“C’è un mondo reale, molto più vasto di quello compreso nei confini della scienza: prima di trovarne le leggi, per quello che ci sarà concesso di capire, bisogna “sentirlo”, viverlo, riconoscerlo”, si legge nelle pagine del periodico del C.I.C.A.P., Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale. Alla fine dell’800, Napoli adotta uno dei personaggi più singolari del secolo. Eusapia Palladino nacque nel 1854 a Minervino Murge, in provincia di Bari, da una famiglia contadina ma fu nella città partenopea che, ancora giovanetta, scoprì di possedere facoltà medianiche, partecipando per caso a una seduta spiritica, nella casa dove faceva la bambinaia. Alexandra Rendhell, antropologa, studiosa di tematiche dell’esoterismo, autrice di numerosi studi e articoli sull’argomento, ripercorre in un saggio che si legge come un romanzo, la vita della famosa medium. EUSAPIA PALLADINO La medium star disperazione della scienza – Apeiron edizioni, è una narrazione accurata che servendosi d’inediti documenti, relazioni scientifiche, articoli di giornali rintracciati in biblioteche e archivi, come mostra l’ampia bibliografia, ricostruisce non solo il percorso fenomenologico, ma delinea l’aspetto intimo della vicenda di Eusapia. Uomini di cultura e scienziati del tempo Lombroso, Morselli, il fisiologo premio Nobel Charles Richet, de Rochas, Eduardo Scarfoglio, ebbero modo di osservare i suoi eccezionali fenomeni attribuiti da alcuni all’intervento dell’aldilà, da altri a una capacità della mente di origine sconosciuta e da altri ancora, intellettuali come Ferdinando Russo o Roberto Bracco a trucchi artificiosi. Donna non bella ma intrigante, amata, ma anche criticata e vilipesa da scettici e irriducibili razionalisti, non si sottrasse mai alle sperimentazioni e ai controlli effettuati con i più precisi strumenti scientifici di allora e, anche quando furono provate, in alcuni casi, gli inganni, rimase sempre il dubbio della sua buona fede. Ospite di salotti intellettuali e gabinetti scientifici viaggiò non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania, Polonia, Russia e negli Stati Uniti, alimentò con le sue controverse prestazioni il dibattito sui fenomeni paranormali e le scienze psichiche il cui interesse andava diffondendosi negli ambienti accademici e culturali. Il termine “paranormale” indica tutta una serie di fatti che si collocherebbero su un diverso livello di realtà, rispetto a quella ordinaria e che, oltrepassando le normali capacità sensoriali, impiegando altre forze ed energie sconosciute alla scienza, consentirebbero prestazioni eccezionali. Telepatia, psicocinesi, precognizione, spiritismo sono studiati scientificamente da circa 120 anni, ma le indagini finora condotte hanno prodotto risultati deludenti. Il campo di azione assolutamente al di fuori delle comuni leggi naturali conosciute e l’impossibilità a provare con metodi razionali e ripetibili gli eventi ne fanno un argomento scomodo e, al tempo stesso, affascinante. Molti episodi sono stati spiegati attraverso le nuove teorie scientifiche o gli espedienti illusionistici ma ancor oggi resta l’enigma dell’inconoscibile e le prospettive ancora sconosciute di quel nuovo rapporto che la fisica quantistica sta instaurando tra scienza e spiritualità. Eusapia Palladino fu protagonista della sua epoca e di una sete di conoscenza intesa a percorrere strade inedite e rivoluzionarie. Non fu un caso se a Napoli, la medium trovò l’atmosfera migliore, grazie, scrive Ugo Cundari “a una filosofia tutta napoletana che da sempre vede nella unione degli opposti (materia e spirito, vita e morte) il suo nocciolo più autentico”. Alexandra Rendhell traccia un ritratto profondamente umano della donna, mettendo in risalto la fanciullezza segnata dalla povertà, dal dolore per la perdita dei genitori e da una ferita alla testa che per molti specialisti sarebbe stata all’origine delle sue facoltà.  Ostinata e tenace, non imparò mai a leggere e scrivere, ma lavorò assiduamente come cucitrice e aprì un piccolo negozio ai Quartieri Spagnoli dando lavoro a donne in difficoltà. Dal matrimonio infelice non ebbe figli e colmò il dolore di questa mancanza aiutando bambini abbandonati. Sebbene analfabeta, avvertiva istintivamente l’ostilità dei suoi detrattori, così come apprezzava l’affetto protettivo dei sostenitori, alla continua ricerca di una normalità agognata, sacrificata a un destino sorprendente che le regalò lustro e angosce, denaro e ansie da prestazione. Alla vita modesta e frugale condotta nella città partenopea reagiva con capricci e originalità nei suoi viaggi all’estero. Famosi furono i suoi cappelli e i gioielli, i vestiti eleganti ostentati in pubblico, le maniere autoritarie e grossolane cui fece da contrappeso una grande generosità verso amici e parenti. La biografia è un’analisi rigorosa ma non pedante di una personalità singolare che, di là dalle convinzioni individuali, ha il merito di essere stata testimone del percorso impervio e ancora ignoto della conoscenza. Così, se da un lato, imperversando tuttora le credenze pseudoscientifiche che offrono agli uomini calore e conforto, bisogna essere saldi nel controllo delle mistificazioni e degli imbrogli criminali e nella difesa del buon senso, dall’altro, occorre tenere sempre la mente aperta  poiché, ci ricorda Shakespeare: “Ci sono molte più cose in cielo di quelle che riusciremo mai a capire e spiegare”.