Non sono mai stato in accordo con Vito Mancuso che considero più un libero pensatore che un teologo, un libero pensatore che vorrebbe adattare la religione cattolica ai tempi e spostarla su temi sociali decisamente progressisti, salvo poi fare un passetto indietro per non cadere nell’eresia. L’ho ascoltato ad Andora in una bellissima serata organizzata da Christine Enrile: gran parlatore, l’ho seguito con interesse, ma non mi ha convinto. Ho letto oggi un suo articolo sostanzialmente contrario al documento pontificio in cui si ribadisce la castità prematrimoniale per i fidanzati. Nel documento si parla della “preziosa virtù della castità “ senza fare riferimento al peccato di chi fa sesso fuori dal matrimonio e non con finalità procreative. Questo è un punto che andrebbe chiarito perché temo il peccato resti e che la virtù non sia una proposta del matrimonio cristiano per affrontare il quale secondo il Papa occorrerebbero anni di preparazione sull’esempio dei preti che studiano in seminario. Nel caso specifico della castità è quasi impossibile non concordare con Mancuso il quale , citando fonti bibliche , rifiuta la demonizzazione del sesso. Il ”cantico dei cantici “ è molto esplicito al riguardo. L’idea dell’astinenza dal sesso o della verginità o comunque dell’esercizio del sesso come piacere quindi come peccato appare a Mancuso come la dimostrazione di una Chiesa lontana dalla modernità . Che la Chiesa non debba necessariamente adeguarsi alla modernità , ma alla tradizione millenaria, è una mia profonda convinzione soprattutto quando la modernità coincide con l’edonismo, il nichilismo, il rifiuto di ogni moralità anche laica. La Chiesa per rimanere fedele al suo ruolo non può modernizzarsi . Una parte della crisi della Chiesa è spiegabile anche con l’aver abbandonato la tradizione. Ma sul tema del sesso, a cominciare dal celibato ecclesiastico e dal voto di castità per i religiosi, siamo proprio sicuri che il sesso sia in contrasto con la fede? E se parliamo di questi temi, la Chiesa dovrebbe sentire il dovere di esprimersi chiaramente sui LGBTQ i quali trovano in molti sacerdoti comprensione se non complicità. “Chi sono io per giudicare?” è una frase demagogica che mal si concilia con il linguaggio di un Pontefice. Ma il sesso secondo natura che la Bibbia non condanna, mentre la sodomia è bollata con parole di fuoco, è manifestazione di amore e non è semplice ginnastica amatoria con fini edonistici . Il piacere sessuale è anch’esso un dono di Dio: se non ricordo male, lo ribadì anche Papa Francesco. Se è così, può essere una virtù amarsi fisicamente o scegliere la castità. E con questo non voglio sostenere il libero amore o le teorie delle comunità sessuali di gruppo travolte dalla realtà dopo i fuochi fatui sessantottini. L’amore tra un uomo e una donna deve essere lasciato al libero arbitrio e alla responsabilità di chi vive l’esperienza più entusiasmante della vita. Vedere nell’amore dei bassi istinti, come si diceva un tempo, da reprimere, appare una via discutibile. I matrimoni combinati dalle famiglie in base ad interessi che nulla hanno a che vedere con i sentimenti sono un’eccezione e non la regola, soprattutto il ruolo della donna che è totalmente cambiato senza possibilità di tornare indietro, dovrebbe far riflettere tutti. Anche l’uso dei contraccettivi non può rimanere fermo alla condanna di Paolo VI. Non voglio una Chiesa ad ogni costo moderna , ma umana senza lassismi , ma anche senza condanne perentorie con più capacità di capire la vita umana che in tutti i suoi aspetti è dono di Dio, compreso il sesso. La cultura laica non può non dissentire e tornano fuori le vecchie incompatibilità del passato .Proporre la castità come virtù è scelta rispettabile ,imporla crea delle incomprensioni tra laici e cattolici.
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