Bentornati a una nuova pagina di “Cinema Tips” che con quest’articolo debutta ufficialmente nel 2021. Abbiamo deciso di iniziare l’anno in grande stile parlandovi di un lungometraggio di cui purtroppo in Italia se ne sono quasi perse le tracce, anche in virtù del fatto che girò molto poco anche nelle sale cinematografiche, visto l’argomento delicato che tratta. Senza dilungarmi troppo, il film di cui sto parlando è “Il giardino di limoni”. Uscito nel 2008, si tratta di una produzione che lega Israele, Germania e Francia, per la regia di Eran Riklis. Il tema centrale è il conflitto israelo-palestinese, ma visto da un punto di vista insolito, ossia quello di una donna palestinese disposta a tutto pur di difendere il limoneto ereditato dal padre dai capricci e dalle prepotenze del Ministero della Difesa Israeliano. Lo spunto del film è tratto da una vicenda reale che coinvolse il ministro Shaul Mofaz che, attraverso un abuso di potere, riuscì a ottenere l’abbattimento del limoneto di un’agricoltrice cisgiordana di nome Salma Zidane, nonostante questa meraviglia della natura in realtà non creava alcun pericolo per l’incolumità del ministro, della sua famiglia e della sua sfavillante abitazione. Basti pensare che nel film il Ministro della Difesa israeliano decide di far costruire la propria casa proprio sul confine cisgiordano obbligando così la sicurezza nazionale ad adottare misure molto pesanti per la difesa di quell’abitazione. L’unico ostacolo, per puro capriccio del politico, è quel meraviglioso limoneto appartenente a quella contadina. Molto interessante, a mio avviso, è la particolare complicità tra donne che emerge tra l’agricoltrice e la moglie del Ministro, la quale non apprezza l’abuso di potere di fronte a questa meraviglia della natura. Un film su un tema sempre attuale e delicato che naturalmente va oltre la questione del conflitto trattato: queste situazioni di abuso in tutto il mondo sono quasi all’ordine del giorno e non escluderei che lo siano anche nei Paesi considerati di prim’ordine. Anche perché è bene ricordare che un conflitto non è rappresentabile soltanto da una questione bellica, cioè da azioni militari, ma possono essere presenti in molte situazioni: dalla comunicazione massmediatica alle aule di un tribunale. Un lungometraggio che sarebbe tranquillamente educativo anche nelle scuole superiori visto che può insegnare quanto possa essere importante la sensibilità emotiva ed empatica di fronte a scelte. Se un giorno qualcuno dovesse diventare una persona influente, è bene che queste caratteristiche facciano parte del suo bagaglio culturale ed emotivo.