Borellini spiega il dialogo tra psiche e pelle, di Mary Attento
Appena ti cade lo sguardo sul titolo del recente volume di Umberto Borellini, “Tu chiamale, se vuoi, emulsioni” (Edizioni LSWR), l’associazione con la nota canzone di Lucio Battisti è immediata, arguendone sia lo stile ironico – seppur professionale e rigoroso – che caratterizza l’autore nel descrivere “La cosmesi e il senso della bellezza” (è il sottotitolo), sia la grande passione nei riguardi del cantautore e della musica in generale, a cui dedica addirittura un intero capitolo, il 20° (“Il suono della bellezza, la colonna sonora del benessere”), «dove si racconta come la musica, con la sua forza, sia in grado di farci “sentire” meglio e anche più belli». E – come sottolinea nel capitolo 5 “Citazioni letterarie” – «dove non sono solo le canzoni a cadenzare questi miei paragrafi, ma anche poesie e scritti».
Il senso del libro e delle «emozioni che viaggiano a fior di pelle» il prof. Borellini – laureato in Farmacia e in Psicologia e specializzato in Scienza e Tecnologia Cosmetiche – lo chiarisce nell’Introduzione al testo: «un viaggio polisensoriale che dalla pelle arriva al cervello passando attraverso il cuore. […] nelle emulsioni convivono due fasi separate (acqua e olio) apparentemente incompatibili. L’emulsione in fondo simboleggia la vita, gocce diverse che si adattano a stare insieme come il bianco con il nero, il giorno con la notte e il bene con il male. In questo mio nuovo scritto vorrei “emulsionare” tutte le emozioni che, in base alla loro portata, producono benessere o malessere».
Secondo Diego Dalla Palma, che ha firmato la Prefazione, «Con questo libro, l’ennesimo frutto dei suoi studi, l’autore ci consegna una bussola che ci consentirà, pagina dopo pagina, di imparare il significato più vero delle emozioni. Emozioni che sono percepite non solo dal cervello ma, come magistralmente spiega, anche dalla pelle, che insieme è recettore e trasmettitore. E ci svela come tutto si intreccia».
Grande cosmetologo e autore, tra l’altro, del bestseller “Manuale di Cosmetologia”, Borellini continua, dunque, il suo viaggio tra pelle e psiche, approfondendo l’universo dei sensi coinvolti nell’esperienza cosmetica e trattando la cosmetologia come una vera e propria scienza, in grado di aumentare la consapevolezza che psiche e pelle dialoghino perennemente. «Per fare un cosmetico speciale – sostiene – credo sia necessaria la tecnica e la logica, ma poi deve arrivare un’intuizione scientificamente creativa. Anche perché, a differenza del farmaco dove deve funzionare tutto come una equazione matematica, nel cosmetico esiste una zona onirica, emozionale e irrazionale che rende il cosmetico un po’ magico».
Si percepisce come sia un professionista molto singolare Umberto Borellini, ricercatore e docente in numerosi master universitari e scuole di perfezionamento, con un’esperienza ormai ultratrentennale nel campo della ricerca dermo-cosmetica: «Oggi, dopo 35 anni di lezioni, spero di essere ancora un docente “piromane”, in grado di accendere la passione per questo mondo cosmetologico così bello, dove poter coniugare la bellezza esterna a quella profonda, quella che nasce da anime speciali» scrive in un post del suo profilo social, riprendendo sostanzialmente quanto evidenziato nel libro: «La bellezza è un orizzonte in fuga, dinamico e multifattoriale, difficilmente riconducibile a canoni e stereotipi. Oggi le anime sensibili non ricercano più una bellezza statica, ma valorizzano una luce interiore che potremmo definire carisma, fascino, magnetismo. E ancora, l’espressività (spesso cancellata dal botox), il carattere, l’eleganza, lo sguardo. il sorriso, il saper portare il proprio corpo, il saper incantare i sensi di chi guarda. Dietro la bellezza c’è anche la cultura. Soprattutto quella in grado di sorprendere».
