Mentre la politica, la scienza, l’economia sono divise e litigano, dividono e fanno litigare, il volontariato è unito, unisce ed è portatore sano di bene comune; spesso nel silenzio più totale, generalmente nell’anonimato perché “chi aiuta non si fa pubblicità”.


Esiste però, deve essere conosciuta e riconosciuta una parte di società civile capace di agire abbattendo divisioni e steccati.
Deve essere conosciuta perché altrimenti siamo portati a credere che nessuno e niente sia più degno di fiducia e speranza.
Invece c’è molta fiducia, c’è molta speranza. Se solo ci si ferma ad osservare il respiro della foresta che cresce,
si scopre che è molto più forte del goffo albero che cadendo rumorosamente aggancia la nostra attenzione.
Chissà quanti esempi si adoperano in una città grande come Torino. Prendiamone uno, come quello che nasce spontaneo e si autoalimenta nel quartiere di periferia, quasi un paese nella grande Barriera di Milano: Borgo Vittoria.
Intanto scopriamo che in questo caso il collante è il comitato di zona che regolarmente si riunisce attorno ad un tavolo per promuovere idee, progetti, iniziative con il solo ed unico intento di migliorare la qualità della vita di chi ci vive, lavora, transita, si ferma a fare acquisti. Non per niente si chiama Tavolo di Borgo Vittoria. Scopriamo che è composto da cittadini, associazioni, commercianti, chiese, attivisti politici, artisti, storici del luogo, architetti, imprenditori. Scopriamo che ogni anno realizza varie iniziative, senza alcuna risorsa se non l’ingegno, la buona volontà, le relative professionalità o attitudini messe a disposizione di quel semplice scopo comune. Con il lockdown ci si sarebbe potuti aspettare l’inesorabile polverizzazione di tutto ciò, perché dopotutto è risaputo che “se non c’è guadagno personale, alla prima difficoltà tutti i buoni propositi vanno a farsi benedire”. Invece no. Invece il Tavolo di Borgo Vittoria ha continuato a riunirsi su piattaforma web, ha continuato a pensare a cosa fare, come fare a restare uniti e attivi. Invece di polverizzarsi si è consolidato: sono nate idee per per il futuro e azioni immediate per il presente come la raccolta e consegna gratuita di alimenti a persone messe in ginocchio dalla chiusura forzata. Il volano ha continuato a girare e non si è fermato. Come d’incanto – perché sembra un miracolo anche se non lo è, o forse sì – il “Tavolo” realizza un volantino, si mette in contatto con i commercianti di vicinato, i cittadini comprano e lasciano qualcosa “in sospeso”, l’associazione NAIM, proprio nella parrocchia di Piazzetta Chiesa della Salute raccoglie e distribuisce. Nel borgo c’è anche il gruppo di Protezione Civile della Chiesa Scientology, che quando necessario si occupa dei grandi quantitativi, come venerdì mattina con quasi due tonnellate di frutta caricata dal Gruppo Solidarietà Alimentare e consegnata a NAIM. In questo modo, con l’impegno di persone, associazioni e gruppi, molte famiglie stanno ricevendo supporto, appoggio, solidarietà. Chiamiamolo come vogliamo, si riassume in aiuto. Questo è solo un esempio. Ci sarebbe un intero mondo di esperienze come questa da scoprire, raccontare, conoscere, con le quali collaborare. Quando l’aiuto è sincero e disinteressato le barriere cadono e si sciolgono come neve al sole. Non esiste fazione politica, scientifica, economica, religiosa. Non ci sono santi – suona appropriato questo modo di dire – per chi vuole dividere e governare. E ora che il lockdown sta perdendo rapidamente intensità, si lavora già alla pedonalizzazione della via Vibò, ad organizzare i punti verdi con mercatini e spettacoli nella piazza, con i dehor e la festa di via. Certo nel rispetto di regole e distanziamenti, ma con la voglia di trasformare il più presto possibile la chiusura, il lockdown, in una coinvolgente apertura trainata dalla volontà e dal volontariato, per tornare, senza paura, a prosperare. E se questa fase la chiamassimo “Openup”? Potrebbe essere il prossimo inglesismo ad andare di moda, stavolta con il segno più.