Per il centenario dell’omicidio di Giacomo Matteotti, il professor Pier Franco Quaglieni regala un sapido, documentato ed accurato saggio.

La figura di Matteotti, in verità, è divenuta paradossalmente più importante ed indimenticabile, soprattutto perché vittima di sgherri fascisti capitanati da Amerigo Dumini, il 10 giugno 1924.

Quaglieni mette in chiara luce i pregi del socialista democratico:

 – l’essere in primo luogo immune dall’ubriacatura bolscevica del 1918-1921, manifestando, subito, un motivato e deciso anticomunismo;

– l’aver abbandonato l’estremismo socialista e la proposta rivoluzionaria a colpi di violenza, per sposare l’ipotesi gradualistica  ed elettoralistica del vecchio mecenate di Marx, Friedrich Engels. Di qui, la vicinanza con un gigante del socialismo come Filippo Turati.

Quaglieni, però, da autentico, valente, acribico storico non omette i passaggi sulle miopie di Matteotti:

–     essersi, ad esempio, opposto alla guerra mondiale, ben oltre il “né aderire, né sabotare” del Psi. Il suo fu un “no”, punto e basta. Sbaglio mortale insieme a gran parte dei socialisti, salvo Turati e Treves che compresero, senza, purtroppo, rendere subito pubblico il loro pensiero, l’errore di tirarsi fuori dal conflitto mondiale. Poteva mai un partito socialista di massa mettersi di lato alla Historia, mentre altri grandi partiti socialisti, quelli di Germania e Francia, votavano compatti i crediti di guerra?

–     La madornale cecità strategica fu colta dal socialista massimalista Benito Mussolini che, attraverso l’adesione all’intervento, pose il primo fondativo mattone del proprio Ventennio. Il fascismo, del resto, fu in gran parte generato dai deliri socialisti e, in seguito, comunisti, a cominciare dagli insulti e gli sputi verso i fanti contadini che rientravano dal fronte.

–     Matteotti, dunque, non comprese che. davanti all’evento bellico scompaginante il Vecchio Continente, solo due potevano essere le vie:

–     quella di Lenin, di trasformare il conflitto delle nazioni in guerra civile rivoluzionaria all’interno dei singoli Stati;

–     quella della SPD tedesca , di abbandonare l’ideologia pacifista, coniugando amor patrio e socialismo.

Tertium non datur, essendo la terza via sinonimo, come fu, di suicidio politico dei socialisti e dello stesso Matteotti.

Del prezioso saggio di Quaglieni mi piace rimarcare, inoltre, lo spazio dedicato ad un grande antifascista liberale come Marcello Soleri.