In questo senso il “neo-rinascimento” cosmetico fa affiorare nuovi valori positivi, che portano a una valorizzazione che vede il corpo e la psiche in una unità d’azione, un oceano affascinante sottostante la nostra pelle, che non appare ma che comunque esiste e influenza la nostra vita, come l’autore annuncia nel Capitolo 1, che ha un incipit di forte impatto: «Possiamo stringere in mano un vasetto di crema, ma forse la bellezza ci è sfuggita di mano. Sicuramente i cosmetici possono aiutarci a stare meglio, anche perché il “neo-rinascimento” cosmetico tiene in considerazione tutti e cinque i sensi […] Truccarsi, da sempre, è un modo per estendere la propria capacità di espressione, ricercando un più facile successo nelle relazioni, ma se poi dietro c’è il vuoto, il cosmetico rischia di diventare una scorciatoia, un artificio per inventare, in modo meccanico, una personalità. Praticamente un “maquillage”, che etimologicamente risale a un termine francese che indicava barare, ingannare… truccare, appunto. Viva invece il cosmetico come strumento tecnico e migliorativo, sicuramente anche dell’umore, ma secondario alla propria personalità, unica, irripetibile e ribelle. E se il cosmetico abbraccia tutti i sensi, è o potrebbe essere considerato una vera opera d’arte».
D’altronde Umberto Borellini rivela: «Credo di essermi tuffato per la prima volta nella neuroestetica verso la fine degli anni ’90, quando iniziai il percorso didattico per la mia seconda laurea (in Psicologia). Capii che lo stato di benessere dato dalla propria autorealizzazione come individuo e persona si esprimeva anche all’esterno, sulla superficie della pelle. Così come malessere e frustrazioni si manifestavano sulla pelle come patologie. Ecco, l’interesse è partito da qui. Dopodiché invece sono entrato ancora di più all’interno dei concetti tecnico-formulativi e ho constatato che anche una formula cosmetica può contribuire a migliorare, oltre che le condizioni omeostatiche della cute, anche il benessere interiore. Per avere una bella pelle il primo segreto è il piacere, la felicità, l’autorealizzazione. Poi arrivano gli antiossidanti, i peptidi, gli oli essenziali, l’acido ialuronico, etc… ma al primo posto i neuromediatori endorfinici sono i migliori attivi in grado di rallentare l’invecchiamento sia psichico che morfologico».
Chiediamo a uno studioso di così grande spessore di chiarire il termine “etica” – pilastro fondamentale dell’agire umano – evidenziato nei titoli delle due Parti in cui è strutturato “Tu chiamale, se vuoi, emulsioni”: Est-Etica e Cosm-Etica.
«Senza voler coinvolgere Hegel e altri filosofi, posso asserire semplicemente che nel mondo della bellezza i cosmetici potrebbero valere non soltanto come cura della pelle ma anche per la qualità della vita, influenzando positivamente l’autostima. Nel libro credo di esprimere questo concetto e per interpretarlo in senso “Est-Etico”, penso a un riavvicinamento all’antico concetto ellenico di kalokagathia, dove bellezza e valore erano saldamente connessi. Produttivamente parlando, invece, Cosm-Etica per me significa formulare con coscienza e scientificità e se per fare questo riesco a selezionare anche ingredienti eco-equo solidali, o da riciclo, ancora meglio! Qualità, innovazione e rigore scientifico quindi, ma anche la consapevolezza, nel creare un cosmetico, di essere sensibili nei confronti dei bilanci domestici, per cui Cosm-Etica significa anche riposizionare i prodotti self-care a costi accessibili».
Prof. Borellini, gli argomenti di questo volume spaziano dalla psicosomatica dermatologica, alla psicoestetica, neurocosmesi, neuroestetica, cronocosmesi, cosmeceutica, cosmetogenetica, ecc. Cosa lo rende diverso rispetto alle sue precedenti pubblicazioni?
«In realtà “Tu chiamale, se vuoi, emulsioni” è il sequel del mio primo libro divulgativo uscito dieci anni fa per Mondadori intitolato “La Divina Cosmesi”, ormai fuori catalogo, dove ho iniziato a pensare alla pelle come la parte più superficiale del cervello e al cervello come la parte più profonda della pelle. Che poi è una citazione di Paul Valery… In quest’ultimo libro le citazioni sono numerose e quelle che riprendo spesso sono proprio quelle riferite a canzoni di Lucio Battisti, ma non del periodo di Mogol, bensì di Pasquale Panella. Quindi rispetto al precedente, il viaggio attraverso i sensi si fa più articolato e completo, affrontando specularmente tematiche di pelle… e di cuore, o meglio di psiche».
A chi è diretto, in particolare, questo libro? All’estetista, al dermatologo, al medico estetico, al farmacista…? Inoltre, cosa preferisce che il lettore trovi in questo lavoro?
«Credo che questo libro possa interessare tutti gli appassionati di cosmesi senza distinzioni e spero che tutti riescano a trovare nuovi spunti e chiavi di lettura in quest’area superficiale di apparenza, così spesso bistrattata. La bellezza in quest’ottica grandangolare risulta sempre più sfuocata perché c’è troppa artificialità in quella che dovrebbe essere la cosa più naturale».



