La situazione è gravissima! Oltre a morire di Covid, abbiamo cominciato anche a morire per i suoi effetti nefasti sulla nostra vita economica, relazionale, esistenziale. Leggiamo e sentiamo una valanga di notizie e messaggi e post di indignazione, di accuse, ma che mi sembrano tutte parziali, locali e spesso strumentali. Nel giugno scorso, finito il lock down, mentre il governo e le istituzioni sermoneggiavano sul “non abbassare la guardia” e su probabili “seconde ondate”, non si è fatto nulla per potenziare le strutture e il personale sanitario e per attrezzare e rimodulare, nella nuova era Covid, tutto il “Paese”; anzi si sono anche smantellate le strutture d’emergenza realizzate, come quelle alle OGR di Torino e altre come quella della fiera di Milano, le polemiche sulle RSA, sulla scuola, il tutto in un clima insensato di giustizialismo e di commissioni d’inchiesta. Quindi è ripreso (anzi non si è mai interrotto) il teatrino della politica, (che continua a pensare al superfluo mentre manca il necessario), con schermaglie cruente quanto inconcludenti, in un gioco che coinvolge le istituzioni (Governo, Regioni, Comuni), usate reciprocamente nella lotta politica. Gli interventi “di ristoro” e assistenziali sono stati e sono pannicelli caldi, che non risanano, non ricreano e allargano sempre più la voragine del debito pubblico. Mentre nel contempo non si sono usati i fondi subito disponibili del MES e si è continuato a vagheggiare e crogiolarsi con i miliardi del Recovery Fund che sembravano già in tasca, ma che la stoltezza di una UE, misera e cieca, non ha ancora reso disponibili, e se va bene lo saranno fra un anno, e dovremo aspettare due/tre anni prima che vengano spesi e abbiano effetto sulla nostra ripresa. E non serve evocare il “male comune” tra le nazioni UE, perché l’Italia era in fondo alla classifica prima del Covid, in un ciclo economico di crescita zero e di incipiente recessione. “Il Dio toglie la ragione a quelli che vuole rovinare”, dicono i nostri testi classici. E allora, continuare con generici appelli al buon senso e alla concordia è pura e sterile ipocrisia. Ci vuole un “Governo di Salvezza Nazionale”. Siamo in guerra, ci avviamo verso una catastrofe economica e sociale. E l’iniziativa, alta e autorevole, non può che venire dal Presidente della Repubblica, con un messaggio alla Nazione e al Parlamento, per un programma di emergenza straordinario da affidare ad un governo di “Salvezza Nazionale”, il più ampio possibile, che lo gestisca e lo realizzi in deroga a tutta la jungla di leggi e norme burocratiche e giuridiche che ne impedirebbero l’efficacia e la rapida attuazione.
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