SULLA RICORRENZA DEL 9 NOVEMBRE (ex L. 61/2005)
Legge 15 aprile 2005, n. 61 Istituzione del «Giorno della libertà». 1° comma. La Repubblica italiana dichiara il 9 novembre «Giorno della libertà», quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo. 2° comma. In occasione del «Giorno della libertà», di cui al comma 1, vengono annualmente organizzati cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà evidenziando obiettivamente gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti».
Il Centro Pannunzio invita a cogliere l’opportunità offerta da una legge dello Stato per ripercorrere le cronache di quei giorni, dell’anno 1989 e di tutto quel prodigioso ciclo di avvenimenti, che permise un così grande rivolgimento positivo con un così minimo spargimento di sangue.
Invita altresì a confrontare la buona riuscita di quel processo con le difficoltà e i fallimenti occorsi ad altre latitudini, come per esempio le cosiddette primavere arabe. E riflettere quindi, in queste settimane di recrudescenza delle pratiche terroristiche, sul portato di valori che denominiamo “giudaico-cristiani”.
Invita poi a mettere a tema, come indica il secondo comma della legge, i due opposti concetti: il totalitarismo a fronte del binomio democrazia-libertà.
Oggi il totalitarismo è declinato in nuove forme: può convivere con un’economia mista e con (più o meno libere) elezioni; l’ingerenza nella vita privata può manifestarsi non più (o non solo) con le ispezioni nelle case private per scorgere crocifissi appesi o libri vietati, ma in forme sofisticate come il “Sistema di credito sociale” della Repubblica popolare cinese, un apparato di sorveglianza di massa, dove il cittadino è osservato in ogni suo comportamento privato ed è passibile di punizioni anche non fisiche ma non meno spietate (esclusione da servizi, da voli aerei, da certe scuole, da lavori di prestigio, iscrizione su “lista nera pubblica”).
Un approfondimento di questi temi permetterebbe di verificare gli elementi di totalitarismo nel territorio governato dall’organizzazione terroristica Hamas. E consentirebbe altresì di valutare Israele secondo indicatori seri e obbiettivi: uno Stato di diritto, l’unica democrazia che si possa incontrare a partire dal mare innanzi alle Canarie fino all’India. Verificare come la minoranza araba sia rappresentata in tutti i livelli della Pubblica Amministrazione, fino alla Magistratura e compresa la Corte Suprema. La assoluta libertà di culto, la possibilità per la popolazione araba di accedere alle università come Medicina senza numero chiuso (ciò che invece vale per la popolazione ebraica) proprio per favorire l’integrazione e la partecipazione alla vita sociale dello Stato di Israele. Magari pure accennando al Welfare e a una Sanità che cura indistintamente tutti, compresi i palestinesi, siano essi della Cisgiordania o da Gaza stessa.
In queste settimane, in cui abbiamo dovuto vedere come il sonno della ragione abbia animato tanti cortei, vera fiera dell’ignoranza e dell’ideologia (in Israele l’apartheid!), ebbene raccogliere l’invito alla riflessione offertoci dalla legge sul 9 novembre può far bene a studenti e docenti.