Non c’è posto per due Stati in quel fazzoletto di terra, arido, ostile, in grado da sempre di produrre solo fanatismi religiosi. Non c’è posto per due Stati nel cuore di due comunità che non si sono mai accettate, sui quali troppi soffiano per alimentare un conflitto strumentale ad interessi più grandi di loro. Un focolaio di conflitto in un territorio grande come uno sputo, che catalizza la contrapposizione Islam-Occidente e rappresenta una costante minaccia per la pace internazionale. Si è tentato, si è lasciato spazio all’autonomia per decenni, l’autodeterminazione, le organizzazioni non governative di assistenza … questo è, questi sono i risultati, i tunnel bunker, le batterie di razzi, gli arsenali, l’addestramento di terroristi votati al martirio. Questo hanno saputo e voluto costruire. Non scuole, ospedali, strade, negozi, case, economia, produzione, benessere … no, solo addestramento militare in vista della prossima aggressione militare al vicino sionista, anche in assoluto spregio e sacrificio della propria popolazione. Questo è stato Hamas negli ultimi vent’anni, come decenni prima erano stati Arafat e l’Olp. La libertà e lo spazio politico bisogna dimostrare di meritarli ed essere in grado di gestirli, non imporli con le armi anche a discapito della propria gente. I peggiori nemici dei Palestinesi sono stati i loro governanti, causa del massacro della loro popolazione. Così è stato. E però i Palestinesi quello sanno esprimere, non altro. La chance l’hanno avuta, per decenni. Chi non è capace e rappresenta un pericolo per sé e per la comunità internazionale, non ha diritti da accampare. Bisogna prenderne atto.