Sono rimasto letteralmente inorridito dall’assassinio di Shinzo Abe. Era un uomo che ammiravo profondamente. Esponente dell’ala più conservatrice e patriottica del Partito Liberaldemocratico Giapponese, aveva fatto molto di buono per il Giappone che aveva governato e servito con onore, facendogli compiere numerosi e notevoli progressi, sia nella politica economica, sia nella politica estera. E’ stato molto criticato dai suoi vicini per non essersi piegato ai dettami del politicamente corretto e della cosiddetta cancel culture. E’ indubbio che prima e durante la seconda guerra mondiale, il regime giapponese di allora abbia commesso dei veri e propri crimini, per esempio contro la Corea, la cui stessa cultura primigenia stava dal Giappone per sul punto di venire cancellata. Su una delle questioni più spinose con la Corea, perlomeno dal punto di vista della morale e della sensibilità comune, ossia quelle dell’obbligo, per molte ragazze coreane, di prostituirsi ai militari giapponesi, egli si scusò definitivamente a nome del Giappone, così come si scusò per molte altre cose. Aggiunse, però, che una volta porte le scuse e accettate da chi di dovere, bisognava avere il coraggio di non farsi condizionare dal passato per la politica futura e che popoli e nazioni un tempo nemiche dovevano marciare fraternamente fianco a fianco, in nome di interessi ed obiettivi comuni. E non bisogna essere geni della politica per ragionare così, è sufficiente il banale buon senso, quello che Abe evidentemente aveva e che da molte altre parti manca. Il recupero del patriottismo positivo, da non confondersi con il nazionalismo o lo sciovinismo, si può vedere anche in questo commovente filmatino, il cui spirito condivido toto corde e che non ha bisogno di molti commenti; fu voluto da un governo presieduto da Abe: