La fotografia di Lee Miller a Torino, di Anna Maria Borello
Dal 1 ottobre 2025 al 1 ottobre 2026 CAMERA (Centro Italiano per la Fotografia), ospita una mostra dedicata a Lee Miller, curata da Walter Guadagnini. Una scelta che permette di approfondire l’opera dell’artista, soprattutto dopo il ritrovamento, negli anni ’80, di documenti e sessantamila negativi conservati dal figlio: un patrimonio che ha ampliato e confermato la statura dell’artista.
IL PERIODO PARIGINO
La vita di Lee Miller (Poughkeepsie, 1907 – Chiddingly, 1977) fu avventurosa e complessa. Affascinante, autonoma, dotata di un forte carisma, a ventidue anni si trasferì a Parigi decisa a perfezionare la propria formazione. Entrò nell’orbita di Man Ray – allieva, modella, assistente e compagna – e con lui sperimentò la solarizzazione, tecnica a lungo attribuita solo al maestro. In quegli anni Miller entrò nel vivace ambiente culturale parigino, conobbe Picasso (che la ritrasse più volte), Max Ernst, Paul Éluard, e le fotografe Leonora Carrington e Dorothea Tanning. La sua vita trascorreva tra la Costa Azzurra e i viaggi internazionali come modella per Vogue, che nel 1927 le dedicò una copertina rendendola famosa in Europa e negli Stati Uniti. Il suo vero desiderio, però, era passare “dall’altra parte dell’obiettivo”: da oggetto a soggetto, da immagine a sguardo.
IL PERIODO EGIZIANO
A metà degli anni Trenta si trasferì al Cairo con il marito Aziz Elani Bey, colto uomo d’affari. Le fotografie del triennio egiziano sono fondamentali per comprendere il suo sguardo surrealista, la sua ricerca simbolica e la composizione suggestiva delle immagini. Iconico il Ritratto dello spazio, presente in mostra, considerato ispirazione del celebre Bacio di Magritte. Tornata in Europa, Miller avrebbe potuto continuare una vita mondana e agiata. Ma era una donna imprevedibile e rigorosa al tempo stesso, consapevole della propria bellezza e del proprio talento. Di sé diceva con ironia: “Sono brava a bere, a fare sesso e a scattare foto. Li ho fatti tutti e tre il più possibile”.
I REPORTAGE DI GUERRA
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale compie la scelta più radicale: abbandona la vita comoda e diventa corrispondente di guerra per British Vogue. Un percorso difficile e rischioso. I reportage di quegli anni– dall’assedio di Saint-Malo alle macerie di Londra – sono documenti storici ma anche esempi di fotografia impegnata. Spiazzano, come Fire Mask o le modelle adagiate come cadaveri; emozionano, come Irmgard Seefried che canta Madama Butterfly tra le rovine dell’Opera di Vienna: immagini che fanno dell’arte un argine alla distruzione. Coraggiosamente, Vogue decise di pubblicare quelle immagini durissime, creando un contrasto sorprendente fra l’eleganza della rivista e la brutalità della guerra. Le fotografie di Miller non si limitano a documentare: spingono alla riflessione, interrogano lo spettatore, superano il realismo con una poetica personale. E Miller scriveva anche i testi dei reportage, rivelandosi una voce giornalistica brillante. Tra gli scatti più drammatici vi sono quelli realizzati in Germania al seguito delle truppe alleate: Buchenwald, Dachau, le città distrutte, le case abbandonate dai gerarchi nazisti. Fotografie che evocano il contrappasso e invitano a riflettere sulle conseguenze del male. Iconica la celebre immagine di Miller nuda nella vasca da bagno di Hitler, gli stivali infangati sul tappeto, scattata da David Scherman dopo la caduta di Monaco: un gesto di ribellione trasformato in una scena di potente surrealismo.
IL RITIRO DALLA FOTOGRAFIA
Nel dopoguerra, segnata anche da momenti di depressione, Miller si ritirò nella campagna inglese con il secondo marito Roland Penrose. Riprese i rapporti con gli amici di sempre – Lucian Freud, Guttuso, Saul Steinberg, Alfred Barr, Miró, Richard Hamilton – e si allontanò progressivamente dalla fotografia, cercando una serenità quotidiana dopo aver vissuto, in pochi anni, molte vite. Lee Miller ha osservato la realtà senza filtri, ma sempre con una naturale eleganza. Ha lasciato opere di straordinaria forza e bellezza: capolavori di surrealismo, testimonianza e pensiero.


