Au revoir Claudia, di Mara Antonaccio

Oggi è arrivata una di quelle notizie che non vorresti leggere mai: Claudia se n’è andata!

Piano piano molti dei personaggi della cultura, dell’arte e del cinema del secolo scorso ci stanno lasciando per ovvie questioni di anagrafe, ma questo non allevia di certo il dispiacere per la loro dipartita.

A Claudia sono legata da un affetto particolare; intanto le devo il nome: ma no, non mi chiamo Claudia, ma Mara! È che mia madre alla fine degli anni ’50 aveva letto la ragazza di Bube, di Cassola, ed era rimasta colpita dal nome e dal carattere della protagonista, donna indecisa in questioni di cuore, che però poi diventava la donna forte così ben tratteggiata dall’autore. Poi agli inizi dei ’60 la sua eroina fu mirabilmente interpretata da una bellissima e carnale Claudia Cardinale e così io fui battezzata Mara (in realtà in chiesa Maria, perché Mara non c’era nel calendario dei Santi, ma all’anagrafe ebbi il nome della protagonista del libro). Non ringrazierò mai abbastanza Cassola e Claudia, per lo scampato pericolo di chiamarmi Alfonsina, come la nonna paterna, o Cinzia, alternativa scelta da mia madre. Fortunatamente la Cardinale la convinse a scegliere il nome che porto tutt’ora.

Quando divenni adolescente, tutti mi dicevano che le somigliavo per il viso ovale, l’incarnato da figlia del sud e le labbra carnose; sono sempre andata fiera di questo paragone, ma la bellezza di Claudia aveva qualcosa di speciale.

Crescendo mi appassionai al cinema, passavo interi pomeriggi nelle sale d’essai e nei cineforum, tra nubi di fumo e scomodissimi sedili di legno; così vidi ‘I soliti ignoti’, ‘il Bell’Antonio’, ‘il Gattopardo’ di Visconti (mi innamorai di Angelica, in realtà più di Tancredi…), poi vidi il film colpevole del mio nome, ‘La ragazza di Bube’, poi ancora il film di Leone, ‘C’era una volta il west’, in cui Claudia appariva con delle pettinature troppo cotonate ma sempre bellissima. Arrivarono i film di impegno come ‘Il giorno della civetta’, quelli che ironizzavano sui costumi del tempo, come ‘Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata’, poi piano piano sempre meno ruoli e la scelta della Francia come suo buen retiro.

Una vita intensa, iniziata con le difficoltà degli europei nati in Nord Africa, divenuta poi brillante sotto i riflettori e terminata nella quiete della campagna parigina. Ci resteranno ser sempre nel cuore i suoi enormi e profondi occhi neri, la voce roca e graffiante, le labbra carnose atteggiate a broncio e una volontà incrollabile, che le ha permesso di vivere la vita come ha sempre voluto: senza sconti e senza incertezze!

Arrivederci Claudia, è folta la schiera di quelli che ti hanno conosciuto e preceduto; ora potrai interpretare con loro tutti i ruoli che ti piacerà, ma noi porteremo per sempre nel cuore il tuo viso e la tua bellezza:

au revoir…