Al festival del cinema di Venezia è stata presentata la serie Tv in 6 episodi “Portobello“ diretta da Marco Bellocchio, che dichiarato di essersi disinteressato a suo tempo del “caso Tortora“ come quasi tutto un certo culturame radical- chic che si dava appuntamento a Capalbio. Appare un buon segno che la serie “Portobello“ si riferisca in primis alle lettere dal carcere di Enzo Tortora – lo storico conduttore della trasmissione televisiva Rai – inviate alla compagna Francesca Scopelliti.
Stamattina, aprendo il “Corriere della Sera“ che ha dato la notizia con il dovuto risalto, ho chiesto ad una ventenne al bar della spiaggia se sapesse chi fosse stato Tortora. Mi ha detto subito che non sapeva nulla neppure di “Portobello“, la celebre trasmissione di Enzo in Rai.
Che i giovani non sappiano nulla di Tortora è un male (a volte dimenticare può anche essere un bene che significa che alcuni fatti negativi del passato sono stati rimossi e archiviati da un presente migliore), è un male, ripeto, perché la vicenda giudiziaria, mediatica, umana e civile di Enzo arrestato e ammanettato in diretta televisiva è una pagina di storia che non si può dimenticare, come l’affaire Dreyfus dell’ Ottocento, il capitano ebreo (e’ il caso di ricordalo oggi più che mai) accusato ingiustamente e difeso da Zola. Pannella che difese Tortora, fu lo Zola solitario del Novecento.
Ho provato a chiedere alla giovane interlocutrice se sapesse almeno di Dreyfus, ma mi ha confessato di non sapere di cosa si stesse parlando. Forse è il caso di una bella ma ignorante ragazzina che non fa testo, ma forse è l’esempio di una gioventù che non ha studiato a scuola, non ha mai letto un giornale, legge pochi libri futili, ha avuto insegnanti inadeguati ed è incollata al telefonino per ore.
E’ il segno nefasto dei tempi che viviamo che si sappia tutto di Pippo Baudo e nulla di Enzo Tortora perché il suo caso fa da pietra di paragone in termini di civiltà per non dimenticare mai i danni mortali provocati da una giustizia ingiusta. Tortora fu accusato senza prove da pentiti pluriomicidi. Un vero pentito fu Maurizio Peci ucciso dalle Br per il suo “tradimento“. I pentiti contro Tortora erano delinquenti comuni e nulla di più. Molti altri pentiti si dimostrarono non credibili, specie quando furono usati da magistrati come minimo poco attenti.
La tragedia di Tortora forse non doveva essere ricordata attraverso la metafora di Portobello, ma doveva essere titolata direttamente il caso Tortora.
C’è da sperare che la nuova serie televisiva possa scuotere le coscienze intorpidite da un populismo ignorante ed arrogante di cui i giovani sono le prime vittime.
Anche i liberali di Zanone (che Tortora definì ironicamente il farmacista di Pinerolo) girarono la faccia da un’altra parte, dimenticando che Tortora era un liberale del PLI e soprattutto dimenticando cosa fosse lo stesso liberalismo. Allora solo Alfredo Biondi seppe stare dalla parte di Enzo. Gli altri, in primis la sinistra giustiziera, fu contro il borghese per bene Tortora, magari strizzando l’occhio ai terroristi rossi. E’ per questi motivi che la ventenne in bikini mozzafiato che non sa nulla di Tortora, deve rivestirsi di una consapevolezza storica e civica senza la quale si può solo stare in spiaggia a prendere il sole.
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