Carabinieri nizzardi nella storia d’Italia, di Achille Ragazzoni

Ogni epoca storica, anche la più gloriosa, possiede luci ed ombre. Ciò vale pure per il nostro Risorgimento, uno dei punti meno luminosi del quale fu la cessione, nel 1860, di Nizza, allora città indubitabilmente italiana, fatto che, oltretutto, rese esule in patria uno degli artefici della nostra unità nazionale, il generale Giuseppe Garibaldi.

Le glorie militari nizzarde italiane sono sconosciute, oggi, ad oriente e ad occidente di Ventimiglia. In Francia, è ovvio, nessuno ha interesse a mettere in luce tutto ciò che può legare Nizza all’Italia, mentre qui da noi, non essendo Nizza più italiana, queste cose interessano poco o nulla…

Dopo che Nizza fu ceduta alla Francia per il voto di un Parlamento che per l’onore d’Italia, sono parole dello stesso Garibaldi, “meglio non fosse mai surto” (come quello che ratificò il trattato di Osimo più di un secolo dopo…), circa diecimila persone abbandonarono la Contea di Nizza per non diventare francesi.

In questo articolo, senza avere la pretesa di ricordarli tutti, scriverò di alcuni carabinieri nizzardi che, onorando l’uniforme da essi indossata, onorarono anche l’Italia.

Si fanno nascere i Carabinieri con le Regie Patenti di Vittorio Emanuele I 13 luglio 1814, in realtà iniziarono a funzionare, nei primi tempi in maniera quasi “sperimentale”, circa un mese e mezzo dopo. I Carabinieri nacquero come Corpo, divennero Arma nel 1873 e Forza Armata nel 2000.

Il loro primo comandante fu proprio un nizzardo, Giuseppe Alessandro Thaon di Revel (1756 – 1820), membro di una famiglia che, generazione dopo generazione, ha dato gloria e lustro all’Italia.

Tra i primi nizzardi ufficiali dei Carabinieri troviamo Antonio Cauvin di Sospello, nell’entroterra di Mentone, ove era nato nel 1767. E’ probabile che si tratti di un antenato del generale Luigi Cauvin, nato a Nizza nel 1856 e morto a Roma nel 1944, che fu Comandante Generale dell’Arma.

Comandante in seconda dei Carabinieri tra il 1835 ed il 1837 fu, di origine nizzarda ancorché nato a Torino, il colonnello Giacinto Cottalorda che, per il valore dimostrato, suscitò l’ammirazione di Alessandro Manzoni, che ne scrisse. Fu il primo ad adoperare i carabinieri in un’operazione di protezione civile, oltretutto molto rischiosa, durante l’epidemia di colera. Questo aiuto alla popolazione fece guadagnare ai carabinieri molte simpatie tra la gente comune. Un altro Cottalorda, Stefano, nativo di Beglio in Val Roja, si distinse per aver sedato, in Sardegna, le pericolose e sanguinose lotte tra pastori ed agricoltori.

Un altro importante personaggio fu Trofimo Arnulfi, nato a Scarena nel 1803 e morto a Valperga nel 1880. Nel 1857 fu inviato a Genova per reprimervi una supposta insurrezione repubblicana, che poi non ci fu. Lo stesso ministro Urbano Rattazzi gli sconsigliò di adoperare il pugno di ferro, rischiando di peccare per eccesso di zelo. Il Rattazzi, politico molto abile, aveva capito che per fare l’Italia ci volevano anche i repubblicani e riuscire a far indirizzare la loro foga contro lo straniero, piuttosto che contro Casa Reale, sarebbe stato tanto di guadagnato… Nel 1859 l’Arnulfi è a Milano primo comandante dei Carabinieri nella città appena liberata, dopo il 1861 in Italia meridionale a combattere il brigantaggio. Si deve all’Arnulfi l’istituzione della Legione Allievi Carabinieri.

