Il Centro Pannunzio è per la difesa della Legge 194 che depenalizza l’aborto in Italia, ma la ulteriore, durissima condanna dell’aborto definito un “un omicidio “da parte di Papa Francesco e la definizione dei medici abortisti come “sicari“ forse farà sicuramente molto discutere. Tutto un mondo femminile, femminista e maschile che ha definito senza il minimo dubbio l’aborto un diritto, sarà rimasto stupito dalla durezza della condanna morale del Papa. Per non parlare di chi continua a confondere l’anticoncezionale con l’aborto che il Papa ha voluto distinguere perché i tempi dell’Enciclica “Humanae vitae“ di Paolo VI appartengono al passato.
Va sfatata la vulgata che tutti i laici sono abortisti. Chi scrive dopo che ebbe un lungo incontro con il laicissimo Norberto Bobbio ebbe una crisi e non andò a votare al referendum sulla legge 194 che, se applicata in modo equilibrato, pur dava spazio per affrontare il problema senza i fanatismi, a volte davvero talebani, della Bonino, della Faccio e di suor Marisa Galli, la suora di Pannella. Il PCI che allora aveva un’etica, parlò della tragedia dell’aborto. E’ l’aborto lo è davvero. Forse non lo è per le madamine snob che debbono eliminare le prove delle corna fatte al marito e le cui nonne già abortivano all’estero prima della 194.
Io ricordo che il laico Valerio Zanone mise incinta la futura, giovanissima moglie e la sposò prima di laurearsi, affrontando qualche problema pratico. Cose da tempi andati, si dirà, ma sono cose che fanno pensare che tutto il permissivismo sguaiato dei nostri tempi ha raggiunto vertici davvero stomachevoli propri di una società profana e non laica. Bobbio diceva che non si può restare moralmente indifferenti all’aborto perché di fronte al diritto alla vita del nascituro “non si può transigere“. E aggiungeva: “Il fatto che l’aborto sia diffuso è un argomento debolissimo dal punto di vista giuridico e morale“. E Bobbio invitava alla procreazione cosciente che è l’unica vera alternativa all’aborto.
Si può parlare di depenalizzazione dell’aborto, aggiungeva Bobbio, ma la depenalizzazione non può essere un motivo di giustificazione etica.
Il Papa ritiene l’aborto un omicidio non senza addurre anche ragioni scientifiche sul feto dopo un mese dal concepimento.
La definizione dei medici che praticano l’aborto senza obiettare come sicari invece non tiene conto che uno Stato laico non può non garantire il ricorso all’aborto senza quindi stabilire valutazioni etiche in proposito. Ma la depenalizzazione non può riguardare diritti e doveri che riguardano la coscienza delle persone e soprattutto non cancella un’ implicazione etica che pure esiste. In tempi di denatalità certo non si può addurre come fine dell’aborto quello del controllo delle nascite perché oggi il numero ridotto di nascite dovrebbe indurre a politiche di sostegno della famiglia. Ma anche la famiglia appare un valore trascurato e la convivenza diventa la scelta preminente rispetto al matrimonio, anche a quello civile .
Forse tutti questi problemi andrebbero affrontati con coraggio e senza pregiudizi. Ma le fedi religiose come anche l’indifferenza religiosa non sono pregiudizi e qui sta il problema a monte che può rivelarsi risolvibile solo con il separatismo laico tra Chiesa e Stato. Per altri versi, l’aborto tocca anche un’etica laica, come disse Bobbio. E il problema si complica ulteriormente per chi non voglia ragionare attraverso schemi che rendono semplici la complessità insita nella vita e nella morte.