Il caso del professor Federico Vercellone, docente di filosofia di fama, accusato di ”sguardi lascivi“ – un’accusa davvero curiosa –  durante un esame da parte della studentessa esaminanda, che venne sospeso per un mese un anno fa  dall’insegnamento è rivelatore del clima perverso che si respira in un ateneo da tempo fuori controllo non solo per l’occupazione devastante filo palestinese. Ma adesso l’umiliazione evidente inferta a Vercellone – un vero e proprio linciaggio – il quale dovrà tenere lezioni ed esami con un tutor appare davvero scandalosa.  Gli assistenti avevano il compito di collaborare con il docente, adesso avrebbero la funzione di controllare il professore e magari di correggerlo o tacitarlo, scrutandolo perfino negli occhi. Neppure il ‘68 giunse a tanto. E che il rettore Geuna taccia può essere comprensibile, ma non accettabile. Che i docenti tacciano e subiscano un atto chiaramente intimidatorio mette in crisi la dignità stessa del mestiere di insegnare. Sono cose da capo caseggiato nella Russia sovietica o nel ventennio fascista. I candidati rettori non possono esimersi dal prendere una chiara e netta  posizione in proposito. Contro  Vercellone ci sono solo calunnie, voci, dicerie. Vercellone ricorse al TAR un anno fa contro la sospensione e tuttora attende giustizia. Ma, al di là di Vercellone, va difesa la libertà di insegnamento e la dignità della funzione docente. Il clima è irrespirabile: supera persino quello dell’ Inquisizione. Eco saprebbe scriverne  come nessun altro. Un docente va cacciato se ci sono prove contro di lui, ma non può essere messo sotto tutela da parte di nessuno. La tanto citata Costituzione è stata palesemente violata.