IL  RUGGITO  DEL  TOPO

Non molti ricorderanno  questo  spiritoso  film del 1959 , protagonista  Peter Sellers , attore impareggiabile, che ne interpreta  più  personaggi , ma ,  inspiegabilmente  questo titolo  mi  è venuto  in mente , leggendo le date nel decreto governativo ,delle  prossime  riaperture , oltre quelle , modeste , già  benignamente concesse. Così  mi è parso un ruggito  leggere  che dal 1 giugno, ( perché attendere  ancora un mese ? ), si potrà  pranzare e cenare anche  all’interno dei locali. E  poi un altro ruggito   per  i centri termali  che  devono attendere il  1  luglio  e così  per convegni  e congressi ? Se bene organizzati  con personale  efficiente e larghi  spazi  tutte  queste  attività  potevano  essere già riaperte  da tempo ridando slancio  ad associazioni , circoli , club ,fondazioni  ed altro  bloccate nei loro lavori e nelle loro attività  sociali , culturali , assistenziali e politiche  E  quei locali  che  di giorno  sono immuni dal Covid , mentre , stranamente  diventano  un  possibile focolaio la sera ? E poi i matrimoni , sì dal 15 giugno ,ma non i compleanni ?  e la gran concessione  di poter ricevere quattro amici o parenti  dal 17 maggio  ? e delle seconde case  dove  genitori possano accogliere figli e nipoti e viceversa ?  Vige ancora l’assurdo ed offensivo , per il diritto di proprietà , divieto di accoglienza ? E per i centri commerciale chiusi nei fine settimana ,l’ultimo ruggito, insieme con  il coprifuoco  estivo  dalle 22, con il cielo ancora luminoso ? Speravamo  in  animali mitologici, ci ritroviamo con dei roditori.

IN  AFRICA; QUANDO  LE  ENERGIE  ALTERNATIVE ?

Ogni  giorno, ogni  giornale  parla e straparla dell’ambiente L’Europa  accusa  se stessa per non  avere  diminuito maggiormente l’uso di combustibili  solidi , liquidi e gassosi .Questo senso di responsabilità  è  bello ed encomiabile , ma  noi europei non ci sovraccarichiamo di responsabilità  che andrebbero  divise  su  altre popolazioni  e continenti . Un  esempio fra tutti il caso dell’Africa . Un miliardo  trecento  milioni di abitanti  di cui seicento milioni ancor  oggi  privi di elettricità . Vogliamo lasciarli , metaforicamente, al buio ? E l’attuale suddivisione delle fonti energetiche  qual è ? Con il grande sole specie  in quella  detta “sahariana”  qual è  oggi la percentuale  del sole e  del vento ? La risposta è tragica : il 2,47% mentre i combustibili solidi  sfiorano il 30%. Perciò  lo sforzo  per gli stati africani  è  duplice e  pesantissimo : aumentare il valore assoluto  dell’energia  prodotta   e la percentuale delle rinnovabili . Saranno in grado di compierlo, ed in quant  tempo ?

IL  FUTURO   DELLE  CITTA’ E’  NELLE  MEGALOPOLI ?

A  questa domanda  la risposta  è semplice  : non è  il futuro , ma  il presente. E  con  questo l’ aumento dell’inquinamento perché  le  grandi città  sono  le  più  inquinate ed inquinanti  e già  oggi  quelle che superano i dieci milioni  di abitanti  sono decine , in grande maggioranza  in Asia  ed Africa, esempi Shanghai  con 29.863.000  abitanti , Pechino con 24.516.000, Lagos con 16.346, Delhi con  16.314.000  e Kinshasa  con  10.354.000. Nel complesso mondiale la popolazione urbanizzata   si attesta sopra  il  50% con tendenza a raggiungere il 60% entro pochi anni . Il termine metropoli  è superato  e  megalopoli  è più  esatto, ma a prescindere  dal nome  queste realtà già esistenti  hanno mostrato  la  loro fragilità  nei servizi e nella sicurezza , tranne in Cina dove un regime totalitario  può  tenere  la popolazione  con il  “pugno di ferro”. Di  questo  però  si parla poco o nulla, forse  perché  modificare questa tendenza , analogamente  a quella dell’aumento della popolazione mondiale , oggi  di sette miliardi  ottocento milioni , di cui l’Europa  rappresenta molto meno del 10%  e con tendenza alla diminuzione,  non  si risolve  in riunioni  anche ad altissimo  livello, ma  con il  contenimento  delle nascite  che solo la Cina , in passato , con il figlio unico ,riuscì ad imporre,  ma  chi  oggi  potrebbe riproporre  questa  imposizione  ?  

AUMENTO POPOLAZIONE  E  DANNI  AMBIENTALI

Il fatto che la popolazione mondiale  che nel 1850  fosse  1.265.000.000  e dopo un secolo   raddoppiasse raggiungendo  nel 1950, i 2.516.000.000,e  da allora cominciasse a galoppare  raggiungendo dopo appena cinquant’anni , nel 2.000 , i  6.115.000.000,  prima di raggiungere i settemiliardi ottocento milioni  odierni , viene completamente trascurato  nelle cause del degrado ambientale . Pure  queste persone  debbono vivere e quindi respirare ,nutrirsi , usare  l’acqua , muoversi ,proteggersi , riposare  e  a loro volta restituire  alla terra  quanto assorbito per sopravvivere  e poi  prolificare. Tutto questo avviene ad  impatto “zero” ? Gli analisti che citano  deforestazione  o  i  grandi allevamenti bovini, senza specificarne  ubicazioni   e numero  degli animali, come cause  del degrado , non hanno  studiato  l’effetto di questo numero crescente ed incontrollabile  della popolazione  e come metterci un limite. Si vuole, ad esempio , riportare i consumi  a quelli di epoche lontane, annullando tutte le conquiste tecnologiche  degli ultimi  anni ? Da  una parte la digitalizzazione , dall’altra l’abecedario ?E questo  sarebbe giusto nei confronti  dei  nuovi abitanti , specie giovani, privarli di quanto , nelle parti più sviluppate economicamente e socialmente del pianeta  già  si usufruisce  da decenni ? E’ la decrescita economica  che si auspica  già  da  alcuni  ? Nessuno per ora  risponde .ma una risposta  è necessaria  ed improcrastinabile.