Hammamet       (Italia, 2020)

Regia: Gianni Amelio

Soggetto: Gianni Amelio

Sceneggiatura: Gianni Amelio, Alberto Taraglio

Fotografia: Luan Amelio Ujkaj

Musiche: Nicola Piovani

Scenografia: Giancarlo Basili

Costumi: Maurizio Millenotti

Trucco: Andrea Leanza

Interpreti

Pierfrancesco Favino: il Presidente ovvero Bettino Craxi

Livia Rossi: Anita alias Stefania Craxi

Alberto Paradossi: Bobo Craxi

Luca Filippi: Fausto

Silvia Cohen: La moglie Anna

Renato Carpentieri: il politico

Claudia Gerini: l’amante

Omero Antonutti: il padre

Giuseppe Cederna: Vincenzo compagno di partito

Hammamet è nota e importante località turistica della Tunisia, un luogo di vacanza apprezzato e frequentato, in cui molti più che benestanti hanno costruito residenze principesche. In questa città di mare, fondata in epoca romana e ancora ricca di vestigia, negli anni Settanta Bettino Craxi fece costruire la sua villa che, in quegli anni, era fuori dall’abitato.

In questa villa Gianni Amelio ha girato gran parte del suo film, con il consenso di Stefania e Bobo Craxi. “Li ho incontrati – ha dichiarato il regista – e ho spiegato il progetto. Si sono fidati, conoscevano i miei film. Il fatto che non fossi mai stato un socialista, men che meno un militante, deve averli stranamente rassicurati. Né un film fazioso, né un santino, ho promesso.”

E infatti Amelio ha mantenuto l’impegno, senza alcun dubbio, perché ha cercato con il suo stile narrativo, senza troppi fronzoli, pur lavorando anche di fantasia, di descrivere gli ultimi mesi di vita di Bettino Craxi, privilegiando l’aspetto umano, il racconto complesso di sentimenti reali e controversi, della solitudine di un uomo che era stato potente, temuto, ammirato e invidiato, adulato e obbedito da tanti che, solo grazie a lui, raggiunsero posizioni bramate e ben locupletate.

Nel film tutto ciò emerge dalle parole di Craxi, dal ricordo degli anni in cui, politico di alto livello, dominava la scena italiana. Magistrale all’inizio è la sequenza del quarantanovesimo Congresso del PSI, con Craxi applauditissimo al quale, in colloquio privato, il compagno di partito Lorenzo cerca di aprire gli occhi, avvertendolo che la tempesta si avvicina e i giudici lo incrimineranno, ma lui, il Presidente, non vuol credere, non vuole dare peso all’avvertimento. Nella sala ormai vuota e silenziosa vengono ammainate le bandiere del PSI, quasi funesto presagio della fine del partito.  Sarà così che Craxi andrà a rifugiarsi nella sua casa di Hammamet, in autoesilio, secondo altri in fuga per evitare processi e arresti.

Ammalato, sovrano senza trono, il Presidente è assistito dalla figlia Anita che si occupa di lui con infinito amore per alleviargli le sofferenze fisiche e morali, per aiutarlo a vivere, sopportandone sfoghi e rabbie.

Il film di Amelio è semplice e intimista e pare rifugga dal suggerire chiavi di lettura, non voglia addentrarsi tra i pericoli di un sentiero in ripida salita, più affine a storici e commentatori politici. Tuttavia non mancano stimoli simbolici, come il momento in cui il Presidente in esilio commenta la presenza del carro armato non più potente e in rovina tra le sabbie, oppure il breve dialogo con il politico navigato che viene a fargli visita, o il sogno di morte in cui ritrova il padre.

Hammamet è un film di pregio soprattutto per l’interpretazione di attori bravissimi, tra i quali emerge uno straordinario Pierfrancesco Favino che è diventato Craxi non solo grazie al trucco perfetto (cinque ore e mezza al giorno durante le riprese), ma dal tono della voce, persino dal modo di respirare, dagli sguardi, da ogni movimento la somiglianza risulta pressoché totale. È una trasformazione impressionante: è Craxi, a tratti quasi commovente nei momenti fatali. Un vero e proprio esempio da manuale di recitazione. Di valore pure musiche, fotografia, costumi. Per queste ragioni è un film da non perdere.

Beppe Valperga