Al Senato della Repubblica, la presenza di Senatori non elettivi e nominati a vita, è una concessione simbolica al vecchio Senato del Regno, che in base a 21 categorie di appartenenza, prevedeva la nomina regia dei Senatori secondo precisi criteri che consentivano alle intelligenze più alte e ai cittadini più meritevoli, di accedere a Palazzo Madama, anche durante il fascismo. Il fascino del Senato del Regno deve aver lasciato un buon ricordo se è vero che ne esiste ancora oggi una imitazione da operetta, che si richiama ai fastigi sabaudi, senza averne titolo alcuno e senza che nessuno commini sanzioni penali per abusi fin troppo evidenti. La sinistra coerentemente alla Costituente avrebbe voluto un Senato elettivo come era nello spirito della Repubblica, mentre la destra avrebbe voluto una parte di senatori nominati. Si giunse al compromesso della nomina da parte del Presidente della Repubblica di 5 cittadini per altissimi meriti verso la Patria, ai sensi dell’articolo 59 della Costituzione. Essi avrebbero dovuto illustrare, come diceva Einaudi, la Nazione nei diversi campi, anche se in passato alcuni senatori vennero attinti dalla politica e neppure della migliore: Taviani e il cocainomane Colombo sono gli esempi peggiori. Poi ci furono anche Valletta e Montale, Agnelli e Pininfarina, Levi Montalcini, Bobbio e Valiani, Spadolini e il poeta Trilussa. Montanelli rifiutò il laticlavio, come fece anche Toscanini. Oggi c’è il decrepito Carlo Rubbia che non ha mai dato un apporto concreto ai lavori del Senato, la professoressa Cattaneo, anch’essa assai poco attiva politicamente, la signora Levi, celebratissima per i suoi insistenti appelli, le sue commissioni e per le cittadinanze onorarie davvero sterminate, che non ha nulla a che vedere con il grande Primo Levi, che subì il campo di sterminio, ma fu anche un grande uomo e un grande scrittore, famoso e tradotto in tutto il mondo, che nessun Presidente nominò Senatore a vita. Infine c’è Renzo Piano, l’archi star del ponte di Genova, che cede il suo vitalizio di Senatore per borse di studio. Questa ultima infornata di senatori, insieme alla nomina di Mario Monti, servì al presidente Napolitano per cacciare Berlusconi dal Governo nel 2011 e blindare il suo successore, nominato Senatore prima ancora di aver conseguito gli altissimi meriti richiesti dalla Costituzione: un caso incredibile, se non fosse tristemente vero. I Senatori a vita non sono gran che considerati, se si eccettua in questi ultimi anni la signora Segre, onnipresente a tutte le cerimonie, in tutte le circostanze possibili. Furono anche fondamentali per sostenere Prodi anche se Mastella riuscì a batterli. La Senatrice Levi Montalcini – da quanto so – si pentì amaramente per questo ruolo non in linea con la grande dignità del suo passato. Ma quando un Governo non ha i voti dei Senatori eletti per sopravvivere per qualche tempo, ricorre a quelli vitalizi che si prestano a volte al gioco. Anche il prof. “Giuseppi” Conte ambirebbe a quei voti che non merita e che sollecita con spavalda sfrontatezza. Uno dei senatori vitalizi di diritto come ex Presidente della Repubblica Napolitano, per ragioni di salute, non può più accorrere in soccorso. Restano Monti, sempre disponibile a questi inviti, malgrado il suo fallimento politico, le due signore, Rubbia e Piano. Sarebbe dignitoso per il Senato che i Senatori a vita si sottraessero a queste sollecitazioni che non sono dignitose per chi le fa e per chi eventualmente le accetta.
I Governi democratici si votano con i parlamentari eletti, senza ricorrere a ripieghi. Se poi pensiamo ai Cinque Stelle e alla scatola di sardine che dicevano di voler aprire ,comprendiamo la situazione assurda e comica che si creerebbe. In ogni caso, sarebbe tempo di pensare ad abolire i Senatori a vita che non hanno una reale utilità ed hanno costi ragguardevoli con uffici e segreterie davvero sfarzosi a palazzo Zuccheri, vicino a palazzo Madama. Andrebbe anche messa in discussione l’assurda nomina a vita, che nel nuovo millennio appare del tutto ingiustificata. Nessuno in democrazia può ambire a posti vitalizi che invece tanto bene si attagliano alle dittature del terzo mondo. Neppure più il Papa si ritiene di per sé a vita.
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