A un anno dalla scomparsa di Fernando Botero, Roma celebra il genio e l’eredità artistica del maestro colombiano con un evento straordinario. Fino al 19 gennaio, le prestigiose sale di Palazzo Bonaparte accolgono la più grande retrospettiva mai dedicata a Botero in Italia: un’esposizione unica di 120 capolavori tra dipinti e sculture. La mostra, organizzata da Arthemisia e curata da Lina Botero, figlia dell’artista, e Cristina Carrillo de Albornoz, rende omaggio alla straordinaria creatività e alla visione artistica distintiva che hanno reso Botero celebre in tutto il mondo.

LO STILE INCONFONDIBILE DI BOTERO

Botero non ricevette, come molti artisti a lui contemporanei, una formazione artistica tradizionale. Dopo aver frequentato per pochi anni una scuola per toreri, alla quale era stato iscritto per volere di uno zio, imparò a dipingere da autodidatta.

A soli sedici anni illustrò i supplementi del giornale più prestigioso della sua città natale: El Colombiano. Poco dopo vinse il suo primo concorso nazionale e iniziò a viaggiare in Europa. Pur essendo fortemente influenzato dagli artisti rinascimentali italiani e dai celebri murales del messicano Diego Rivera, non aderì mai ad alcuna corrente artistica. Costruì, invece, un proprio linguaggio unico e inconfondibile, basato su volumi eccessivi e forme tondeggianti: il cosiddetto “Boterismo”.

I soggetti dei quadri di Botero, con le loro forme generose, non risultano mai deformi, ma gradevolmente abbondanti e sensuali. Ogni corpo, dipinto o scolpito, appare leggero e sinuoso, e attrae lo spettatore con bellezza e grazia.
<<La realtà è arida e priva di armonia>>, diceva Botero, dipingendo ciò che avrebbe voluto esistesse: una realtà vivace, piena di volumi e colori brillanti.
Nell’arte di Botero tutto trabocca di pienezza e vitalità: persino foglie e frutti, nei suoi dipinti, appaiono come autentiche “nature vive”.
E pensare che il “Boterismo” nacque quasi per caso, grazie a un esperimento legato ad un mandolino che, nel 1956, l’artista scelse di dipingere ingrandendone eccessivamente la forma, fino a deformarla, con un risultato straordinario. 

LA MOSTRA

La mostra a Palazzo Bonaparte, divisa in undici sezioni, celebra tutte le tappe della carriera del pittore, offrendo un’occasione unica per esplorare il genio di Botero a tutto tondo, approfondendo anche dettagli più intimi della sua storia e della sua vita privata.

Nella prima sala, denominata “Versioni”, lo spettatore può ammirare la reinterpretazione “boteriana” di alcune delle più celebri opere dei grandi maestri della storia dell’arte. Il primo quadro esposto è Omaggio a Mantegna (1958), un dipinto che si credeva perduto e che Botero realizzò per celebrare il pittore italiano, da lui molto amato.

Tra le sezioni successive spiccano, in particolare, quelle dedicate ai disegni preparatori dei dipinti e delle sculture, che Botero rivendicava come opere a sé stanti.
<<Non si può pensare a nessun grande artista senza pensare alla sua capacità di disegnare>>, diceva Botero, che considerava il disegno la base necessaria e irrinunciabile per creare qualcosa di unico.

Divertentissima la sezione dedicata ai dipinti raffiguranti scene circensi, che si sposano perfettamente con l’atmosfera giocosa, allegra e sognante delle opere dell’artista colombiano. Il circo, per Botero, è un tema universale ed estremamente versatile: un luogo dove <<nulla è eccessivo, perché tutto è possibile>>.

Molto interessante è anche la sezione dedicata alla religione, una tematica universale che Botero affronta talvolta in modo ironico, talvolta in modo critico.

Una forte volontà di denuncia traspare nei dipinti esposti nella sezione intitolata “La violenza”, dove Botero rappresenta il massacro di Abu Ghraib. Qui l’arte diventa testimonianza, una forma di protesta contro la brutalità e un contributo alla memoria collettiva.

La grande esposizione di Palazzo Bonaparte, insomma, è un caleidoscopio di emozioni. C’è spazio per ogni sentimento: gioia, condanna, ironia, stupore, nostalgia e intima tenerezza. I dipinti più delicati e toccanti della mostra sono quelli dedicati all’amatissimo figlio dell’artista, Pedro, morto prematuramente. Con queste opere, Botero offre allo spettatore uno sguardo nella sua più profonda vulnerabilità, trasformando il dolore personale in arte universale.

La grande mostra dedicata all’artista è, dunque, un viaggio attraverso un mondo intriso di genuina umanità, una celebrazione della vita in tutte le sue sfaccettature.