Non è mai bene che le commemorazioni si trasformino in occasioni per riattizzare polemiche di parte e contrapposizioni, in spunti strumentali per rilanciare contrasti ormai sopiti. La storia si fa, forse, con la lotta quotidiana, e l’onesta analisi storica con gli studi e le ricerche oggettive per quanto appassionate. Né l’una né l’altra con la strumentalizzazione di momenti di raccoglimento spirituale ed emotivo intorno a quello che è stato. Né l’una né l’altra con il travisamento di fatti complessi e lontani, con radici che affondano in conflitti secolari, asservendoli ad interessi politici contingenti. Così anche il Giorno del ricordo sia semplicemente occasione di riflessione, di rimembranza, di partecipazione, di vicinanza, di umana pietà. E si possa fare oggi, senza tema di essere attaccati né etichettati, un ideale pellegrinaggio in Istria, una rievocazione dolorosa di episodi che ancora parlano alla nostra umanità e interrogano la nostra ragione. Così la strage di Vergarolla a Pola, estate del ’46, sotto il controllo inglese. Vero fatto di terrorismo etnico, decine e decine di bambini uccisi sulla spiaggia dove partecipavano a gare di nuoto (non c’erano piscine nella Pola dell’immediato dopoguerra). I resti umani provocati dall’esplosione del materiale bellico furono raccolti, ma non si poté mai accertare il numero esatto delle vittime. Nei mesi successivi la comunità italiana abbandonò per sempre Pola. Altro luogo impressionante ed emblematico di quella pagina di storia senza perdono e senza pietà, è il castello di Pisino (castello Montecuccoli), fortezza affacciata sull’orrido del fiume carsico che sprofonda nelle viscere della terra, trasformata fra il ’43 e il ’45 in luogo di tortura, di vendette, di infoibamenti. Il fascino della rocca di origine medioevale, impressionante per solidità e collocazione naturale, aveva colpito e ispirato anche Jules Verne per un suo romanzo, ma finì travolto dalle abiezioni umane. Un nome simbolo delle sofferenze di un intero Paese? Forse quello di Norma Cossetto, 22 anni, che ebbe in sorte le sofferenze e il destino peggiori, al di là delle ragioni e dei torti, del prima e del dopo, delle violenze private e delle sopraffazioni pubbliche. E poi l’esodo, uno tra i tanti della storia del Novecento, come gli altri doloroso e degno di memoria.