Il Mic Museo delle Ceramiche di Faenza dedica una mostra, la prima dopo la disastrosa alluvione del 16 e 17 maggio 2023 che colpì Emilia Romagna, Toscana e Marche, a Gio Ponti, l’artigiano, mago architetto che scoprì il rapporto con la ceramica appena laureato, quando, tra il 1921 e il 1923, approdò alla Richard Ginori dando vita immediatamente, anche nel suo ruolo di direttore artistico, al rinnovamento del repertorio storico della manifattura,  proiettandola verso il gusto nascente decò.

La mostra propone in quindici sezioni oltre duecento opere, tra ceramiche,  vetri, arredi e disegni, che analizzano il lavoro  dell’artista nato a Milano nel novembre 1891 e spentosi sempre a Milano nel settembre 1979.

“Impari le cose fatte con le mani. Nulla che non sia prima delle mani”. Questa celebre citazione racchiude il pensiero di Gio Ponti, che ha raccolto la tradizione classica e l’alto artigianato, adattandoli al gusto moderno.

Quella di Gio Ponti è stata una figura emblematica per la definizione dello stile made in Italy dal punto di vista non soltanto progettuale, ma anche attraverso una fitta rete di relazioni  che lo hanno legato ad artigiani, artisti  e industriali dell’epoca e attraverso la creazione di due riviste storiche, Domus e Stile.

L’artigiano architetto ha saputo trasformare  la fragilità di materiali come la ceramica, la porcellana, ma anche il vetro  e il legno, in una bellezza decisamente moderna, una bellezza fragile come il cristallo. ”Amate l’architettura. L’architettura è  un cristallo” era il titolo di un piccolo libro  che Ponti pubblicò per Rizzoli nel 1957, poi riedito  in occasione della grande mostra retrospettiva, tenutasi nel 2019 al Musée des Arts Décoratifs.

La mostra parigina era stata realizzata in occasione del quarantesimo anniversario della morte dell’artista  e inglobava tutto il suo universo; la rassegna di Faenza curata da Stefania Cretella si concentra sul periodo compreso tra il 1922 e il 1967, proponendo, appunto, duecento opere divise in quindici sezioni per analizzare il lavoro di Gio Ponti in relazione alla sua visione dell’abitare e di una vita moderna, pur passando attraverso il recupero della classicità  etrusca e romana e adattando l’alto artigianato artistico al gusto moderno.

Questo tipo di contaminazione è evidente nella splendida serie delle Mani ( di Dafne e fattucchiera), nel maestoso centrotavola delle Ambasciate d’Italia degli anni 1925/27, nella ‘Cesta con coperchio e volute traforate’, nel vaso intitolato “La casa degli efebi”, che Ponti  realizzò negli anni 1924/25. La serie delle Mani Ponti la rielabò di volta in volta o fiorita o d’oro, quasi si trattasse di una sorta di celebrazione  dello strumento di lavoro da lui preferito perché appunto affermava “Impari le cose fatte con le mani, nulla che sia prima delle mani “.

Dopo gli anni di collaborazione alla Richard Ginori, terminati nel 1933 e di cui fu direttore artistico per oltre un decennio, proponendo un continuo confronto con artisti e designer attivi in quegli stessi anni nelle manifatture italiane, Gio Ponti  tornò a collaborare con l’azienda proponendo saltuariamente  progetti e idee di grande estro creativo e stringendo rapporti con il mondo del design e delle arti creative e decorative.

Il percorso della mostra si conclude con una sezione dedicata all’eredità  e alle influenze che Ponti ebbe su autori successivi, come Alessandro Mendini, Ettore Sottass, per approdare a POL Pollionato, Diego Cibelli, Bertozzi & Casoni e Andrea Salvatori.

La mostra è un esempio virtuoso di collaborazioni tra varie istituzioni, tra cui il Museo Ginori di Doccia di Sesto Fiorentino, presso Firenze, che aprirà nel 2025, diretto da Tomaso Montanari, un museo  che è un piccolo gioiello che racconta  tre secoli della manifattura in cui Gio Ponti avvierà un processo di rinnovamento  nel segno di una ritrovata classicità,  di un  recupero del fare italiano, di collaborazione con artigiani eccellenti a lui contemporanei, quali Giovanni Gariboldi, Pietro Melandri, Libero Andreotti, Piero Fornasetti, e con aziende come le Ceramiche Pozzi, Venini, Fontana Arte e Sabattini.

La mostra  è aperta fino al 13 ottobre prossimo.

Informazioni tel 0546697311