Una famiglia nizzarda che diede carabinieri all’Italia fu quella dei Caravadossi, conti di Aspromonte e baroni di Toetto di Scarena. Il capitano Vittorio comandò il Distaccamento Carabinieri aggregato ai volontari di Garibaldi in Trentino nel 1866. Il Duce delle Camicie Rosse così gli si rivolse per iscritto al termine della campagna: “…accogliete una parola di lode per il magnifico contegno da voi tenuto presso tutti i Corpi Volontari in tutta la campagna del ’66, e graditela come ben meritata da voi e dai vostri subordinati”.

Un’altra nobile famiglia nizzarda che diede molti illustri militari all’Italia è quella dei baroni Corporandi d’Auvare. Tra i carabinieri, Marcellino, che, nel periodo tra le due guerre mondiali diverrà Presidente della benemerita e patriottica Associazione tra Oriundi Savoiardi e Nizzardi Italiani.

Quando Garibaldi sbarcò in Sicilia, il potere borbonico si sgretolò in maniera velocissima, oltre ogni previsione ed i garibaldini furono spesso costretti, manu militari, a salvare i funzionari borbonici dal linciaggio. Allora Garibaldi, per mantenere l’ordine pubblico, richiamò in servizio i gendarmi che si erano eclissati e ne arruolò di nuovi, costituendo il Corpo dei Carabinieri Reali di Sicilia, che ebbe la qualifica di primo corpo militare dello Stato. Per aiutare i nuovi commilitoni, che si trovavano in una situazione particolarmente difficile, Garibaldi si rivolse a Torino, che inviò un drappello di trenta carabinieri comandati da un nizzardo, il maggiore Francesco Saverio Massiera.

Sempre nel 1860, nella campagna per la liberazione delle Marche, si distinse, e per questo venne decorato, un ufficiale dei Carabinieri nizzardo, il sottotenente Carlo Francesco Ferrero.

Nelle guerre coloniali troviamo, a distinguersi, l’ufficiale dei Carabinieri Giovanni Artuto Carossini, di famiglia originaria di Villafranca, che fu il primo porto militare sabaudo. Venne decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare ad Adua (1896), della Croce dell’Ordine Militare di Savoia a Creta, o Candia, come allora si diceva (1897, gli italiani intervennero per far cessare i massacri tra greci e turchi nell’isola) e della Medaglia di Bronzo al Valor Militare in Libia (1911). Persona coltissima, parlava numerose lingue anche dell’oriente europeo, prima della Grande Guerra comandò la scuola della Gendarmeria greca a Salonicco, invece dopo fu tra gli istruttori che contribuirono a formare modernamente la Gendarmeria turca.

Il colonnello Agostino Cougnet fu un altro nizzardo tra i Carabinieri. I suoi due figli, Filippo ed Ippolito furono ambedue medici, collaboratori di Cesare Lombroso. Il primo, alla scoppio della Grande Guerra, benché già molto anziano (era nato a Nizza quando essa era ancora italiana!) pretenderà di essere richiamato in servizio e dirigerà l’Ospedale Militare di Vercelli. E’ interessante questa notizia, davvero poco nota: un loro cugino, Armando Cougnet (Nizza 1880 – Milano 1959) è stato il fondatore della più popolare competizione ciclistica qui da noi, ossia il Giro d’Italia, che dirigerà sino al 1948. Pochi dei lettori, immagino, avranno supposto le origini nizzarde del Giro! (Io ne scrissi proprio sul nostro Magazine):

Chiudo qui, ricordando le parole che il senatore nizzardo Giovanni De Foresta pronunciò di fronte all’alto consesso del quale faceva parte il 9 giugno 1860: “Cedete, se inesorabile necessità vi obbliga, a questo doloroso sacrifizio, cedete il territorio nizzardo, ma non cedete le sue tradizioni, i suoi fasti, le sue glorie, che sono pur glorie nostre, perché sono glorie italiane (…) Nizza la città fedelissima sarà una città francese; io però non cesserò di essere italiano…

ACHILLE RAGAZZONI