Guido Bodrato è mancato a 90 anni e tutti hanno riconosciuto l’importanza di un ministro e di un vice segretario nazionale della Dc che superò sicuramente lo stesso segretario, il fragile Zaccagnini, chiamato ZAC, travolto dal sequestro Moro. Bodrato è stato il riferimento intellettuale e morale del popolarismo italiano più autentico e coerente. Deputato al Parlamento italiano ed europeo ha avuto un ruolo di fondamentale importanza molto più di altri nel salvare con il partito popolare le ragioni di una grande storia politica. Potrei ricordarlo in tanti incontri che avemmo nei decenni, a partire dai convegni su Valdo Fusi, ma voglio scriverne come ministro della Pubblica istruzione quando il venerdì di una campagna elettorale politica in cui i candidati sono affannosamente occupati negli ultimi incontri, Guido venne ad ascoltare Francesco Barone al Centro Pannunzio e certo come atto formale di presenza. Ascoltò Barone e intervenne da par suo. La sua passione per la cultura era una cosa molto seria e forse superava persino quella per la politica. Era un uomo probo ,coerente ,modesto, un Dc atipico. In tante cose siamo andati molto d’accordo. L’ultima battaglia condivisa con lui fu per me quella contro il taglio giacobino del numero dei parlamentari. Già nel 1968 in un dibattito sulle regioni con Valerio Zanone ebbe il coraggio di esprimere qualche riserva sulle Regioni nascenti con illuminata e libera lungimiranza. Anche in questo caso un atto di onestà intellettuale che è la cifra del suo lungo impegno civile che ha onorato Chieri, Torino, il Piemonte ma soprattutto l’Italia. Era un uomo fedele alle sue idee, ma capace sempre del più aperto e costruttivo confronto con le idee degli altri. Fu uno statista e uomo di cultura autentico, una rara avis in una realtà italiana sempre più dominata dagli incapaci e dagli improvvisatori.
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