A me, sinceramente, la serie appena sbarcata sulla nota pay-tv, che racconta in maniera moderna e romanzata le vicende di questa grande donna vissuta a cavallo tra ‘800 e  ‘900, è piaciuta, molto.

Devo ammettere che, prima di leggere di Lidia in uno dei libri sulle donne, scritto dalla cara amica Bruna Bertolo, la sua vicenda personale e professionale mi era sconosciuta; ne ho apprezzato la grande forza emotiva e caratteriale che le permise, in un’epoca ancora ostile all’emancipazione femminile, di portare avanti le proprie battaglie, rinunciando agli agi che il suo livello culturale e il suo status sociale le permettevano. Lidia non fu solo la prima avvocatessa d’Italia, fu una pioniera dei pari diritti e del suffragio universale; lottò per raggiungere i propri obiettivi e spese la sua vita per gli altri. Una donna di oggi, insomma. Lidia si laureò in Giurisprudenza a Torino, nel 1881, si iscrisse all’Albo degli Avvocati dopo aver sostenuto il regolare Esame di Stato, superando tutte le prove stabilite dalla legge, ma un giudice oscurantista ne chiese la cancellazione, che fu determinata dalla Corte d’Appello di Torino. Lidia fece ricorso ma la Corte di Cassazione lo respinse e confermò il provvedimento: le fu impedito di esercitare in quanto donna!

Con grande capacità degli sceneggiatori, è proprio questo aspetto che esce preponderante dalla serie tv: in “La legge di Lidia Poet”, essi hanno lavorato su questo aspetto fondamentale, regalandoci qualcosa che non c’era, che mancava nella tv generalista. Inoltre hanno creato un prodotto che parte da una vicenda tutta italiana, per diventare internazionale. La serie di piccoli gialli, storie da detective come ve ne sono a migliaia nella tv, non sono altro che la “scusa” per permettere al caratteraccio della protagonista di venir fuori, di farsi conoscere anche per la grandezza d’animo e la generosità, eternamente spinta dal sogno impossibile di modernizzare la società della sua epoca.

Qualcuno potrebbe obiettare che è la solita serie in costume come decine di altre viste sulle reti gratuite (devo ammettere che l’uso di musiche rock e moderne come colonna sonora mi hanno fatto venire in mente una emulazione nostrana della saga dei “Bridgerton”) ma qui c’è qualcosa di nuovo. La protagonista femminile “fa le cose che fanno i maschi” ispirate a una storia vera anche se romanzata (ho qualche dubbio che la vera Lidia fosse così “disinibita” sessualmente, ma perché no?), ambientata in un periodo storico preciso: la Belle Époque, e in un luogo preciso: una magnifica Torino. Le puntate trasudano di modernità che avanza, trattata con fantasia e ottimo stile narrativo, senza dimenticare il fermento che la capitale sabauda viveva a fine ‘800, con tutto quello che ha rappresentato: lotta di classe, anarchia, nascita di una coscienza sociale e proletaria che avrà lunga vita.

Da un punto di vista tecnico, la serie è fatta davvero bene: grandi attori, giovani ma di capacità e, per Matilda De Angelis, anche di respiro internazionale; costumi veritieri e di grande pregio artigianale, ambientazioni rubate a splendide case Liberty, che a Torino rappresentano un nutrito numero di opere d’arte, primi piani che non permettono neppure la minima sbavatura interpretativa, per la crudeltà della camera digitale e una fotografia giovane, fresca.

Da un punto di vista emozionale, adoro questa giovane donna cocciuta, a volte intemperante nei modi e nelle parole, capace di imporre le sue ragioni, sempre e comunque. Il suo carattere, il suo atteggiamento nei confronti del mondo, la sua intelligenza: Lidia è un’adulta con molte cose in più degli altri, svelta e sessualmente autonoma (entra in scena la prima volta facendo sesso, ribadisco qui la mia perplessità su un eccessivo entusiasmo degli sceneggiatori, ma se così è stato davvero, ne sono lieta per Lidia), ma sempre costretta dal mondo intorno a lei e dal suo tempo a comportarsi come un’adolescente.

Ma sta proprio qui la sua forza di personaggio! Deve falsificare la firma del fratello per ottenere quel che le serve, deve scappare, mentire alla nuora nella casa di cui dorme, cacciarsi nei guai, avere più amanti da incontrare di nascosto e fingersi chi non è per risolvere i suoi casi. Insomma lidia-Matilda è una anti-eroina, seppure risulti la spavalda protagonista della sua vita, capace di attrarre passioni e odi come una calamita, uomini e donne la odiano-amano ma è così vera, così indisponente che non vediamo l’ora di seguire le prossime puntate della seconda stagione, anche perché questa non è compiuta, essendosi trovata la protagonista davanti ad una scelta difficile… Noi ti aspettiamo Lidia-Matilda, e tu, Netflix, non metterci troppo…