Sono passati 50 anni ma i ricordi e i sentimenti sono vivi e presenti in me come fosse allora.

Ero commissario agli esami di Maturità il 2 luglio 1975, isolato dal mondo per molte ore, come si addiceva ad un esame con un minimo di residua  serietà. La notizia della  improvvisa morte di Valdo Fusi, tramite un bidello, riuscì a filtrare e a raggiungermi. Ne rimasi sconvolto. Avevo visto Valdo il 29 giugno per il mio onomastico che andammo a festeggiare all’allora celebre  “Capannina“ di via Donati, ritrovo degli amici pannunziani delle origini. E’ probabile che non stesse già bene perché si limitò ad assaggiare una forchettata, rubandola dal mio piatto, anche se la sua conversazione fu come sempre molto effervescente, un vero scintillio di parole e di ragionamenti. Era l’uomo libero di sempre, non certo allineato al nascente conformismo delle Giunte rosse su cui ironizzava. Anche di questo argomento parlammo senza il paraocchi che alcuni avevano già subito adottato, allineandosi al nuovo corso anche al Centro “Pannunzio” da  cui si distaccarono, preferendo l’allineamento a sinistra come scelta di pavido conformismo. Ci fu anche chi per davvero si lascio’ lavare il cervello e diventò comunista,ma questo sconcio Valdo non lo vide.

Uscito dal liceo dopo la prova d’esame, mi misi subito in movimento per sentire la moglie di Valdo Edoarda e soprattutto per avvisare i dirigenti del Centro “Pannunzio“. Fusi aveva appena vinto la sua più importante battaglia pannunziana per la Mostra leonardesca che si sarebbe tenuta in autunno alla Biblioteca Reale, malgrado i dinieghi arroganti  del direttore Dondi e le esitazioni del neo ministro Spadolini che venne ad inaugurare l’esposizione, ma si rifiutò di dire una parola sull’on. Fusi, mancato da pochi mesi. Non pariamo dell’assessore rosso alla cultura Balmas che ignorò persino il Centro Pannunzio promotore dell’evento insieme all’Ept. Se ci fosse stato Valdo non avrebbe osato il futuro plumbeo funzionario comunista all’assessorato alla cultura che non era neppure laureato, come scoprii in tempi successivi. 

A ricordare Valdo ci pensò il sindaco Novelli che  a pochi giorni dalla sua morte gli dedicò un piazzale, (destinato a diventare tristemente un   parcheggio sotterraneo), anche contro il parere dei comunisti che non volevano avallare l’idea di Novelli di onorare Valdo.

Andai ai funerali ad Isola d’Asti con Mario Bonfantini, il francesista allora presidente del Centro “Pannunzio” .La commozione era superiore al caldo intollerabile. Si tenne un funerale non adeguato a Valdo per gli interventi superficiali, pronunciati dai preti e dagli oratori. L’unico all’altezza fu l’avvocato Gianni Oberto Presidente uscente della Regione Piemonte. Al cimitero Silvio Geuna si esibì in un saluto improvvisato e poco opportuno, anche se molto sincero, come era nel suo costume. Mi pare di ricordare che la Resistenza allora ancora viva e vegeta fosse stata latitante ai funerali forse anche per il caldo afoso e il clima politico determinato dalle Giunte rosse al potere.Ricordo di aver visto Aldo Viglione designato presidente della Regione a cui manca un voto per giungere alla maggioranza.

Chi aveva il cuore in tempesta per la morte improvvisa di Valdo, non parlò, ma non trattenne il pianto. In tutti questi 50 anni non sono stati molti coloro che hanno ricordato Fusi, cogliendone l’importanza di resistente, di avvocato, di politico, di scrittore, di amante di Torino. Il 10 luglio alle ore 11 nella Sala Rossa del Comune, verrà solennemente ricordato. In autunno la Città Metropolitana ha patrocinato delle letture per le scuole di “Fiori Rossi al Martinetto“ di Fusi. 

Carla Gatti e’ la vera e nobile  “vestale“ del culto e del ricordo di Fusi, il cui archivio è conservato presso la Biblioteca “Giuseppe Grosso“ della Città Metropolitana. Grosso, Fusi, Guglielminetti furono  alcuni dei grandi torinesi della seconda metà del secolo scorso. L’editore Riccadonna non ha ritenuto, per i cinquant’anni della morte del suo autore, di ristampare il capolavoro di Fusi “Fiori rossi al Martinetto” che io avevo curato nella nuova edizione del 2011, centenario della nascita di Valdo, con l’opportuna prefazione di Marcello Maddalena.

Il 10 luglio sarò in Sala “Rossa” in Comune a ricordare Fusi e depositerò un mazzo di fiori rossi sul banco occupato da Fusi in Consiglio Comunale. Mentre scrivo questo ricordo, ho davanti a me il biglietto augurale che Valdo mi inviò per il Capodanno del 1975: “Buon anno, vecchio LEONE”. Devo dire che il Leone, invecchiato di mezzo secolo, ha perso gran parte della sua criniera ma la forza morale lasciatami  in eredità da Valdo è rimasta intatta. Non so se ne sono stato degno.