“Dizionario del bibliomane”, Sellerio Editore, (presentato al Centro Pannunzio il 3 Febbraio 2023), è una delle ultime opere di Antonio Castronuovo: scrittore, traduttore, curatore, giornalista e collaboratore di diverse riviste e persino editore nella sua veste di cofondatore della collana “Millelire”, lanciata nel 1989  (libricini venduti al prezzo di mille lire).  Ha pubblicato tanti altri libri, tra i quali “Suicidi d’autore”, “Macchine fantastiche”, “Alfabeto Camus”, “Ossa cervelli mummie e capelli”. Dunque, Antonio Castronuovo di libri se ne intende, a tutto tondo, come possiamo ancor più dedurre da questo suo “Dizionario del bibliomane” in cui, già in premessa, spiega che il libro racconta una nutrita serie di fatti inerenti all’amore e alla passione per i libri. Amore e passione che possono manifestarsi anche in forme e manifestazioni anomale e persino morbose e patologiche. E qui, dalla bibliofilia, si passa alla bibliomania, alla bibliolatria, alla bibliofagia. Castronuovo, con sapienza e con brillante stile narrativo, questi fatti ce li racconta in questo dizionario che, dalla A alla Z, comprende quasi 500 scenette o siparietti dedicati a questo variegato mondo dei libri, che l’autore, con illuminante sintesi, costruisce anche attingendo agli scritti e opere dell’universo letterario internazionale, come Umberto Eco, Immanuel Kant, Roberto Musil, Anatol France, Paul Lacroix, Gesualdo Bufalino, Mario Scognamiglio, Raymond Queneau, Giuseppe Pontiggia, Francesco Petrarca, William Shakespeare, John Maynard Keynes, Roberto Bolano, Arthur Bloch, Jacques Bonnet, Carlo Goldoni e tanti altri. In questo dizionario, l’autore ci fa scoprire tante altre declinazioni della bibliomania, oltre a quelle suddette, scopriamo la “Bibliocastia”, ovvero tutte le varianti delle ostilità ai libri; la “Bibliotafia”, colui che seppellisce i libri; ed ancora la “Bibliorrea”, quella di tanti scrittori logorroici e incontinenti che per esprimere un concetto scrivono tre pagine; tra cui anche scrittori famosi come Proust, Dickens e Balzac. E ci sono altri siparietti  gustosi e interessanti: sulla figura del Bibliofilosofo; sul Libro Raro; sull’Antibiblioteca; sulla figura  del cleptomane e furti di libri; sulla biblioteca ideale, ovvero i libri della mia vita; sul prestare i libri che finisce col perderli o rovinarli e col rovinare anche le amicizie; sui tarli e altri parassiti dei libri; ci sono anche le due pagine dedicate a Monaldo Leopardi, artefice della grande biblioteca privata di Recanati, che arrivò a raccogliere 12.000 libri; qui l’autore dice: “Chissà cosa ne sarebbe stato di Giacomo Leopardi e dei suoi studi se suo padre Monaldo si fosse invece dedicato ai suoi trastulli di provincia?”.  Come dicevo, le scenette e siparietti sono tantissime, si leggono con piacere e interesse e ci fanno scoprire tante cose della vita e della letteratura. Concludo questa mia recensione, citando ancora due pagine del libro dal titolo “Il peso della cultura”, ovvero il peso di chi ama i libri e ne possiede tantissimi, come l’autore che racconta delle difficoltà che si creano nella vita, specie quando si cambia casa; l’autore dice che ha cambiato casa sette volte, con traslochi sempre più onerosi e faticosi e con gli spazi per i libri che non bastavano mai; ma … “Nessuno di loro merita di essere buttato via; non c’è stato  volta nella quale abbia deciso di rinunciare a un libro …”. E questa ci pare una bella  ed edificante affermazione e ci riporta al grande piacere di avere tantissimi libri (qualcosa che, per dirla con Leonardo Sciascia,  poteva somigliare alla felicità; del resto Sciascia scrittore ed editore ha parlato della “Felicità di far libri). Così come un altro siparietto che Antonio Castronuovo ama citare, come ha fatto nella serata di presentazione al Centro Pannunzio, in conversazione con Anna Antolisei, ovvero sulla inevitabile domanda che si sente ricevere chi ha tantissimi libri e che Castronuovo, da buon bibliomane, con una biblioteca di circa 5000 libri, ha ricevuto spesso, ovvero: “Ma lei li ha letti tutti?”. Castronuovo si diverte citando la risposta di Roberto Leydi che a quella domanda rispondeva: “Ah, ne ho letti molti di più, signore, molti di più”. Ed ancora la risposta ironica di Umberto Eco: «No, questi sono quelli che debbo leggere entro il mese prossimo, gli altri li tengo all’università». Infine aggiunge quella di Alberto Manguel, il quale rispondeva che se proprio non li aveva letti, di sicuro li aveva aperti tutti. “Personalmente”, conclude Castronuovo, “mi riconosco nella sensazione a molti nota: che avere i propri libri attorno a sé li rende in certo modo letti. Basta guardarli, sfiorarli, aprirli distrattamente, e quella sensazione si manifesta.” E anche questa, a me pare una bella risposta, e nella quale mi riconosco; e, come me, penso anche molti altri, benché non sembri.