Un’interpretazione innovativa dell’Edipo Re ha fatto il suo debutto in prima nazionale a marzo 2024, presso il Teatro Astra TPE di Torino. Il successo della messa in scena, certamente meritatissimo, nasce da un delicato intreccio di fattori: la traduzione di Fabrizio Sinisi, l’adattamento e la regia di Andrea De Rosa, le suggestioni scenografiche di Daniele Spanò, le luci di Pasquale Mari, il suono di Alcaro, i costumi di Graziella Pepe e, non meno importante, l’indiscutibile bravura degli attori: Roberto Latini, Marco Foschi, Frédérique Loliée, Francesca Cutolo, Francesca Della Monica, e Fabio Pasquini. Tuttavia, ciò che davvero rende affascinante questa nuova versione non è solo la qualità tecnica e artistica, ma la capacità di rinnovare la visione di un’opera classica che, nonostante il passare dei secoli, è sempre attualissima.

L’Edipo di Sofocle continua, infatti, a essere uno dei testi drammaturgici più amati e studiati in ogni ambito: dalla letteratura alla psicologia, dalla filosofia alla giurisprudenza.
Freud ha reso universale l’interpretazione psicoanalitica del dramma, mentre i filosofi del diritto e gli studiosi di etica si sono concentrati sulla contraddizione intrinseca del protagonista, che si sente allo stesso tempo innocente e colpevole.
Edipo, segnato da un destino ineluttabile, è costretto a compiere – senza esserne consapevole – atti di abnorme gravità. E tale dicotomia, tra colpa oggettiva e responsabilità soggettiva di Edipo, non ha smesso di dividere le opinioni di giuristi e antropologi. Al punto che, ancora oggi, il paradosso al centro della tragedia continua a essere fonte di riflessione e dibattito.

IL PERCORSO DI CONOSCENZA DI EDIPO

Edipo – che aveva salvato Tebe dalla Sfinge, diventando così re della città – per porre fine alla pestilenza che stava decimando il suo popolo, va alla ricerca dell’assassino di Laio, suo predecessore. Così facendo, Edipo avanza verso una verità che si rivela sconvolgente. E, dopo essere stato obbligato dal fato a uccidere il suo stesso padre e a sposare la vedova – senza sapere che loro erano i suoi genitori –  si ritrova al centro di un’indagine processuale in veste di accusato.

Al termine del processo, avviene il più drammatico dei paradossi: Edipo è costretto a condannarsi da solo, e a scegliere l’accecamento e l’esilio come unica via di redenzione.

LA POTENTE FORZA DEI CLASSICI
Ogni nuova lettura dell’Edipo Re offre sempre spunti di riflessione inediti.
È questa la forza dei classici, opere che non solo continuano a parlarci attraverso il passato, ma ci pongono domande e risposte che sono in grado di attraversare i secoli, inducendoci ad interrogarci sul presente.
Come Italo Calvino scriveva, i classici sono quei testi che “non hanno mai finito di dire quello che hanno da dire”, e, in questo caso, l’Edipo di Sofocle resta una straordinaria chiave di lettura della condizione umana, in un equilibrio tra destino e libertà, verità e paura.

LO SCIOGLITORE DI ENIGMI E GLI ESTEMPORANEI BARLUMI DI LUCE

In questa nuova lettura proposta da De Rosa, la tragedia di Edipo si arricchisce di un’intensa riflessione sulle diverse forme di cecità: il non volere o non potere vedere. Edipo, infatti, non è solo vittima di un destino che lo travolge, ma anche di un’incapacità di vedere la verità che si nasconde dietro ai frammenti di indizi che egli stesso raccoglie. Nonostante la sua intelligenza, Edipo sembra accecato da una sorta di paura inconscia, che lo porta a rifiutare la realtà, pur avendola davanti agli occhi. Ma la verità, come si sa, è ineluttabile, e la sua lenta rivelazione si fa sempre più chiara man mano che Edipo, con determinazione, prosegue nel suo cammino di scoperta.

UNA INNOVATIVA LETTURA DEL DRAMMA DI EDIPO

De Rosa non si limita a raccontare il destino di Edipo, ma entra nel cuore della sua tragedia, interrogandosi sulla possibilità di sfuggire alla verità. Nel suo percorso, Edipo è costretto a confrontarsi con la sua stessa paura di vedere e sapere. Quando l’indovino Tiresia gli rivela che lui stesso è l’assassino di Laio, Edipo, pur sentendo la verità nell’intimo, non vuole credervi. Questa esitazione, questa continua lotta tra razionalità e paura, è il cuore pulsante della rappresentazione. La scena si apre su una stanza buia e claustrofobica, che diventa il simbolo di quel percorso interiore in cui Edipo, pur cercando disperatamente di salvare la città, si trova a fronteggiare un nemico più grande: se stesso.

INTERESSANTI SCELTE DRAMMATURGICHE

Una delle scelte più intriganti della messa in scena di De Rosa è l’assegnazione allo stesso attore, Roberto Latini, del ruolo di Tiresia e degli altri messaggeri. Apollo, infatti, come simbolo del destino, si manifesta in modo enigmatico e ambiguo, con un linguaggio che sfida Edipo a decifrarlo, ma senza che il protagonista riesca a comprendere il suo vero significato. In questo modo, la tragedia diventa anche un saggio sulla natura di Apollo, un dio solare e aggraziato che, al contempo,  porta con sé una forza vendicativa e sanguinaria. Edipo, per quanto possa cercare la verità, si troverà sempre disorientato e incapace di comprendere appieno il suo destino.

La scenografia, con i suoi pannelli trasparenti, non solo evoca la pestilenza che affligge Tebe, ma ci richiama anche alla nostra contemporaneità, suggerendo il tema del contagio, sia fisico che sociale. La luce e il suono, così ben calibrati, amplificano la tensione, portando lo spettatore in un’atmosfera di costante attesa e inquietudine, sospeso tra il desiderio di verità e il timore di fronte ad essa.


In questo nuovo Edipo Re, il teatro non si limita a raccontare una storia antica, ma ci pone di fronte a domande senza tempo: possiamo davvero conoscere la verità? E, se lo facciamo, siamo pronti a pagarne il prezzo? Il lavoro di De Rosa non solo rinnova un classico, ma ci invita a riflettere sul nostro stesso rapporto con la verità, sul nostro timore di vedere e sull’ineluttabilità del destino. Una potente esperienza teatrale, che affascina e coinvolge, portandoci a confrontarci con la nostra stessa natura umana.