Non  siamo né  negazionisti , né  riduzionisti, ma semplicemente obiettivi  ed amanti  delle statistiche, contro  terrorismo, catastrofismo accentuato  dalle “varianti”, e  limitazione  della  libertà  di movimento  e di stampa. Questo infatti è l’ulteriore dramma che viviamo da un anno , dove  vengono distorte, offese  e  vilipese le  voci  indipendenti  che cercano di spiegare  e denunciare, pur nella  accettazione  della pericolosità del virus, le continue violazioni  della  libertà personale e del diritto di proprietà, e  l’assurdità  di determinati blocchi e chiusure, mentre  nulla si fa  per aumentare il numero utilizzabile dei posti letto , specie per i casi più gravi, dove ultra  prudenzialmente non si vuole superare il 30% degli esistenti  per l’impossibilità  di gestirli. Cominciamo dai numeri, al 21  febbraio: i  2.809.246  colpiti  dal corona virus, rappresentano  il 4,65%  della  popolazione  “ufficiale” italiana, ma di questi, mentre si sottolineano  i decessi  che ne rappresentano  il 3,40%, la  percentuale più alta  rispetto a Francia e Germania, non  si dà  il dovuto risalto  al numero dei guariti  che  rappresenta lo  82,75%  del totale,  evidentemente  curatisi  a casa, dato che  in terapia intensiva  sono solo 2.094   malati  e altri ricoverati  17.804. Quanto poi alla  suddivisione dei deceduti  gli ultra ottantenni  ne rappresentano la  maggioranza, tanto  che l’età media dei deceduti sfiora l’81%, molti dei quali  affetti  da altre patologie  o  residenti in comunità  assistenziali dove la diffusione del   virus  era  facilitata dalla  promiscuità  dei  ricoverati. Queste  comunità  ed altre simili, gli assembramenti  immotivati e non  altri sono  i focolai, mentre  si è  creduto  che bar e ristoranti  aperti dopo le 18, ma aperti  per  pranzo, fossero luoghi  di diffusione, come pure  il  girare, per lo più  con automezzi  dopo le 22  e non  dopo le 24. Se  le Chiese  hanno potuto riprendere  le attività  liturgiche  con segnalazione  dei  posti, perché lo stesso non  poteva avvenire nei cinematografi  e nei teatri? Demonizzare  uno sport  sano, in località  incontaminate, come lo sci, eccettuate le gare ufficiali, quando  era ed è facile  bloccare gli accessi, raggiunto  un certi numero  di  sciatori  e ridurre il numero  degli stessi nelle cabinovie  rappresenta  una sadica  volontà  di colpire  non solo  gli imprenditori, ma  gli utenti, come  pure  solo adesso  si è deciso di riaprire musei  ed altri luoghi di interesse archeologico, facilmente controllabili  quanto a numero di persone  desiderose  di  godere  queste bellezze. Così  che  diventa patetica  la pubblicità cartacea e televisiva  di  meravigliose località  da  visitare, le loro delizie gastronomiche, quando  fino  al  27  marzo  è stato riconfermato  dal nuovo governo  lo stesso  sistema  repressivo, comprese  le seconde case, le  cui conseguenze  negative di ordine  economico e sociale  vengono  diffuse, con i numeri impressionanti  di  centinaia  di migliaia, quasi mezzo  milione, di posti di lavori persi  di attività  cessate in via definitiva, dagli stessi notiziari che un istante prima  avevano segnalato  e sottolineato  il numero dei nuovi colpiti dal virus. Mettiamo questi numeri sui piatti  della  bilancia  e  tiriamone le conclusioni.

     Domenico  Giglio

Roma, 22 febbraio  2021