Nel 2015 è stato pubblicato uno studio della Ohio State University della dottoressa Artha Belury che suscita ancora oggi molto interesse e che si può trovare citato sul varie riviste (ad esempio “ Vuoi ingrassare? Salta i pasti” rivista LIVE : STAR BENE SECONDO LA SCIENZA marzo 2020).

Bisogna fare la precisazione che lo studio è stato condotto sui topi (giusto per la cronaca) e come dimostrato da innumerevole letteratura ha confermato che affamarsi (saltando ad esempio alcuni pasti) porta:

  1. Ad una iniziale perdita di peso (attenzione che di solito è dovuta alla perdita di muscoli e densità ossea ma non di grasso che per il nostro corpo è scorta preziosa da usare solo come ultima risorsa oppure se i centri nervosi della fame e sazietà/ dello stress mandano i corretti messaggi nutrizionali alla tiroide);
  2. Ad un successivo arresto della perdita di peso se non si aumenta il “giro di vite alimentare” affamandosi di più  (modello campi di concentramento dove effettivamente la deprivazione calorica conduceva a stabili e definitivi dimagrimenti………..con la morte);
  3. Ad un recupero con gli interessi del peso non appena si ricomincia a mangiare liberamente( e ciò capita a quasi il 100% delle diete restrittive/sconsiderate/fai da te/stressanti nell’arco di pochi anni).

Rispetto al tema delle percentuali di fallimento delle diete e dei meccanismi che vi sottendono vi dico qualcos’altro……

Tra il 1944 e il 1945 negli Stati Uniti fu condotto un esperimento che consisteva semplicemente nel dare sempre meno da mangiare ad un gruppo di persone sotto controllo medico per 6 interminabili mesi (24 settimane)!

All’inizio le persone dimagrivano in maniera coerente con la riduzione del cibo. Col passare delle settimane però bisognava sempre più ridurre l’introito calorico per ottenere il dimagrimento previsto arrivando al punto che, per tutti i partecipanti, l’unico modo di farli dimagrire ulteriormente sarebbe stato non dar loro più nulla da mangiare!

I partecipanti finito l’esperimento ripresero successivamente tutto il peso perso con più il 10%! (77 pag. 36)

Cosa accadde dopo le prime settimane? Ve lo spiego con le parole di Filippo Ongaro che è decisamente più competente di me:

  • ……..l’organismo dei soggetti coinvolti aveva drasticamente diminuito i consumi e in particolare il metabolismo basale” (77 pag. 34)
  • ……il loro corpo aveva smesso di bruciare: costretto a un’efficienza massimale da una drastica riduzione del cibo, il corpo si adatta e trattiene più grasso possibile” (77 pag. 35)

A questo punto non dovrebbe più stupirvi se a fine 2010 in Francia l’Agenzia per l’Alimentazione ha concluso che le 15 principali diete dimagranti in uso falliscono nel 80 % dei casi nell’arco del primo anno, nel 94% dei casi in 2 anni e tenetevi forti

falliscono nel 100% dei casi dopo 5 anni!! (94 pag. 79-80)

Questi dati sono in linea con quanto già documentato quasi 10 anni prima nel 2001 quando si evidenziò negli USA che dopo 4.5 anni dal completamento di una dieta ipocalorica si recuperava in media il 97% del peso (99).

In questo articolo abbiamo trattato 2 argomenti di portata immensa come la relazione tra stress e centri della fame e metabolismo e le statistiche di fallimento delle diete restrittive. Per questo vi direi che tratteremo nel prossimo articolo di una conseguenza che è stata tratta dalla pubblicazione della professoressa di nutrizione umana Belury. Ovvero che piuttosto che saltare i pasti è meglio farne di più e piccoli durante la giornata……….attenzione che questa affermazione è molto più complessa di quanto sembri a livello psicobiologico. Per cui prima di saltare a conclusioni errate (oltre a saltare i pasti) aspettate di leggere il prossimo mio articolo sull’argomento. E intanto vi lascio poche note bibliografiche: