I mezzi d informazione, in questi ultimi giorni, hanno dato notizie di alcuni casi di diffusione illecito di immagini con mezzi telefonici e telematici: mi riferisco all’allarme circa il dilagare, tra i giovanissimi, della condivisione di foto intime via “whattsap”, alla diffusione di video, del medesimo contenuto, tratti dalle telecamere di vigilanza della villa del conduttore Stefano di Martino e, da ultimo, ma non per importanza, della scoperta del gruppo “Facebook” “Mia moglie”, nel quale venivano condivisi foto di mogli e fidanzate, da parte dei rispettivi coniugi o fidanzati, a loro insaputa, con commenti oggettivanti e sessualizzanti.
Episodi e fatti come quelli sopra descritti sono sempre più frequenti, e ciò nonostante il legislatore abbia provveduto, con la legge 19 luglio 2019, numero 69, il c.d. “Codice Rosso”, ad introdurre il reato di cui all’articolo 612-ter c.p., rubricato “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”.
Ad avviso dello scrivente, ancora una volta, la parziale inefficacia della sanzione penale, sanzione comunque utile e necessaria, va ricercata a livello sociale, ed in particolare nello stesso atteggiamento che connota tutti i reati a sfondo sessuale, vale a dire il senso di prevaricazione e di potere, quando il reato venga commesso nei confronti del genere femminile, l’assenza di rispetto per la dignità della persona e per il diritto alla riservatezza, in ogni altro, diverso caso.
Il diritto svolge un ruolo di alto valore sociale, ma se non affiancato e sostenuto da iniziative educative familiari e scolastiche adeguate non può contrastare gravi fenomeni, quali, quelli sopra descritti o quello della violenza di genere.
Inoltre, i giuristi devono e dovranno sempre più adeguarsi a nuove esigenze e nuove sfide che la società presenta, quale quella dell’intelligenza artificiale e il contrasto alla violenza “online”, vale a dire perpetrata mediante i c.d. “social”, i sistemi di messaggistica telefonica telematici. Al riguardo, sicuramente non sarà sufficiente il solo Regolamento Europeo in materia di intelligenza artificiale (AI), se non accompagnato da una adeguata educazione all’uso corretto di detti sistemi, come (sembra paradossale ma è così), sta avvenendo in Cina, a partire dai bambini più piccoli.
Dunque, occorre e occorrerà tenere sempre alta l’attenzione sui fatti di cronaca sopra riportati, senza minimizzarli e inserendoli in in più ampio contesto di interventi di salvaguardia e tutela della dignità della persona.