Pochi giorni fa alla Reggia di Venaria Reale, si sono celebrati due singolari Eventi, la Tappa piemontese de “La Milanesiana”, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi e l’inaugurazione ad un anno dalla sua scomparsa, di una Mostra in ricordo di Ezio Gribaudo. In realtà  era la consacrazione di due famiglie molto simili  tra loro  ed entrambe legate da una lunga amicizia. Amicizia che lega anche me a loro, da quasi 40 anni, quando Ezio Gribaudo e Vittorio Sgarbi venivano nel mio studio in via Cavour, prima e dopo le Mostre di Palazzo Bricherasio. Piemontesi anomali, i Gribaudo, in quanto molto estroversi, eclettici e non conformisti. Ezio, Lisetta, Carlo e Paola, la sua naturale erede artistica, che accompagna le sue doti di editore,  collezionista a quella di Mentore di giovani talenti, in qualità di Presidente dell’Accademia Albertina. La famiglia Sgarbi  viceversa esprime appieno la sua emilianita’, che solo chi ama o proviene da quelle terre, capisce a fondo. Come figlia di una mamma, nata tra Modena  e Ferrara, mi riconosco in tutto quell’ardore, quella spontaneità ,quella a volte ruvida dolcezza e curiosità, sintomo di intelligenza, che solo gli emiliani hanno. Le intemperanze di Vittorio,  che conosco  dai primi tempi del Costanzo show, da cene e passaggi in auto  a Roma, dove abitavamo   vicinissimi, entrambi in via dell’Anima, e diverse volte ospite nella sua dannunziana abitazione, ne sono la cifra. Le sue visite a  due miei cantieri a Chivasso e Settimo Torinese, anche se lui ricorda solo quest’ultimo, sono il suo modo di apprezzare una persona. Come Paola ha avuto dal Padre, il grande Ezio, trasmesse le sapienze ed il gusto del bello, egualmente Vittorio ed Elisabetta hanno ereditato dai genitori Rita Cavallini e Giuseppe Sgarbi, la passione  per l’Arte.

Vittorio parlando di loro si commuove e lo capisco perché succede anche  a me con mia mamma e mio papà, entrambi colti  e ai quali sembrava normale portarmi a visitare già  in  tenerissima età, Musei ,borghi e città d’arte. Mia mamma poi era legatissima a Ferrara e mi ci portava tre o quattro volte l’anno. Vittorio  poi mi chiamo ‘a Roma per contestare un brutto progetto per il “nostro Palazzo dei Diamanti” che il Comune  aveva deciso di rifunzionalizzare, invitando una trentina di architetti tra cui me, scegliendo poi quello di uno studio per nulla  rispettoso della monumentalità rinascimentale. Elisabetta e Paola sono le donne amorevoli, creative e forti di queste due grandi famiglie ed hanno vissuto, respirato l’arte, la bellezza sin da bambine e con un entusiasmo e forza giovanile continuano  a portare tradizione, innovazione e sperimentazione  nel campo dei Beni Culturali.