L’insostenibile leggerezza dell’essere parlamentare. Anzi, non leggerezza, bensì inutilità. Anno 2008, credendo di dover rappresentare gli interessi dei cittadini italiani, dopo essermi ben informato, presi la parola a Monte Citorio per illustrare i danni ambientali, economici, umani derivanti dal proliferare dei cinghiali e dall’ibridazione con razze suine importate. Feci presente la necessità di un programma di abbattimenti e di prolungare i tempi della caccia al cinghiale. La maggioranza di anime belle, ecosostenibili e bio-psicotici mi diede dell’assassino. Oggi, cani e… porci lamentano ogni giorno l’invasione dei cinghiali anche nelle grandi città e nei centri storici, ma il termine “abbattimento” rimane tabù. Si pensa soltanto a sbarrare l’accesso ai cassonetti. Ed io resto il feroce assassino di 24 anni fa.