«Capisco l’angoscia di Grillo, ma non bisogna trascurare il dolore della ragazza. Io e il Movimento siamo per l’autonomia delle toghe e per la lotta alla violenza sulle donne». È arrivato tardivo il commento di Giuseppe Conte alle dichiarazioni del garante pentastellato che in un video sui social ha difeso il figlio e altri tre suoi amici dall’accusa di stupro nei confronti di una studentessa. Da vero cerchiobottista, Conte si dice convinto della «sensibilità» di Grillo su questi temi, ma allo stesso tempo prende le distanze da quello che è diventato un vero e proprio caso politico. Tutte le “pasionarie” del M5S si sono schierate al fianco del comico genovese, ma non sono mancate nel partito voci discordi: l’ex ministro della difesa, Elisabetta Trenta, ha infatti definito «sbagliato» quel messaggio, che l’ha «colpita come donna». Tutte le altre forze politiche hanno espresso solidarietà alla presunta vittima di stupro, rea, secondo Grillo, di aver denunciato tardi l’accaduto e per questo consenziente. Per i grillini, questa vicenda rischia di tramutarsi in una rognosa gatta da pelare in vista delle future alleanze con il Partito Democratico. Proprio il vicesegretario Dem, Giuseppe Provenzano, ha ribadito che «il futuro dell’alleanza dipende dall’evoluzione del M5S, dal tentativo in corso da parte di Conte di creare un nuovo Movimento». Le parole di Grillo hanno suscitato grande malumore dalle parti del Nazareno. I paletti per il Pd sono chiari: l’alleanza si costruirà solo partendo da valori comuni condivisi. Non è un caso se Conte ha difeso la magistratura esaltandone la sua autonomia e indipendenza. La giustizia è uno degli argomenti più delicati e controversi per la futura coalizione, divisa tra posizioni garantiste e tesi giustizialiste. Il doppiopesismo usato dai grillini e l’arroganza del loro capo hanno palesato, ancora una volta, il qualunquismo, la decadenza e la bassezza culturale di gran parte del Movimento. Ma veniamo al discorso di Grillo: sono tre i temi inaccettabili. Primo, il ruolo della donna. «Perché una persona che viene stuprata la mattina, il pomeriggio va in kite surf e dopo otto giorni fa la denuncia?» si chiede il comico. La vittima si fa dunque ai suoi occhi bugiarda e colpevole a priori, il presunto carnefice innocente a prescindere. La donna non viene creduta e così facendo viene colpevolizzata due volte: perché fragile e perché di facili costumi, sminuendo in questo modo la portata di un gesto così efferato. È quella cultura maschilista che si può riassumere nella frase di Vittorio Feltri che, difendendo l’invettiva del leader genovese, ha dichiarato in merito ai casi di stupro: «si tratta di prepotenza maschile e debolezza femminile». Bene ha fatto Maria Elena Boschi a dire: «Grillo dicendo così fa un torto a tutte le donne vittime di violenza, perché forse lui non sa il dolore di quelle donne che cercano il coraggio per denunciare». Non sta a noi risalire alla verità di quanto accaduto, sta però a noi rimarcare l’importanza della cultura dell’uguaglianza e della dignità, la differenza tra lo stato di diritto e lo stato autoritario. E veniamo al secondo punto. L’articolo 27 della Costituzione afferma che la responsabilità penale è personale e che l’imputato non può essere considerato colpevole fino alla condanna definitiva. È la presunzione di innocenza tanto cara al comico pentastellato quando si tratta di indagini riguardanti suoi familiari e suoi parlamentari, quanto dimenticata e calpestata quando si tratta di attaccare un proprio avversario. Dire «mio figlio non ha fatto nulla, arrestate me» significa non conoscere le fondamenta della nostra giurisdizione. Se a sostenerlo è poi un leader politico è ancora più preoccupante perché lascia intravedere una concezione personale della giustizia e della democrazia più simile a quella di Chavez piuttosto che a quella di Montesquieu. E veniamo all’ultimo punto: la separazione dei poteri. L’attacco di Grillo ai pubblici ministeri che stanno indagando sulla vicenda è semplicemente vergognoso, specie se fatto da chi ha fondato la propria carriera politica sulla gogna mediatica altrui. «Voglio una spiegazione: perché un gruppo di stupratori seriali compreso anche mio figlio non è stato arrestato?» sbraita contro i magistrati “l’elevato”, decretando, senza processo, l’innocenza del figlio. Evidentemente Grillo non sa, o finge di non sapere, che l’arresto, come stabilisce il codice di procedura penale, può esservi solo in caso di flagranza di reato. Se fu sesso consenziente oppure no, lo stabiliranno i giudici attraverso le indagini ed eventualmente un giusto processo. Come ci ricorda la Costituzione, il potere giudiziario è soggetto soltanto alla legge, per nostra fortuna. Se il Movimento Cinque Stelle vorrà avviare un reale processo di cambiamento, dovrà inevitabilmente emanciparsi e prendere le distanze da una cultura così pericolosa e profondamente illiberale. Uomini morali e non moralisti, è questa la differenza tra chi considera la politica un servizio pubblico e chi una contesa all’ultimo «Vaffa».
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