Sassolini: la Polonia distopica di Donald Tusk, di Giancarlo Lehner
In attesa che qualche giurista denunci Donald Tusk per efferati crimini contro la cornice liberaldemocratica polacca, duole raccontare che la peste comunista, grazie a codesto politicante pronto a qualsiasi scelleratezza, pur di preservare il proprio deretano assiso sui gabinetti del potere, si conferma patologia potenzialmente recidivante.
Karol Wojtyła dimostrò che il comunismo è il peggior nemico dei lavoratori e della civiltà occidentale, Tusk dimostra che l’EURSS è, come profetizzò il geniale Vladimir Konstantinovič Bukovskij, la riedizione aggiornata dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche.
Con la benedizione di Tusk e della Ue,
un “compagno”, già servo degli occupanti russi, è destinato, salvo brutti tiri da parte di franchi tiratori, a diventare l’anacronistico Presidente della Camera dei deputati (Sejm).
Si tratta di Włodzimierz Czarzasty, che fu, dal 1983 al 1990, membro del Partito Operaio unificato polacco (POUP) – il partito che prese il posto del Partito comunista di Polonia (KPP) sanguinosamente cancellato da Iosif Stalin, dal Komintern e da Palmiro Togliatti, per la presenza di troppi israeliti, ergo sicuramente ostili agli amorosi sensi in pista di lancio con i nazisti.
Poiché la mela non cade mai lontano dal melo, Włodzimierz ricalca le orme di Zygmunt, suo padre, che fu primo segretario della Pomerania e nel 1988 segretario del CC del partito.
Non risultano pentimenti e rammarico da parte dei due Czarzasty per le persecuzioni e i delitti del regime comunista, neppure per l’omicidio di padre Jerzy Popiełuszko, un sant’uomo che vietò ai suoi fedeli di usare la forza per difenderlo ( «Chiediamo di essere liberi dalla paura, dal terrore, ma soprattutto dal desiderio di vendetta. Dobbiamo vincere il male con il bene e mantenere intatta la nostra dignità di uomini, per questo non possiamo fare uso della violenza»).
Questo prete che intendeva vincere il male col bene fu, invece, considerato pericolosissimo: in primis, per il misfatto d’aver nel 1983 organizzato il primo pellegrinaggio di operai a Czȩstochowa.
La classe operaia che non crede al Politbjuro, ma al Creatore, al prete e non al Pcus, dispiacque assai.
Preso di mira dai servizi di sicurezza del governo di Wojciech Jaruzelski- il generale costretto all’autogolpe, perché alla sua richiesta di intervento militare sovietico Jurij Andropov rispose “niet”[1] -, Popiełuszko fu oggetto di intimidazioni ed attentati, quindi sequestrato, torturato, ucciso e gettato nel lago di Wloclawek.
Gli assassini, grazie alla “giustizia rossa”, prima evitarono la prevista pena di morte, quindi, dopo una breve detenzione, furono rimessi in libertà.
A proposito del Diritto vigente in Polonia, torna comodo citare babbo Czarzasty, il quale, dopo la caduta del comunismo, si riciclò indossando la toga. Proprio il gran numero di magistrati già persecutori di dissidenti o con un passato nel regime poliziesco del Poup spinse il governo di centrodestra di Jarosław Kaczyński
a varare una profonda riforma della giustizia.
Tuttavia, l’EURSS si attivò subito, tacciandola di illiberale, demonizzandola e sanzionandola. La ristrutturazione giudiziaria voluta dal governo di centrodestra avrebbe messo a rischio lo stato di diritto (comunista) e l’indipendenza e lo strapotere delle toghe rosse.
La Polonia dovrà, perciò, pagare, per una riforma già rivista, corretta e dimezzata, 320 milioni di euro.
L’Ue, insomma, si confermò covo di ignoranti, di incompetenti, di smemorati, nonché di militanti socialcomunisti.
Sarà, dunque, soddisfatta Bruxelles se un Paese membro dell’Ue vedrà la propria Camera dei deputati presieduta da un comunista matricolato.
Non è ancora il “1984” di George Orwell, ma siamo già alla “Fattoria degli animali”.


