Un  mese di luglio torrido caratterizzato dalla siccità che sta distruggendo ambiente ed agricoltura e da una ripresa virulenta  del COVID evidenzia   un momento particolarmente difficile. La crisi energetica, l’inquietudine di parte del sindacato, la protesta dei taxisti, il caos nei voli aerei, le ripercussioni della guerra tra Russia ed Ucraina sulla nostra economia danneggiata dalle sanzioni, un’agricoltura in ginocchio, una crisi idrica molto problematica, una politica incerta appesa al filo dei Cinquestelle e alle turbolenze interne ai partiti rendono tragica la situazione italiana . Siamo alla vigilia delle grandi vacanze, i ristoranti sono pieni, la gente per ora, sfiancata dal caldo, non pensa o ,forse ,non vuole pensare a cosa la  può attendere a settembre. In un momento come questo sarebbe necessario un governo forte in grado di affrontare di petto le situazioni irrisolte e le emergenze. Non basta un governo balneare dei tempi andati. Invece la classe politica litiga e si rivela ancora una volta non adeguata. D’altra parte, gli elettori che non votano più sono maggioranza e rivelano una crisi della rappresentanza politica che vanifica la democrazia. C’è chi evoca l’Italia di cent’anni fa che accolse il fascismo come la soluzione alla ingovernabilità , ma il confronto non regge sia perché la storia non si ripete e  sia perché l’Italia di oggi non è paragonabile con quella uscita dalla Grande Guerra . Appare invece singolare il confronto con la classe politica mediocre del 1922 che consegnò con i suoi errori l’Italia al fascismo. C’è oggi un nuovo fascismo in agguato? Per fortuna nostra possiamo escluderlo ma la democrazia può morire non solo di fascismo. Draghi in questo contesto è l’unica certezza a cui dobbiamo disperatamente aggrapparci. Ha sicuramente commesso degli errori , ma non ci sono alternative. Chi vuole la salvezza dell’Italia deve rendersene conto e dobbiamo prepararci ad altri sacrifici senza i quali il nostro futuro non sarà possibile. Questa è la realtà che si presenta alla vigilia delle ferie. Il Centro “Pannunzio”, nella sua indipendenza, intende lanciare un grido di allarme e richiamare  la classe politica al senso della responsabilità e i cittadini ai propri doveri civici, i doveri a cui si richiamava Giuseppe Mazzini rivolgendosi a sé stesso e alla collettività. Senza doveri non ci possono essere diritti autentici. A tutto questo dobbiamo aggiungere il vento di guerra che resta nei cieli d’Europa come una minaccia incombente per la pace e il futuro stesso dell’umanità.