero, e con essi i lettori del Foglio. Ebbene, quel PD che negli ultimi anni aveva preso nelle esecrazioni del quotidiano il posto del Berlusca, improvvisamente si è trasformato in un punto di riferimento di un nuovo schieramento atto ad ospitare la compagnia di giro grillina. Tutto cambia quindi, meno l’espressione di superiorità che Travaglio mostra in tutte le sedute con l’altra odiatrice professionale, quella Lilli che per la verità, mai stata grillina (troppo snob,) da anni svolge un’azione profilattica, e cioè preserva la sinistra da qualsiasi contaminazione, non dico con la destra ma anche solo centrista che gli ricordi l’esecrato Cavaliere. Chissà mai che gli avrà fatto o detto…. Sono questi due casi di maniaci compulsivi, per i quali se non fossi anche io in qualche modo un odiatore, nemmeno citerei. Sono i restanti pennivendoli di destra, di sinistra, di centro e dell’imperscrutabile Corriere (che sfuggono ad ogni classificazione) che sono colpiti da uno stato confusionale, almeno pari a quello della politica che dovrebbero raccontare, interpretare, possibilmente senza indebite sostituzioni. Orbene, il “Giuseppi two” è universalmente descritto come inadeguato, privo di una visione e per di più lacerato; in contemporanea si sottolinea la drammaticità della fase pandemica, sia dal punto di vista sanitario, come da quello economico, eppure quando un matto di uno fa il possibile per metterlo in discussione si grida allo scandalo in quanto, con l’aria che tira, non bisogna disturbare il manovratore di un torpedone: il quale, benché miope e senza patente, dovrebbe portare il mezzo all’ultima fermata. Cari amici, parlare bene di Renzi non è facile, al giorno d’oggi si è meno spernacchiati se non si parla male del Cavaliere, eppure occorre dire che se non fosse per il Matteo toscano, ci troveremmo a subire il “compromesso antistorico” tra PD e Grillini che, nato per neutralizzare quel bamba di Salvini, si è trasformato in una strategia politica tesa, non dico a ricostruire il PCI (mortus est mai pi barbota), ma quel post comunismo shic degli intellò che rimpiangono la vetusta corte comunista. Di Matteo Renzi non sono mai riuscito ad interpretare un’ideologia, in questo è simile al Cavaliere ma anche alla maggioranza di noi italioti, se devo paragonarlo ad un altro politico, penso subito a quell’Amintore Fanfani che quando gli capitò di governare, mal glie ne incolse, nonostante avesse dimostrato straordinarie capacità decisionali e soprattutto realizzative (si pensi al primo Centro Sinistra). Secondo me è venuto il momento di dare un giudizio su Renzi scevro da analisi soggettive legate alla sua capacità di farsi sempre più nemici che amici. Il suo primo merito è di essere stato il continuatore del Berlusconi del 92, quello che sbaragliò il comunismo italiano che nemmeno la caduta del Muro era riuscita a fare. Renzi ha sbaragliato il post comunismo cattocomunista di un PD nato esclusivamente sull’anti berlusconismo, il che era un po’ poco. Il secondo merito fu di aver cercato di svelenire la contrapposizione manichea tra una sinistra ormai imborghesita e liberaleggiante e un centro destra che con Forza Italia egemone, di vera destra aveva ben poco. Che l’esperimento non sia andato in porto, fu dovuto all’egocentrismo dei due protagonisti, i quali dotati entrambi di forte personalità e tendenzialmente prepotenti (uno il Cavaliere dissimula, l’altro con tendenze suicide), litigarono sull’elezione del Presidente sostenendo, uno: un falso destro di sinistra, l’altro: un falso sinistro sicuramente centrista. “Roba de mat”, se poi a questo aggiungiamo lo scippo di una parte dei ministri di Forza Italia cosa che ha contribuito, parimenti alle vicende giudiziarie e alla senescenza, all’indebolimento dell’ala moderata del centro destra che alla lunga ha danneggiato soprattutto il PD centrista che Renzi vorrebbe rappresentare. Se oggi non esiste un vero dialogo parlamentare, è perché si sono ricostruiti i due blocchi, impedendo un virtuoso rimescolamento delle carte. Detto ciò, l’idea iniziale del dialogo occorre ascriverla al Matteo. Il terzo merito è tutto interno al PD, che non solo letteralmente, ma nella sostanza, ha rottamato. Più volte è stato detto che il PD non fu altro che la fusione a freddo tra ex comunisti ed ex cattolici, il ché è vero dal punto di vista degli schieramenti che mai si sono integrati veramente, fintanto che Renzi non ha liquidato quella segreteria di Bersani costantemente in seduta spiritica con D’Alema, Veltroni e Prodi. Ciò coincidendo con un utile svecchiamento generale dei dirigenti. Il quarto, è stato quello di essere un vero leader decisionista, sia nel Partito come al Governo, riuscendo a non subire i compromessi che toccarono allo stesso Berlusconi con Bossi e Fini. Tutto ciò, fino allo scivolone referendario su una riforma costituzionale che pur perfettibile era sacrosanta. Si dirà che Renzi fu sconsiderato nel personalizzarla, ciò è possibile sul piano della comunicazione, in realtà era montato nel paese l’anti renzismo suicida che ha cassato una riforma che oggi dopo la riduzione a capocchia grillina dei Parlamentari e l’indegna gazzarra tra Regioni e Stato centrale, si mostra con tutta la sua evidenza drammatica per le conseguenze sulla pandemia. La fine politica di Renzi nel PD è stato l’ultimo colpo di coda della vecchia sinistra, la quale evidentemente gli preferisce Grillo nell’illusione di assorbire i grillini che considera alla solita stregua dei compagni che sbagliano, sottolineando quindi come in modo suicida, abbiano generato il fenomeno con l’impazzimento antiberlusconiano e giustizialista. Ma veniamo all’oggi e alle mosse di Renzi. E’ stato il primo a capire che in una fase di salvinismo trionfante occorreva porvi riparo senza andare troppo per il sottile, quando poi ha capito che il disegno dei compagnucci era un ritorno alla vecchia sinistra e quindi totalmente incompatibile con il suo catto-liberal-socialismo, ha mollato un Partito che gli avrebbe precluso ogni possibilità di tornare a galla, li ha mollati preferendo vestire i panni del corsaro craxiano, il che gli ha consentito una visibilità e un potere di interdizione notevoli. Questo è l’uomo e il politico, pretenderlo diverso mi pare illusorio. Confesso che mi è simpatico almeno quanto il Berlusca che cornificava il consesso dei grandi della terra, oppure fingeva di essere quel tombeur de femmes che non poteva più essere. Confesso che mi piacciono le canaglie, preferisco le rodimontate dei due, alla finta paciosa curialità ad esempio, di Prodi. in quanto i nostri ogni tanto hanno brillanti intuizioni e le palle per sostenerle. Questo Governo gialla rosso, se non va a casa ora, lo farà quando la situazione economica sarà più drammatica della pandemia, ma allora sarà troppo tardi. Tornando ai pennivendoli di tutti gli schieramenti, mi sembra demenziale criticare su tutto Conte e contemporaneamente sbeffeggiare o criminalizzare l’unico che sta tentando di fare qualche cosa.
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