Caro Carandini,
mi ricordo di te quando venisti a Torino ad accompagnare mamma Elena alla manifestazione tenuta al Centro Pannunzio nel 1972 per ricordare tuo padre, il Conte Niccolò, ambasciatore e politico liberale, cofondatore del partito Radicale di Pannunzio e dello stesso Centro Pannunzio. Quella sera eravamo in molti a ricordare tuo padre. Voi figli aspettaste la sua morte per dichiararvi comunisti e un tuo fratello già’ nel ‘72 si fece anche eleggere deputato nel PCI. Conservo ancora da qualche parte una tua fotografia. Tu eri agli inizi di una brillante carriera di archeologo che ti ha portato ad essere un maestro indiscusso e autorevole. Come fecero i tuoi genitori, soprattutto tua madre Elena, mi sarei atteso una tua parola di incoraggiamento in tutti questi anni, ma il nome Pannunzio voi figli di Niccolò l’avevate abbandonato per il PCI e scelte persino più estreme. Adesso pubblichi un libro di circa 800 pagine con Rizzoli dal titolo “L’ultimo della classe “ in cui fai l’autocritica dei tuoi errori politici, del tuo voler essere una sorta di Conte rosso proletarizzato, ma sempre pieno di proprietà immobiliari e di agiatezza. Come archeologo hai toccato il vertice, malgrado io non accetti lo snobismo del Fai e di Italia Nostra che è anche opera tua. Non basta un libro che vorrebbe imitare “Le confessioni di un ottuagenario”, per pareggiare i conti. Non basta criticare vigorosamente l ‘ormai inoffensivo Eugenio Scalfari, per riscattare decine di anni di conformismo di cui anche tu sei responsabile perché la tua autorevolezza scientifica ha avallato le scempiaggini demagogiche di certa sinistra. Né tuo Padre né i suoi discendenti non divennero mai classe dirigente. Non riuscì mai deputato e giurò vendetta eterna a Malagodi che gli soffiò il seggio a Milano nel 1953. Anche nel 1958 non divenne deputato. Mi sembra di cogliere nel libro un certo disinteresse verso Mario Pannunzio, l’unico politico vero di quel gruppo, morto immaturamente nel 1968. Pannunzio era la coscienza di voi Carandini che vi richiamava alla vostra storia , la storia di una nobiltà non certo di grande importanza, come dimostra quel Francesco Carandini che scrisse la storia di Ivrea. Tuo padre – permettimi di dirlo – diventò repubblicano perché Casa Savoia non vi ha mai considerato molto. Adesso con un libro di circa 800 pagine in cui bizzarramente ci informi anche sulle medicine che assumi, fai il mea culpa, come certi atei che si convertono in tarda età. Il Centro Pannunzio ha fatto a meno dei radical-chic per oltre cinquant’anni, farà a meno in futuro del Conte Carandini tornato liberale. Se proprio vuoi, vieni a farci una chiacchierata sull’archeologia e ti ascolteremo a bocca aperta.
Molte cordialità e lunga vita.